L’esposto presentato in mattinata dall’avvocata Debora Piazza: «È stata rinchiusa in auto per 20 minuti tra gli insulti». Un testimone: «Chiedevo agli agenti di smettere, aveva il sangue sul volto»

Tortura aggravata dalla discriminazione razziale, lesioni aggravate dall'abuso di potere e minacce aggravate. Queste sono le ipotesi di reato avanzate dall’avvocata Debora Piazza che assiste Bruna, la donna trans manganellata da agenti della Polizia locale di Milano, si possono leggere nella denuncia-querela presentata questa mattina in Procura. L’esposto è stato depositato alla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano e alla sostituta procuratrice Giancarla Serafini che indagano sui fatto, avvenuto mercoledì scorso in zona Bocconi e divenuto virale grazie a video sui social filmati da diversi studenti dell'Università milanese.

Rinchiusa in auto per 20 minuti tra gli insulti

Chiusa in auto per 20 minuti ammanettata, con spray al peperoncino negli occhi e inseguita dagli agenti della Polizia locale di Milano che l'avrebbero insultata con frasi come "f... di merda" e "trans basta***". Ha riferito a LaPresse l'avvocata Piazza. La donna trans 41 enne è stata refertata venerdì al Pronto soccorso del Policlinico di Milano, oltre 48 ore dopo i fatti, e rilasciata con 5 giorni di prognosi a causa delle percosse, in particolare il colpo alla testa immortalato dai video che circolano online e che gli inquirenti di Milano hanno acquisito. Negli ultimi due giorni la 41enne avrebbe avuto - stando alla sua legale - due episodi di vomito e giramenti di testa.

 

La prima ricostruzione su quanto accaduto, parlava di agenti della polizia locale intervenuti dopo essere stati richiamati da alcuni genitori perché la donna esibiva le proprie parti intime nei pressi di una scuola elementare. Una ricostruzione, resa nota dai sindacati. Veicolata da Silvia Sardone e Alessandro Verri rispettivamente commissaria delle Lega a Milano e Capogruppo in Consiglio comunale. Smentita dalla procura di Milano: gli agenti sarebbero intervenuti, secondo i pm, per la segnalazione di schiamazzi da parte della donna transessuale, ma non per atti osceni davanti ai bimbi di una scuola elementare.

Il testimone: “Chiedevo agli agenti di smettere. Bruna aveva il volto insanguinato”
«Ho visto degli agenti che aggredivano con il manganello e poi a botte una persona. C'era altra gente attorno, ho lasciato il motorino e mi sono avvicinato. Ho visto che la violenza proseguiva e per me era ingiustificata e sproporzionata». Ha raccontato Stefano, un uomo di 41 anni, testimone dell'aggressione a Bruna. «Ho cercato di chiedere agli agenti di smetterla - dice - ma nessuno mi ha dato retta. Ho reputato allora di accendere la videocamera del cellulare chiedendo spiegazioni da cittadino di questa inaudita violenza di cui sono stato testimone».

 

 

Il nuovo video sul caso riprende il momento dell’arresto, dopo quel pestaggio che ha fatto il giro del mondo. Strattonata dagli agenti verso l’auto, nel video si può sentire un passante urlare «Vergogna», e ancora: «Abbiamo visto che l’avete picchiata vi chiediamo di presentarvi».
 

Protesta a Milano in difesa di Bruna: “Trans lives matter”
Domenica più di un centinaio di persone si sono ritrovate in piazza a Milano, insieme alle associazioni Lgbt, per protestare. Tra i cartelli con la scritta 'trans lives matter' e 'Tocchi una di noi tocchi tutte noi', presente anche Monica Romano, consigliera del Comune di Milano e attivista dell'Acet, l'associazione per la cultura e l'etica transgender, tra gli organizzatori della manifestazione. «Quello a cui abbiamo assistito successivamente all'aggressione è stato un continuo scarica barile. Il sentimento forte che ci ha accompagnati in questi giorni è stato quello di essere soli a dover affrontare tutto questo» ha spiegato il presidente di Acet, Guglielmo Giannotta, che ha raccontato, a fronte dell'aumento di richieste di assistenza da parte di persone trans, di investire lo stesso numero di ore lavorative nell'attivismo «per non lasciarle in mezzo a una strada». Per la presidente dello Sportello trans 'Ala Milano', Antonia Monopoli, «gli abusi di potere sono all'ordine del giorno, implicitamente incoraggiati da una classe politica che si rifiuta di difendere le persone vittime di discriminazione. Siamo stanchi. Non vogliamo scuse, vogliamo provvedimenti esemplari. Sono preoccupata che così tante persone si schierino con i carnefici invece che con la vittima: vuol dire che il marcio è più profondo di quel che sembra ed è molto radicato nelle istituzioni». Le associazioni, tra cui anche i Sentinelli e il Cig Arcigay di Milano, hanno chiesto un tavolo permanente di lavoro con il Comune di Milano per lavorare insieme sulla tutela e sull'implementazione del tenore medio di vita delle persone transgender, non binarie e di genere non conforme, «soprattutto in questo momento storico così difficile, nel quale la comunità trans è una delle comunità più sotto il mirino del governo attuale».