L'Europa ha imposto l'obbligo per chi venda prodotti sfusi – bar, gelaterie, ristoranti – di indicare la presenza di sostanze allergeniche tra gli ingredienti. Ma il nostro Paese non ha un decreto che preveda sanzioni per chi non si adegua

Dopo aver fatto infuriare commercianti e ristoratori, adesso il regolamento europeo 1169 fa discutere i giuristi. Come abbiamo spiegato su l'Espresso, il testo, entrato in vigore lo scorso 13 dicembre, ha introdotto in tutta Europa l'obbligo per chi venda prodotti sfusi – bar, gelaterie, ristoranti – di indicare la presenza di sostanze allergeniche tra gli ingredienti.

Secondo esercenti e associazioni di categoria, adeguarsi ai nuovi precetti introdotti dal regolamento comporterà difficoltà e costi notevoli. Per i ristoranti, ad esempio, si tratterebbe di riscrivere e ristampare tutti i menu.

Tanto rumore per nulla?
[[ge:espressoarticle:eol2:2159881:1.35087:article:https://espresso.repubblica.it/visioni/scienze/2011/09/07/news/allergia-il-killer-e-in-tavola-1.35087]]Al momento il regolamento 1169 pare più un pachiderma. Enorme, in apparenza minaccioso, ma del tutto innocuo. Un guscio vuoto. Gli obblighi previsti dal testo, infatti, non prevedono alcuna sanzione per chi non si adegua. La colpa non è certo della Ue, visto che le attività di controllo e il potere sanzionatorio sono competenze demandate agli stati membri. Fino a quando il nostro Paese non approverà un “decreto sanzioni” nessuno potrà essere punito per aver contravvenuto ai precetti del regolamento europeo.

Questo è il parere dell'avvocato Dario Dongo, esperto di diritto alimentare, co-fondatore de “il Fatto Alimentare” e fondatore di Gift, un portale di promozione dei prodotti tipici italiani. “Il 1169 è stato pubblicato nel novembre del 2011. Ebbene, dopo oltre tre anni né il Parlamento né il Governo hanno avuto il tempo di occuparsi di un riordino sistematico della normativa, facendosi cogliere di sorpresa”, spiega Dongo. “Una grave manchevolezza visto che quello alimentare è il secondo settore manifatturiero del nostro Paese”. Tullio Galli, presidente di Fiepet Confesercenti – la federazione dei pubblici esercizi – la pensa allo stesso modo: “È vero, al momento nessuno rischia di essere sanzionato. Tuttavia urge un decreto che chiarisca come ci dobbiamo comportare. Ad oggi, almeno per quanto riguarda l'indicazione obbligatoria degli allergeni tutto è lasciato alla sensibilità dei singoli esercenti”.

[[ge:espressoarticle:eol2:2052398:1.11278:article:https://espresso.repubblica.it/visioni/scienze/2008/12/11/news/menu-a-prova-di-allergia-1.11278]]In Italia il testo di riferimento in materia di etichettatura è il decreto legislativo 109/92, una legge che nel frattempo ha subito innumerevoli modifiche e adeguamenti alle varie direttive europee approvate nel corso degli ultimi anni. Una legge ormai un po' sgangherata che tuttavia prevedeva sanzioni precise per chi non si adeguava. Appunto, “prevedeva”, perché il cosiddetto “decreto etichettatura” è stato di fatto superato e sostituito dal regolamento entrato in vigore lo scorso 13 dicembre in virtù del principio del primato della normativa europea. E quello che è stato sinteticamente battezzato “regolamento allergeni” contiene in realtà una lunga serie di disposizioni in materia di etichettatura. Insomma, una specie di testo unico che mette ordine dopo anni di direttive e regolamenti. Non a caso l'introduzione del 1169 ha portato all'abrogazione di sei direttive e un regolamento comunicatorio.

Ma non tutti sono d'accordo. Secondo l'avvocato Giorgio Rusconi, dello studio legale Mondini-Rusconi, anche se superato dal regolamento 1169 “le sanzioni del D. lgs 109/92 restano valide. Non è del tutto corretto affermare che in Italia ci sia al momento una situazione di vuoto normativo”. Insomma, il resto resta valido, almeno nella parte in cui “non si pone in contrasto con le disposizioni del regolamento 1169”. Anche dalla commissione Politiche Europee alla Camera, presieduta dal deputato Pd Michele Bordo, fanno sapere che “il decreto del '92 è ancora applicabile salvo disposizioni contrastanti con il nuovo regolamento europeo”. Questione di interpretazioni, insomma.

Secondo Dario Dongo però non c'è nulla da interpretare quando si parla di allergeni al ristorante, visto che gli obblighi previsti dal testo europeo sono una novità assoluta per il nostro Paese. Una pacchia per ristoratori, bar e gelaterie? Pare di sì. E non da oggi.“In realtà la legge del '92 già prevede – per i prodotti venduti sfusi – che gli esercenti forniscano una precisa serie di informazioni obbligatorie al consumatore che è rarissimo trovare in bar, panetterie, pasticcerie e gastronomie. Non applichiamo una legge in vigore da 23 anni. Nell'attesa di un decreto sanzioni, non si potrebbe cominciare con questo?” chiede Dongo.

La possibilità ci sarebbe: l'articolo 16 della vecchia legge del '92, che regola proprio la vendita di prodotti sfusi, è uno degli unici due sopravvissuti al regolamento Ue insieme all'articolo 13 sui lotti. Gli unici due articoli per i quali si può ancora essere multati, anche se come abbiamo visto gli esperti non sono concordi.

Ma non è finita: come ricorda l'avvocato Rusconi, che ha fondato il Food Lawyers' Network Worldwide, gli stati membri possono “adottare disposizioni nazionali su materie non specificamente armonizzate dal regolamento 1169 purché non vietino, ostacolino o limitino la libera circolazione delle merci”. Un esempio? L'Italia potrebbe prevedere ulteriori informazioni in etichetta per renderla ancora più trasparente e tutelare il consumatore. Il nostro Paese avrebbe quindi un discreto margine d'azione se solo lo volesse. Il primo passo potrebbe essere quello di mettere finalmente mano alla normativa con un testo unico che sostituisca, una volta per tutte, il rabberciato decreto del 1992.

Una legge arriverà?
Qualche promessa è già arrivata, almeno alle associazioni di categoria: “Sappiamo che il ministero dello Sviluppo Economico sta preparando un decreto legislativo – spiega Galli di Fiepet Consfesercenti - dovrebbe essere pronto entro marzo ma non c'è nulla di certo”.

Dalla commissione Politiche Europee a Montecitorio si fa riferimento a un “atto normativo” che dovrà specificare “quali articoli del decreto 109 abrogare in quanto contrastanti con la normativa europea. In tal modo gli operatori del settore avrebbero più certezze rispetto alla situazione attuale”. Lo strumento – spiegano all'Espresso dagli uffici della Commissione – potrebbe essere quello del disegno di legge di delegazione europea, necessario per introdurre nell'ordinamento “nuove fattispecie sanzionatorie”. Ma l'obiettivo finale è comunque quello di modificare la legge esistente per abrogare le parti ormai superate e introdurre le norme che dovranno spianare la strada a quanto previsto dall'Europa. Di quale legge parliamo? Dell'immortale decreto 109/92, ovviamente.

 @fedeformica