Attualità
aprile, 2012

Tagli ai Cie, migranti alla fame

Dopo la manovra, è corsa al ribasso nelle gare d'appalto per la gestione dei centri di identificazione ed espulsione. Il record a Bologna: dove si dovranno mantenere e custodire i reclusi con 28 euro al giorno, un decimo di quello che si spende per un detenuto 'normale' (FpS Media)

Con i tagli voluti dal governo Monti, la permanenza forzosa di uno straniero in Italia in un Centro di identificazione ed espulsione (Cie) può arrivare a costare otto volte di meno rispetto a quanto lo Stato spende quotidianamente per un detenuto 'normale'.

Nel dettaglio: lo Stato vuole spendere 30 euro al giorno per vitto, alloggio, vestiti, medici, mediatori, sicurezza, nei centri di identificazione, a fronte del contributo medio di circa 250 euro per un cittadino recluso nelle carceri italiane.

E poiché le carceri nel nostro Paese sono notoriamente sovraffollate e raramente rispettano la dignità della persona, è facile intuire quali siano (a questi costi) le condizioni di vita nell'arcipelago dei Cie, da cui ogni tanto emergono denunce raggelanti: come quella sul 'girone infernale di Trapani dove sono stipate quasi 200 persone o quelle sul centro di Bari, dove alcuni ex 'ospiti' hanno raccontato di essere stati imbottiti per settimane di sedativi che li facevano «sempre dormire».

Naturalmente non in tutti i 12 Cie esistenti in Italia (che hanno visto transitare nel 2010 circa settemila cittadini stranieri) la spesa è uguale: al momento la media per ogni individuo accolto si aggira intorno ai 55 euro, in una forbice che passa dal picco del Cie di Torino (76 euro al giorno) a quello di Bari (35 euro al giorno), secondo i dati del report "Al di là del muro" di Medici senza frontiere.

Se è vero che a volte i costi possono essere sovrastimati, è probabile che altre volte si vada al ribasso a scapito delle condizioni minime di dignità, igiene e sussistenza degli stessi ospiti dei Cie. E le nuove gare d'appalto per i gestori dei Centri di identificazione ed espulsione, da marzo scorso, sono impostate sul criterio del massimo ribasso, con una base d'asta di partenza pari appunto a 30 euro a persona.

A Bologna hanno poi già stabilito un nuovo record minimo: dal prossimo luglio per ogni ospite del Cie di via Mattei dovranno bastare 28 euro a testa. Fino a poco tempo fa la Onlus La Misericordia (vecchio gestore del Cie bolognese, ente con a capo Daniele Giovanardi, fratello del senatore Carlo) spendeva 72 euro al giorno per gli stranieri ospitati. Solo la settimana scorsa è scoppiata la rivolta di una quarantina di ospiti, mentre altri due sono fuggiti dalla struttura bolognese: il bilancio dei feriti, dopo due ore di disordini, contava cinque uomini in divisa e due stranieri. Viene quindi difficile credere che le cose miglioreranno riducendo il budget per l'assistenza al Centro di Via Mattei di oltre il 40 per cento.

Il refrain a supporto delle ultime manovre, e quindi anche di questi tagli lineari, potrebbe ripetersi: ce lo chiede l'Europa. In realtà la Corte di giustizia europea e la Corte europea dei diritti dell'uomo ci interrogano da tempo sullo stato dei nostri Cie che spesso non sono neanche all'altezza delle nostre carceri, strutture che già di per sé non godono di una buona fama internazionale.

Eppure chi è accolto nei Cie non è un criminale, anche se vive in uno stato di isolamento peculiare nel nostro Paese, soprattutto riguardo al contatto con i media: ai giornalisti l'accesso è interdetto da tempo e dall'aprile del 2011, tramite una circolare firmata dall'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni e inviata alle prefetture interessate, il divieto era diventato a tempo indeterminato. Il motivo è che i giornalisti sarebbero stati «d'intralcio alle operazioni che si stanno svolgendo all'interno dei centri».

La settimana scorsa è partita la mobilitazione LasciateCIEntrare che ha portato parlamentari e giornalisti a visitare i Cie nonostante il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri abbia abrogato le disposizioni della circolare di Maroni. «È un bene che sia stato ripristinato il diritto dei giornalisti a entrare nei Cie, dopo che il precedente governo ce lo aveva negato» ha dichiarato Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa (Fnsi). «Rimangono però ancora tanti ostacoli a una vera attuazione del diritto a informare, perché molte strutture si oppongono più o meno pretestuosamente all'ingresso dei giornalisti».

FpS Media

L'edicola

In quegli ospedali, il tunnel del dolore di bambini e famiglie

Viaggio nell'oncologia pediatrica, dove la sanità mostra i divari più stridenti su cure e assistenza