Prende il via a Milano un nuovo procedimento contro l'ex premie, legato al 'sistema prostitutivo' di Villa San Martino e alla vicenda di Karima El Mahroug. Un'indagine in cui, dopo le sentenze 'Ruby 1' e Ruby 2', il Cavaliere rischia davvero molto

Silvio Berlusconi, i suoi fidati legali (i parlamentari Niccolò Ghedini e Piero Longo) una ventina di avvenenti ragazze, la ex prostituta brasiliana Michelle Conceicao, l'eurodeputato Licia Ronzulli, la senatrice Maria Rosaria Rossi, lo chansonnier Mariano Apicella, il presidente di Medusa ed ex direttore di 'Panorama', Carlo Rossella, e altri ancora, tra cui la stessa Karima El Mahroug, all'epoca 'Ruby Rubacuori', e pure il pianista di Arcore e di quelle cene non proprio eleganti, Danilo Mariani. Oltre agli ex sottosegretari Valentino Valentini e Bruno Archi e al funzionario della Questura di Milano Giorgia Lafrate.

Sono 45 in tutto, stando a quanto indicato dalle sentenze di primo grado a carico del Cavaliere e di Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora, le persone che entrano nella maxi-inchiesta 'Ruby ter', che ha preso il via ufficialmente con un comunicato stampa firmato dal Procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati.

Con la formalizzazione delle accuse, che vanno dalla corruzione in atti giudiziari alla falsa testimonianza fino alla rivelazione di segreti inerenti a un procedimento penale, e l'iscrizione dei nomi nel registro degli indagati è scattata un'inchiesta che era attesa da tempo.

Un'indagine in cui il Cavaliere rischia davvero molto, dato che due diversi collegi di giudici hanno già accertato, nelle sentenze 'Ruby 1' e 'Ruby 2', gravissimi fatti di inquinamento probatorio commessi mentre erano in corso prima l'inchiesta e poi i processi su quel ''sistema prostitutivo'' di Villa San Martino. Con le motivazioni delle sentenze depositate nei mesi scorsi, infatti, i giudici della quarta sezione penale che hanno condannato il leader di Forza Italia a sette anni di carcere per prostituzione minorile e concussione, e soprattutto quelli della quinta sezione penale, che hanno inflitto sette anni a Fede e Mora e cinque anni alla Minetti, hanno già tracciato la strada del 'Ruby ter'.

Il Tribunale, in particolare, aveva disposto ''la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica per quanto di competenza in relazione agli indizi di reità ravvisati''. E così, dopo l'invio di tutte le carte al quarto piano del Palazzo di Giustizia, l'iscrizione di una quarantina di indagati è stata una sorta di atto dovuto per la Procura, che ora dovrà valutare le singole responsabilità, effettuare una serie di accertamenti e poi nel caso potrebbe anche decidere di archiviare alcune posizioni e esercitare l'azione penale per gli altri.

Per il Cavaliere, per Ghedini e Longo, ma anche per una ventina di ragazze, tra cui Barbara Faggioli, Elisa Toti, le gemelle De Vivo e la cronista Mediaset Silvia Trevaini, ma anche per la stessa Ruby l'accusa è di corruzione in atti giudiziari, stando a quello che i giudici della quinta sezione hanno scritto nelle motivazioni.

L'ex premier, infatti, hanno messo nero su bianco i magistrati, è "gravemente" indiziato del reato di "corruzione in atti giudiziari" perché avrebbe pagato il silenzio non solo delle giovani chiamate a testimoniare sulle serate ad Arcore, stipendiandole con almeno 2500 euro al mese ciascuna, ma anche e soprattutto della marocchina alla quale avrebbe promesso "un ingente compenso se avesse taciuto o 'fatto la pazza'''.

E Ruby, che ha sempre negato di aver fatto sesso con l'allora premier da minorenne e in cambio di soldi, risponde, dunque, anche di falsa testimonianza. Così come le 'olgettine' e con loro anche, secondo le indicazioni dei giudici, gran parte degli altri testi che sono andati in aula a difendere l'ex presidente del Consiglio, da Rossella ad Apicella passando per Rossi e Ronzulli e fino al marito di Karima, Luca Risso, al commissario della Questura Iafrate e al massaggiatore del Milan, Giorgio Puricelli.

Due, a detta dei magistrati, sono i passaggi principali di quella ''contaminazione probatoria'' che sarebbe stata gestita da Berlusconi e dai suoi avvocati: la convocazione delle ragazze del Bunga-Bunga ad Arcore il 15 gennaio 2011, il giorno dopo le perquisizioni disposte dai procuratori aggiunti Ilda Boccassini e Pietro Forno e dal pm Antonio Sangermano e in vista delle loro deposizioni favorevoli nei processi, e ''l'anomalo interrogatorio" di Karima nella notte tra il 6 e il 7 ottobre del 2010. Un interrogatorio alla presenza, come emerge da un'intercettazione, di Mora, dell'avvocato Luca Giuliante e di "un emissario di Lui".

Sarebbe servito, infatti, all'ex premier, ''l'utilizzatore finale delle prostitute'', per informarsi di quanto la ragazza aveva raccontato ai magistrati l'estate precedente. Da qui poi, sempre come indicato dal collegio, un altro reato a carico della ragazza, che al telefono parlava dei ''5 milioni'' di euro che aspettava dal Cavaliere, e dell'avvocato Giuliante: la rivelazione di segreti d'indagine. Nei guai, tra l'altro, è finito pure il padre di Ruby che avrebbe cercato con le sue dichiarazioni di coprire la figlia.  

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