Dodici anni di lavori mai conclusi e milioni di euro già finanziati e dimenticati. E l'odissea di migliaia di famiglie che aspettano un centro che sulla carta doveva essere all'avanguardia nell'assistenza e l'inserimento di bambini e adulti

L’ennesima incompiuta campana stavolta è un centro per l’autismo bloccato dalla burocrazia e dall’incuria. Benvenuti ad Avellino, dove da anni i pazienti autistici aspettano la loro comunità. Dodici anni di lavori mai conclusi e milioni di euro già finanziati e dimenticati.

Un’odissea di soldi pubblici gestiti male, con cantieri mai completati e uno stop and go infinito. La struttura, che doveva essere al servizio dell’intero territorio irpino (dove si calcola la presenza di quasi 2 mila pazienti autistici), rimane un sogno.

L’ultima, recente, beffa: il Comune di Avellino non avrebbe ricevuto un 1 milione e 217 mila euro di fondi regionali per completare i lavori e aprire finalmente le porte ai suoi pazienti. Con i tempi che si allungano ancora.

«È un paradosso: c’era un limite massimo per concludere le opere ma il Comune non l’ha fatto rispettare e con lo sforamento ecco che la Regione è stata costretta a stopparli», attacca Elisa Spagnuolo dell’associazione irpina pianeta autismo (Aipa). «Solo con la nostra pressione siamo riusciti a strappare la promessa di rimettere quei fondi a bilancio».

È solo l’ultimo capitolo di una saga della vergogna iniziata nel lontano 2002. In quell’anno Aipa si mette in moto per far partecipare il Comune campano ad un bando della Regione finanziato con fondi europei. Lo scopo è nobile: costruire un luogo dotato di servizi e assistenza per adulti e bambini autistici.

Il progetto è quanto di meglio ci sia sul mercato: pensato nei minimi particolari per venire incontro a tutte le esigenze di terapia dell’autismo dall’infanzia all’età adulta. Disegnato dopo uno studio che prende spunto dai migliori centri americani (le cosiddette farm community) dove vengono curati i pazienti autistici incapaci di stabilire amicizie, condividere il gioco, i sentimenti, le esperienze. Hanno bisogno di sostegno, cure e ambienti pensati solo per loro, dove possano esprimere la particolare umanità, raggiungere una buona qualità di vita e sviluppare il massimo possibile di socialità. L’Aipa lo vuole in casa per farne il luogo delle risposte certe e di eccellenza, in modo che le famiglie non siano più costrette a peregrinare in cerca di cure.

Solo dopo cinque anni, nei lunghissimi tempi della Regione Campania guidata da Antonio Bassolino, si passa dalle parole ai fatti e finalmente viene messo nero su bianco il bando di gara per realizzare un primo lotto del centro. Mentre si buttavano centinaia di milioni per l’emergenza rifiuti in deroga ad ogni legge c’era chi aspettava con pazienza i tempi biblici e i bizantinismi della burocrazia. Nel 2007 si arriva alla fatidica prima pietra e la promessa di consegnare in tempi brevi. Una promessa caduta nel vuoto: a settembre 2009 il cantiere è fermo e abbandonato al degrado da almeno sei mesi. La ditta appaltatrice non lavora e sembra scomparsa.

Dopo mesi di incontri, impegni con il nuovo governatore di centrodestra Stefano Caldoro e l’intervento del Tribunale, la vecchia impresa viene messa alla porta perché dopo aver preso i soldi non ha più mosso un dito.
«Noi aspettavamo mentre giorno dopo giorno le piante di nocciolo crescevano dove doveva esserci il giardino per i nostri ragazzi», continua Spagnuolo.

L’ associazione dei genitori Aipa non si perde d’animo e scende in piazza raccogliendo più di 2000 firme dagli abitanti del capoluogo. Si riparte da capo con una nuova gara di appalto. Sembra il gioco dell’oca ma è l’odissea degli infiniti cantieri pubblici.

Le attività ripartono a marzo 2010 con la previsione di consegnare la struttura completa dopo nove mesi. Un’altra promessa tradita. Così i genitori irpini esasperati lanciano un appello arrivato fino al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e alla presidente della Camera Laura Boldrini, che via lettera ha risposto:«Vorrei che vi giungesse la mia solidarietà per le difficoltà che affrontate. Sono certa che le attività del vostro centro rappresentino una positiva risposta alle necessità che gli affetti da autismo e le loro famiglie si trovano ad affrontare». Peccato che il centro sia ancora una chimera.