Sette euro l'ora per scaricare cassette per dieci ore di fila sembrano quasi un miraggio. Nel sottobosco del nuovo precariato, il lavoro spesso non ha nemmeno retribuzione, e a volte bisogna pure pagare per lavorare. Basta dare un'occhiata ai più importanti siti di annunci specializzati e alle riviste di settore per trovarsi di fronte a una selva fatta di parole d'ordine come "lavoro gratis", "stage non retribuito", "retribuzione comunicata al momento del colloquio" e molto peggio.
Centocinquanta ore a disposizione per svolgere un tirocinio quotidiano dal lunedì al venerdì presso la sede in zona Roma est, recita un'inserzione capitolina che, senza giri di parole, spiega: "Lo stage è gratis" ma, come ricompensa, "rilascia un attestato al termine delle ore svolte, utile ad arricchire il proprio c.v.". Identico discorso per gli organizzatori di eventi. La tipologia del lavoro è "full time", dura "tre mesi rinnovabili" e richiede "buone capacità dialettiche, buon senso, puntualità e buona volontà", si legge nell'annuncio di una società milanese ma, neanche a dirlo, è totalmente gratuito.
A volte la paga invece c'è, ma non è chiaro capire quale. Le formule sono delle più strane, come nel caso di una "piccola azienda creativa in crescita" che si occupa di arredamento nella zona di Reggio Emilia. La figura ricercata è quella dell'interior designer/ illustratore editoriale "con esperienza pluriennale nella creazione di illustrazioni e immagini per l'editoria e l'advertising. Svilupperà una nuova serie di prodotti realizzati con tecnologia digitale". E alla voce retribuzione? "L'azienda – si legge - riconosce un compenso sotto forma di royalties percentuali sulle vendite". Insomma, serve la laurea, serve l'esperienza, serve lo spirito di abnegazione e la creatività per portare a termine il progetto ma i soldi entreranno solo se la società riuscirà a venderlo.
Il pagamento in base alle vendite non è certo una novità e la "provvigione" è diventata ormai una prassi. A Roma un'agenzia seleziona "Operatori per call center per turno part time. Offriamo fisso mensile, provvigioni gare e incentivi". Contratto a norma di legge. Chiamando per informazioni, comunicano che nel call center sulla Casilina sono già al completo. C'è ancora posto a Torrealta. Cinque ore al giorno, da lunedi a venerdì, più altre quattro e mezzo il sabato mattina. Si tratta di chiudere dei contratti al telefono. "Se devi chiamare anche venti volte la persona, la chiami venti volte", spiegano. Ci sono le provvigioni, se superi i venti contratti al mese hai un bonus. Ma il fisso è di 400 euro netti. Divisi per le circa 120 ore di lavoro mensili fanno 3,33 euro l'ora.
Dalla capitale a Pesaro il passo è breve. Nel capoluogo marchigiano cercano "Personale dinamico interessato ad incrementare il reddito". La signora che risponde al telefono spiega che si tratta di un'attività che non prevede un fisso, ma solo le percentuali sulle vendite di integratori alimentari, cosmetici e depuratori per l'acqua. E' un sistema commerciale basato su appuntamenti che si può svolgere anche da casa, e in cui: «Serve gente spigliata». Come si faccia a svolgere un'attività basata su appuntamenti da casa propria è presto detto. "Se tu scegliessi la cosmesi, ad esempio", continua, "potresti vendere ad amici e parenti invitandoli a casa, e sono venti euro al pezzo". Il fisso non c'è, ma se si vendono i depuratori che costano 200 euro si ha "una buona percentuale".
In altri casi scoprire quanto si viene pagati è anche più difficile. Come per un annuncio che propone dieci posti di lavoro in un contact center a Concorezzo (nei pressi di Monza). Sono richiesti "diploma o laurea, ottima conoscenza di internet e Office, spiccate doti comunicative, preferibilmente con esperienza nel ruolo" ma sul sito la paga non è specificata. Contattata telefonicamente, la società spiega che "la retribuzione verrà resa nota solo in sede di colloquio". E questa riservatezza nel comunicare il compenso è diventata ormai un'abitudine nelle offerte di lavoro.
Non va comunque meglio a chi vuole "sfondare" nel settore della comunicazione. Scansate tutte le offerte a titolo gratuito, diventa facile imbattersi in annunci come questo, già sparito dalla rete ma comunque pubblicato sulla pagina Facebook di No free jobs: cercasi addetto stampa, tirocinante per tre mesi rinnovabili, orario 9-13 e 14-18. Cosa è richiesto? "Laurea in scienze della comunicazione, capacità di scrittura e di comprensione dei criteri di notiziabilità. Conoscenza di Windows, Mac e pacchetto Office". E se non bastasse, l'agenzia di comunicazione modenese chiede anche: "Attitudine alla relazione interpersonale e capacità di gestione dello stress". Il tutto per "rimborso forfettario di 300 euro al mese".
Ma nella classifica al ribasso delle opportunità di lavoro c'è chi è costretto addirittura pagare per avere una chance. E' il caso dei futuri traduttori (madrelingua italiano e inglese) del catalogo editoriale Faligi. La selezione, infatti, viene svolta "attraverso una giornata di incontro e formazione aziendale a pagamento". Il costo è di 160 euro. E le chance quali sono? "Ci si iscrive al corso al termine del quale viene fornita una prova di traduzione da riconsegnare entro un mese – ci spiega un addetto della casa editrice valdostana al telefono – se è considerata positiva si firmerà un contratto decennale e verrà consegnato un primo libro da tradurre". Il compenso? "Non prevede nessun fisso", spiegano dall'altro capo del telefono, ma "solo una percentuale sulle vendite".
Persino nel settore delle pulizie c'è però chi chiede soldi per far lavorare. A Bologna un annuncio online recita: "Cerchiamo una signora come stretto collaboratore della nostra impresa di pulizie". Chiamando chiedere informazioni si scopre che si tratta di un impiego full time, di grande impegno: «Si viene la mattina e si esce la sera tardi», spiega il proprietario dell'impresa. Si tratterebbe di diventare soci, ma questo non implica un alto profilo della mansione: «Sì, dovrebbe fare anche le pulizie, in uffici e appartamenti. E poi la sera i preventivi», spiega. Perché diventare socio dell'impresa, allora? «Un socio mette il capitale, di solito», argomenta il proprietario al telefono. «In questo caso chiediamo alla persona di pagare la quota societaria col lavoro, quindi invece di mille euro te ne do 700». Settecento euro per un lavoro full time di grande impegno. Fanno all'incirca 3.64 euro l'ora, ammesso che siano netti.
Viste dal lato opposto, a volte le proposte di lavoro indecenti sono solo il riflesso di un mondo del lavoro sempre più selvaggio dove ci si offre per poche centinaia di euro al mese per lavori giorno e notte o usuranti. Al vertice di questa piramide ci sono le badanti. Spesso alla disperata ricerca di una casa e un lavoro, si offrono in rete – vitto e alloggio – per 4-500 euro al mese, a volte anche meno. Nel sottobosco del nuovo precariato domanda e offerta spesso si incontrano. Al massimo ribasso.
Ha collaborato Michele Azzu