Un'enormità. Avrebbero dovuto essere otto, al massimo 12 in un anno. Sono state sette in due mesi. La leucemia ha colpito sette bambini milanesi tra dicembre 2009 e gennaio 2010. Davvero troppi. Se poi tre di questi sette provengono dalla stessa scuola, la Cuoco-Sassi di via Corridoni, l'enormità si tinge di giallo. Perché quel grappolo di casi? E perché il quarto dei sette bambini malati è la sorellina di uno scolaro che frequenta la stessa scuola? E in questo giallo, c'entra che un altro studente di via Corridoni abbia un tumore al cervello? Gli epidemiologi lo chiamano cluster, letteralmente grappolo, un addensamento di casi che fa pensare ad una causa unica, da scovare sul posto. Quasi mai, però, confessa l'editoriale di dicembre di 'Lancet Oncology', si arriva a trovare il bandolo della matassa. Vuoi perché il grappolo di malattie può essere una coincidenza. Vuoi perché le cause sono troppe e ancora incerte.
Ma sette casi in due mesi non possono essere liquidati come fatalità. "È un'enormità", continua a ripetere Luigi Bisanti, autore di un minuzioso 'Atlante della mortalità di Milano' e direttore del servizio della Asl che ha preso in mano le redini delle indagini che cercano di dare una risposta a quei genitori che, all'inizio di gennaio, non volevano più mandare a scuola i figli. E allora si comincia proprio dalla scuola. Anzi dalle scuole. La Cuoco-Sassi di via Corridoni, in pieno centro a cento metri da piazza San Babila. Ma non solo. Perché i bambini, fino a qualche mese fa, mentre la Cuoco-Sassi era in ristrutturazione, erano ospitati in quell'edificio di via Morosini su cui tanti genitori puntano il dito.
Dai primi di febbraio i tecnici dell'Arpa misurano - a scuola e nelle abitazioni dei malati - benzene, formaldeide e altri inquinanti, ma anche campi elettromagnetici, radon e radiazioni ionizzanti. I medici del San Gerardo di Monza, che hanno in cura i bimbi malati, intanto, stanno analizzando il sangue dei piccoli, per vedere se vi siano mutazioni genetiche che possono averli resi vulnerabili. Altri stanno passando al setaccio la vita dei genitori: fumo, alcol, età della gravidanza, aborti passati, allattamento al seno, farmaci e ormoni assunti in gravidanza. E mille altre questioni alla ricerca di indizi che possano rispondere alla domanda: perché proprio a loro?
Ancora: si sta analizzando l'acqua potabile, proveniente dai sei pozzi che riforniscono la centrale di via Anfossi, a caccia di contaminanti e radioattività. Sono sotto esame gli alimenti della mensa, gestita in tutte le scuole milanesi da Milano Ristorazione. Censiti anche i detergenti usati dalla società di pulizie della scuola e individuate tutte le fonti di radiazioni gamma e beta che potrebbero provenire da studi medici e odontoiatrici del circondario. "Al momento non stiamo valutando le polveri sottili perché è molto complesso e forse irrilevante quando si parla di leucemia", spiega Bisanti. Si aspetta il responso dell'Istituto superiore di sanità: "Se ci diranno che c'è un sospetto anche per le polveri ci attrezzeremo".
Il gruppo di lavoro può contare sui massimi esperti del settore. "Siamo tranquilli", dice Cristina Massa, una mamma che fa parte del gruppo di studio come rappresentante dei genitori: "Non è certo più pericoloso frequentare la scuola che starne fuori". Sembrerebbe proprio così. Per quanto i risultati siano ancora incompleti (saranno resi pubblici ad aprile), a oggi non emergono dati allarmanti: campi elettromagnetici nella norma, benzene basso, radiazioni assenti, acqua potabile ottima.
C'è solo un dubbio: un livello un po' alto di composti organici volatili nella scuola. Un mix di veleni presenti nelle vernici, nei solventi, negli impregnanti e nei detergenti. Composti che, se in eccesso, possono certamente spiegare fenomeni come irritazioni delle mucose o attacchi d'asma. Ma non bastano a spiegare quel 'grappolo' di bimbi malati. Per i quali gli addetti ai lavori sono concordi: solo una sorgente di rischio paragonabile a una bomba atomica può spiegare tre casi di leucemia in una scuola.
Ma il caso Corridoni non sembra isolato: Thea Tealdi, mamma preoccupata e agguerrita ha scovato altri casi anomali nella zona negli ultimi anni. E ha tracciato una mappa di incognite. Dal 2004 al 2008 anche nell'asilo di via Goldoni ci fu un cluster. A cui aggiungere due casi nella scuola di Santa Maria Ausiliatrice in via Bonvesin de la Riva, in un dedalo di coincidenze che generano solo inquietudine. Quando la leucemia si è abbattuta sulla materna di via Goldoni squadre di fisici e chimici hanno rivoltato l'asilo trovando infine un campo magnetico sotto il pavimento della stanza in cui i piccoli dormivano. Non bastava da solo a spiegare la leucemia, ma almeno si poté bonificare.
La leucemia, del resto, mette radici lontano: le ipotesi sulle cause si susseguono (vedi box in alto). E lunedì sera a Milano l'aula della scuola Cuoco-Sassi era gremita di genitori che pendevano dalle labbra di Bisanti che ha ribadito: "Continuiamo a cercare in ogni direzione, anche quelle che scientificamente non hanno presupposti, come le radiofrequenze". Sì perché è questa l'ansia maggiore. E non importa se studi di tutto rispetto hanno già detto che non c'è un nesso tra la gigantesca antenna spuntata in piazza Cinque Giornate e la leucemia.
La realtà è che in Italia i tumori infantili crescono del 2 per cento ogni anno. Ma perché? E perché solo in Italia? "Viviamo in un ambiente malato", commenta Masera. Tanto malato che una recente indagine della Fondazione Veronesi segnala che nell'area a sud di Milano, nelle zone Corvetto, Barona e Stadera, c'è stato un aumento di mortalità per leucemie. Sono zone lontane dalla scuola sotto inchiesta, ma di certo sembra emergere 'un caso Milano'. Perché i dati del capoluogo lombardo non mentono (vedi grafico qui sotto). Ma spiazzano, anche perché proprio l'analisi suggerisce un'ipotesi in più: sembra triennale, tre anni di picco e tre anni di stallo. Come se dietro l'innescarsi della bomba leucemica ci fosse anche una causa infettiva: un virus o un batterio. Per Bisanti è una ipotesi assai probabile: una mutazione innescata da un virus che va a sommarsi a una mutazione precedente. E che va ad aggiungersi alla questione ambientale. In un puzzle inestricabile. n