Attualità
febbraio, 2012

Censimento, 'contratti illegali'

Rapporti di lavoro in violazione della legge, pagamenti in ritardo, condizioni vessatorie, cottimo e niente assicurazione»: i rilevatori precari 'assunti' dai Comuni per conto dell'Istat denunciano il lato oscuro della compilazione e della raccolta dei questionari (FpS Media)

La leader della Cgil Susanna Camusso nei prossimi giorni potrebbe forse farsi un giro a Milano, dove è nata una protesta innovativa, per rappresentanza e metodo, che sfugge alla storia sindacale e alle statistiche di genere.

Il paradosso - parlando di statistiche - è che a mobilitarsi siano i rilevatori del censimento Istat: «Non abbiamo relazioni con i sindacati, né le cerchiamo», spiega Orsola Sinisi, 38 anni, rilevatrice del censimento Istat a Milano. Laurea e master in beni culturali, video-maker, Orsola è uno dei 470 addetti del censimento in città. Da circa due mesi, questi lavoratori precari protestano contro un contratto che dichiarano illegittimo e la loro iniziativa locale ha ispirato la contestazione dei rilevatori di altre città: prima Latina poi Bari, Pescara, Messina e Venezia, dove le condizioni contrattuali sono estremamente simili a quelle milanesi.

La protesta è partita dal fatto che i rilevatori milanesi, operativi da settembre, ancora a fine dicembre non avevano visto un euro: secondo il Comune, i soldi dell'Istat non erano ancora arrivati. Eppure, spiegava Andrea Mancini, direttore centrale dei censimenti, «l'Istat ha effettuato il primo pagamento al Comune di Milano a maggio 2011: un versamento di 1.807.830 euro. E in autunno il Comune ha ricevuto altri 415.966 euro».

In molte altre città, gli stessi fondi erano già stati utilizzati, a Milano no. La protesta è servita per arrivare al saldo di un primo anticipo. Ma i precari non si sono accontentati, evidenziando come il rapporto di lavoro codificato non corrispondesse alle mansioni effettivamente svolte.

Perché il contratto dei rilevatori milanesi è illegittimo secondo i manifestanti? Lo spiega Massimo Laratro, avvocato del lavoro e legale del Movimento San Precario che sostiene la protesta: «I rilevatori sono stati assunti dal Comune di Milano attraverso un incarico di prestazione occasionale. Questo contratto parasubordinato impone che il rapporto non duri più di 30 giorni e non superi i 5.000 euro l'anno: se salta una delle due condizioni, il rapporto di lavoro diventa subordinato. E in questo caso c'è l'eterodirezione del Comune di Milano e dell'Istat che sovrintendono le attività, poi si usano i mezzi di produzione di Palazzo Marino e dell'Istituto e infine si rileva la continuità della prestazione (il lavoro è iniziato a settembre). Quindi il contratto è illegittimo». Non solo: «L'accordo è anche vessatorio», continua Laratro, «per due motivi: se un lavoratore dovesse interrompere il rapporto prima della fine del censimento, quest'ultimo dovrebbe rinunciare agli emolumenti successivi ma anche a quelli già dovuti».

In cosa consiste il pagamento dei rilevatori? Tre euro lordi a questionario, senza alcun fisso mensile. Eppure la procedura imposta dall'Istituto nazionale di statistica prevedeva che ogni comune italiano si organizzasse autonomamente circa il rapporto di lavoro. E la soluzione milanese è il modello peggiore a livello nazionale. Il migliore è quello bolognese, dove un rilevatore che svolge le stesse mansioni dei suoi colleghi nelle altre città italiane percepisce 1.671 euro lordi al mese per 13 mensilità e acquisisce punti per i concorsi pubblici. Un collega milanese, invece, viene pagato semplicemente a cottimo.

Come se ciò non bastasse, alla fine l'Istat validerà i questionari inviati attraverso un lettore ottico: di fatto finora già il 10 per cento dei questionari è stato rifiutato in base al primo pagamento di gennaio ricevuto dai rilevatori milanesi. Per questo, il pagamento di un fisso mensile garantirebbe una retribuzione minima ai lavoratori. Che in ogni caso vedranno saldato il corrispettivo finale solo nel 2013.

E il lavoro dei rilevatori non è sempre agevole: per compilare un questionario a volte ci vuole oltre un'ora visto che sono soprattutto gli stranieri a rivolgersi agli uffici preposti. Sedi che, almeno a Milano, ospitano complessivamente appena 45 postazioni per quasi 500 lavoratori.

Così i rilevatori si sono organizzati, senza chiedere ausilio ai sindacati. Non è cosa di poco conto se si considera che la maggior parte ha tra i 30 e i 40 anni ed è laureata: una generazione di precari che non si sente più tutelata dalle sigle sindacali, né tanto meno trova efficaci i metodi delle associazioni di categoria.

Oggi sono quasi un centinaio i rilevatori milanesi attivi nella protesta: hanno creato un blog, poi video promozionali, quindi marce di protesta simboliche e sit-in, tra cui uno davanti al Teatro La Scala. E infine assemblee organizzate, osteggiate anche dalle forze dell'ordine, come racconta Gianluca Cangini, uno degli attivisti milanesi: «Ho fatto richiesta ufficiale per svolgere il 30 gennaio scorso un'assemblea in un locale del Comune. Abbiamo mandato un fax all'assessore di riferimento, al dirigente dell'Istat, al diretto responsabile del sevizio: non abbiamo ricevuto nessuna risposta. Fino alle 15 del giorno stesso, quando l'assemblea era prevista alle 17, solo allora ci è stato detto che non potevamo in quanto non dipendenti del Comune: non c'era più tempo per spostare la riunione e gli operatori dell'ufficio ci hanno gentilmente concesso di svolgerla ugualmente. A un certo punto è arrivato un funzionario del Comune e poi la Digos a metà dell'assemblea dicendo che non era autorizzata e che dovevamo andarcene».

Successivamente i rilevatori hanno scioperato davanti alla sede di via Marsala, spiegando ai cittadini il perché della loro protesta. Una strategia concreta e diversificata che ha portato al risultato di un incontro ufficiale che si terrà il prossimo 16 febbraio, su invito diretto del direttore generale del Comune di Milano Davide Corritore, uomo-chiave della strategia comunicativa che ha portato Giuliano Pisapia alla guida di Palazzo Marino.

D'altra parte, il contratto illegittimo denunciato dai rilevatori era stato preparato dall'ex giunta di Letizia Moratti. Ma in ogni caso, grazie al sostegno del Movimento San Precario, i rilevatori hanno condotto una strategia che pare porterà ad una risoluzione positiva della faccenda.

L'esempio di Milano è stato recepito da Latina. «All'inizio di novembre», spiega Cristian Iannuzzi, uno dei rilevatori della città laziale, «il Comune ci ha convocato per firmare il contratto, assicurandoci che nel giro di qualche giorno ce ne avrebbe restituito una copia insieme al tesserino, indispensabile per poter andare casa per casa». Invece niente tesserino, niente contratto, niente anticipi. Eppure i rilevatori hanno svolto il loro lavoro, per di più senza copertura assicurativa e mettendo di tasca propria i soldi per la benzina o la cancelleria. Anche in questo caso, secondo i rilevatori, il funzionario dell'Istat ha assicurato che il Comune di Latina ha già ricevuto un anticipo, utile quindi a pagare i rilevatori. Così i lavoratori laziali hanno chiamato Milano e chiesto consigli su come procedere.

Presto potrebbe succedere anche a Bari, dove i rilevatori sono pagati tra i 3 e i 6 euro lordi per questionario: prestazione occasionale e auto-muniti (neanche i rimborsi per i mezzi pubblici). Rapporto di lavoro occasionale e meno di 6 euro a questionario anche per i rilevatori di Pescara, Modena, Torino e Messina. Mentre a Palermo almeno c'è una retribuzione fissa di circa 300 euro al mese che si aggiunge a quella variabile sul numero di questionari compilati. Viene da chiedersi come sia possibile che nel capoluogo siciliano come a Bologna si riesca ad assicurare un fisso ai lavoratori, mentre ciò non succeda nelle altre città, visto che l'Istat paga nello stesso modo a prescindere dalle località. E soprattutto dove i prossimi rilevatori si animeranno per protestare contro il proprio comune di riferimento. A Milano suggeriscono che la chiamata di Latina non sia stato un episodio isolato: ormai i lavoratori precari sono autonomi anche nelle proteste. E indipendenti dai sindacati.

(www.fpsmedia.it)

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