L'Italia ha ordinato due nuovi caccia F-35 per la nostra Aeronautica, portando a otto il totale delle commesse. L'annuncio è stato formalizzato ieri dalla Lockheed, che ha dato il via alla produzione dell'ottavo lotto del caccia più costoso e discusso della storia.
È prevista la costruzione di 29 velivoli per gli Stati Uniti, 4 per il Giappone e la Gran Bretagna, 2 per Israele, Norvegia e per l'Italia. Non sono stati divulgati i costi: è stato solo precisati che saranno del 3,6 per cento inferiori alla trance precedente. La spesa esatta verrà presentata quando il Pentagono completerà il contratto. Finora infatti si tratta solo di “accordo di principio”, destinato a venire definito entro alcune settimane. E anche gli F-35 per il nostro Paese saranno ordinati dal governo statunitense: formalmente, è come se li acquistassimo da Washington e non dalla Lockheed.
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La mossa italiana era stata preannunciata alle Camere dal ministro Roberta Pinotti. Si tratta di un passo obbligato per non uscire dal programma. Per tutto il 2014 l'esecutivo Renzi ha congelato i fondi per gli F-35, ma un ulteriore blocco avrebbe spazzato via qualunque speranza di ottenere ricadute sull'impianto di Cameri, l'unica fabbrica per l'assemblaggio dei velivoli realizzata fuori dagli Stati Uniti e che è in gara per diventare il polo di manutenzione di tutti i jet venduti in Europa. Uscendo dalle commesse per l'ottava trance, saremmo stati esclusi dalla competizione per questo business: non a caso anche britannici e norvegesi sono interessati all'affare e hanno firmato nuovi ordini.
Insomma, una scelta essenzialmente di politica industriale, che adesso si dovrà confrontare con il Parlamento, dove l'opposizione all'F-35 è riuscita spesso a creare maggioranze trasversali e spaccare il Pd. La mozione presentata dal senatore democratico Gian Piero Scanu impone di dimezzare il budget per i caccia ed è stata approvata con 275 voti. Allo stesso tempo però sono passate anche altre due mozioni, una di Forza Italia e l'altra di Scelta Civica, che sottolineavano la necessità di rispettare gli impegni internazionali.
Il governo per ora sembra alla ricerca di una strada per salvare capra e cavoli. Da una parte ridurre e diluire nel tempo i fondi per gli aerei, dall'altra tentare di ottenere le ricadute sull'occupazione che diano un senso agli investimenti per il nostro Paese. «Dato che il Parlamento ha detto di andare avanti, io faccio le scelte minime per mantenerlo in vita e avere un ritorno più forte per il lavoro e l'occupazione», ha detto il ministro alle Camere.
Secondo diversi analisti, nel bilancio 2015 della Difesa i finanziamenti per l'F-35 potrebbero venire ridotti da 644 milioni a circa 400, offrendo un contributo significativo alla spending review. Mentre il numero totale dei velivoli potrebbe scendere da 90 a 75, con la rinuncia dei 15 esemplari a decollo verticale per l'Aeronautica, una versione molto più costoso rispetto a quella standard. Ma le decisioni verranno prese solo dopo il nuovo Libro Bianco, che il ministro Pinotti presenterà alle Camere entro fine anno e sarà la base per stabilire gli impegni delle forze armate nel prossimo futuro.
Attualità
29 ottobre, 2014Parte la produzione dei nuovi esemplari degli aerei da guerra: otto in totale quelli ordinati dal nostro Paese. Una mossa annunciata dal ministro Roberta Pinotti alle Camere. Che segna un passo avanti nel programma più discusso
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