Gli scavi per vent’anni sono stati il pretesto ?per lamentarsi e varare progetti inconcludenti. ?Ma ora le cose stanno cambiando
Da vent’anni i beni culturali sono l’arena favorita di due sport nazionali: la Distrazione di Massa e la Geremiade. Nell’un caso e nell’altro, l’esempio prediletto è Pompei. Amiamo credere che questo sito mirabile sia da rilanciare con qualche alzata d’ingegno. Ed ecco (aprile 1997) l’allora ministro
Walter Veltroni lanciare una
Jurassic Pompei «fatta di gadget, cd rom, percorsi ludici e giochi virtuali, una Pompei jurassica creata per salvare la Pompei ormai degradata del nostro patrimonio archeologico», il tutto «in tre anni e con una legge speciale».
[[ge:rep-locali:espresso:285128131]]Bella pensata: il sito archeologico è degradato? Facciamo una Pompei finta accanto a quella vera, e tutti contenti. Intanto lo stesso ministro sperimentava a Pompei una gestione “manageriale”, affiancando al Soprintendente-archeologo un
city manager (chissà perché in inglese), primo di una serie di
commissari (uno più inesperto dell’altro) che, messi in competizione con l’archeologo senza averne la competenza, avrebbero portato il sito alla paralisi. Pompei ed Ercolano venivano promosse a
Soprintendenza speciale staccandole da Napoli, cioè dimenticando che il Museo Nazionale di Napoli è fatto per tre quarti di reperti dell’area vesuviana.
Niente paura, cinque ministri dopo,
Francesco Rutelli rimette Pompei ed Ercolano insieme a Napoli. Decisione ragionevole, dunque destinata a non durare: quattro ministri dopo,
Massimo Bray ri-stacca Pompei ed Ercolano da Napoli e ne rifà una Soprintendenza a parte. Sembra il leggendario “Facite ammuina” della marina borbonica: «chilli che stanno a prora vann’ a poppa e chilli che stann’ a poppa vann’ a prora; chilli che stann’ a dritta vann’ a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann’ a dritta», così via. La Distrazione di Massa è assicurata.
Ma queste “riforme” non bastano a distrarre i patiti dell’altro sport nazionale, che si stracciano le vesti per il
degrado di Pompei, aiutati da puntuali crolli da prima pagina. La paralisi provocata da riforme sbagliate e commissari incompetenti si confonde così con inadempienze delle amministrazioni, con malattie di lungo corso come la camorra, con la carenza di personale. Quando poi decolla il
Grande Progetto Pompei, che grazie all’Unione europea può contare su
105 milioni, le iniziali lentezze provocano giuste critiche, ma si stenta ancora a credere che qualcosa possa mai andar bene.
Invece è così: l’assetto lanciato da
Bray e confermato da
Franceschini, che prevede alla testa del progetto il generale dei carabinieri
Giovanni Nistri (già a capo del Comando per la tutela del patrimonio culturale), affiancato da un archeologo competente come
Massimo Osanna, ha segnato un vero balzo in avanti. Su 39 progetti, 10 saranno conclusi nei prossimi mesi, 17 sono aggiudicati o in corso di gara o di bando; sono stati banditi il “piano della conoscenza” e quello per il rafforzamento organizzativo della Soprintendenza, avviati il piano di sicurezza e quello della fruizione.
Insomma, qualcosa si muove, e nella direzione giusta. Se proprio vogliamo lamentarci, un po’ di fantasia: non c’è solo Pompei, basta ricordarsi che, dopo aver deprecato i tagli micidiali del centro-destra (oltre un miliardo di euro nel 2008), il Pd ora al governo non li ha corretti di un centesimo. Se no, anche stracciarsi le vesti sempre e solo per Pompei diventa un’arma di Distrazione di Massa.