"Quando hanno detto che mi avrebbero scarcerato non ci credevo. Pensavo fosse uno scherzo...". Tarek Beniatou, 57 anni, un piccolo imprenditore francese d'origine tunisina, è tornato in libertà dopo 82 giorni di prigione in Italia. L'Espresso ha raccontato poco tempo fa la storia di come fosse stato arrestato con l'accusa di essere uno scafista, e di come Beniatu si fosse difeso. Dicendo di aver incontrato al largo di Pantelleria dieci migranti a bordo di un barcone alla deriva mentre andava da da Hammamet a Trapani con il mio gommone per sottrarlo alle razzie del dopo-Ben Alì. "Li ho soccorsi e li ho sbarcati sull'isola, come impone la legge", era stato il suo argomento. Invece Beniatou è stato arrestato in flagranza di reato sulla base della legge italiana: favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Cittadino francese, titolare di una società di manutenzioni nel 14° arrondissement di Montparnasse, a Parigi, l'imprenditore è fuori dal carcere ma resta sotto processo a Marsala. Il presidente del tribunale che lo sta giudicando, Sergio Gulotta, ne ha deciso la scarcerazione: sono venuti meno i presupposti di pericolo di fuga e reiterazione del reato. E nell'ultima udienza tre dei migranti che erano su un barcone alla deriva al largo di Pantelleria hanno confermato la sua versione: "quell'uomo in gommone ci ha salvato la vita, non era il nostro scafista".
"Cosa farei se tornassi indietro? Lo rifarei, prenderei a bordo quelle dieci persone per portarle al sicuro" conferma Beniatou che ha passato le prime ore di libertà a Palermo. "Se vedi in mare gente in difficoltà devi salvarla. Il mio cruccio ancora oggi rimane quello di non aver potuto far salire a bordo tutti i 40 che erano sul barcone...".
La storia di monsieur Tarek è un rebus che va avanti dal 6 maggio, quando è stato bloccato sul suo gommone registrato e dotato di targa, dopo aver sbarcato i migranti nel porto di Scauri, mentre faceva rotta sotto costa in direzione del porto principale dell'isola di Pantelleria. Bloccato da un mezzo della Guardia Costiera, l'imprenditore è stato arrestato come prevede la legge. Ieri, dopo 82 giorni passati nel carcere di Marsala, è stato scarcerato in vista dell'esito del processo che i legali dello studio Giambrone & Law di Palermo, e l'avvocato Paolo Paladino, aspetteranno con il loro assistito in libertà.
"L'arresto? Me rendait fou...» spiega Beniatou utilizzando una frase che significa 'mi ha annichilito, reso folle..'. E prosegue "Mi hanno messo le manette dentro il gommone. Pensavo fosse un malinteso e che appena arrivato in commissariato avrei chiarito tutto. In Francia è diverso: la polizia prima di portare qualcuno in prigione crea un confronto tra parti e il possibile imputato. Credevo che di lì a poco sarebbe successo, immaginavo che avessero arrestato subito i clandestini e mi avrebbero messo a confronto con loro...".
Beniatou racconta che non era al corrente della legge italiana sull'immigrazione clandestina: "No, non conoscevo questa legge. Sono un cittadino francese, ma prima di tutto un essere umano: ecco perché dico che rifarei tutto ciò che ho fatto". Anche non avvertire le autorità via radio che aveva appena imbarcato i dieci migranti alla deriva? "Stavo portando il gommone dalla Tunisia in Italia perché lì è stato oggetto di razzia. La caduta del governo di Ben Alì è stata seguita dalla rivolta di tanta povera gente che ha preso di mira i beni di chi non era in Tunisia. Pure il mio gommone è stato vandalizzato. La radio di bordo mi è stata rubata... Se l'ho spiegato alla guardia costiera? No, non ho avuto la possibilità di farlo, non parlo italiano" dice Tarek guardando Alfredo Lo Cicero, del dipartimento clientela francese dello studio «Giambrone & Law» che in questi mesi è stato il suo tramite con la famiglia rimasta a Parigi.
«In carcere che situazione ho trovato? Il personale addetto alla sorveglianza ha avuto una grande umanità. Sono i regolamenti a essere inumani. Eravamo nove in una cella piccola. Avevo diritto ad una telefonata a settimana, dovevo decidere se parlare con l'avvocato o con la famiglia. Ho scelto di parlare con il primo. Non mi era consentito usare i dieci minuti per telefonare sia all'avvocato sia a casa. In cella stavo con gente del Ghana, della Nigeria, della Tunisia. Tutti detenuti per problemi legati alla clandestinità. Il giovedì i volontari di un'associazione, si chiama "San Vito", portano magliette, vestiti, caffè, olio, sigarette, conserve. Se non si hanno soldi non si può comprare nulla".
Beniatou è rientrato a Parigi, in attesa della prossima udienza a Marsala: "Tornerò, ci sarò. Cosa dirò ai miei nipoti parigini? Per ora sono piccoli. Quando racconterò loro la mia storia dirò che il caso e la vita mi hanno messo davanti a questa storia. E dovevo farle fronte".
Attualità
1 agosto, 2011Scarcerato ma in attesa di processo, l'imprenditore che con il suo gommone ha sbarcato a Pantelleria dieci immigrati recuperati da un barcone in avaria. Accusato di immigrazione clandestina, ha passato 82 giorni nel carcere di Marsala. "Se tornassi indietro? Lo rifarei"
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