La Commissione ha stabilito un piano per distribuire l'accoglienza dei richiedenti asilo tra i paesi Ue. Un atto coraggioso e importante. Ma con un impatto minimo in Italia. Se non conseguenze rischiose, in alcuni casi

C'è la realtà, e poi ci sono le dichiarazioni ufficiali; gli entusiasmi ufficiali. È stato firmato l'accordo europeo per i richiedenti asilo: l'Alto rappresentante Federica Mogherini e il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker sono riusciti a trovare ampio consenso su un documento che impegna i paesi dell'Unione a condividere il peso dell'accoglienza e a contrastare il traffico di esseri umani.

L'atto è coraggioso, e importante, perché inverte quella tendenza all'indifferenza che aveva portato i morti in mare a decuplicare nei primi cinque mesi del 2015. Ma l'impatto immediato del decreto, almeno nel nostro paese, sarà molto, molto più ridotto di quanto molti titoli non abbiano dato modo di credere.

Se il passo è fondamentale, infatti, i suoi effetti restano ancora indefiniti. Ed emergono subito alcune criticità: il numero dei migranti effettivamente coinvolti; i tempi di esecuzione del programma; la mancata messa in discussione del regolamento di Dublino e i possibili "effetti collaterali" legati all'obbligo della schedatura poco dopo lo sbarco.

Il primo dubbio riguarda le dimensioni dell'intervento. Questa prima "agenda sull'immigrazione" riguarderà infatti 20mila rifugiati, che saranno distribuiti fra i posti messi a disposizione dai paesi europei in base a criteri quali Pil, popolazione, tasso di disoccupazione e domande d'asilo ricevute. In base a questi criteri, all'Italia spetta una quota di circa il 10 per cento, poco meno di duemila persone.

Ma quanti sono 20mila richiedenti asilo all'interno del sistema d'accoglienza europeo? Ventimila sono i profughi sbarcati mediamente in Sicilia in soli 50 giorni, nel 2014. Ventimila sono un ottavo dei migranti giunti l'anno scorso sulle nostre coste; soltanto nei primi tre mesi del 2015 in Sicilia ne sono approdati almeno 10mila. Ventimila sono poco meno di un quarto dei migranti attualmente accolti nel nostro paese - stando agli ultimi dati sono circa 70mila. E quel 20mila è una cifra ridotta anche altrove: in Germania le domande d'asilo sono state negli ultimi mesi 10 volte tante.

L'accordo di distribuzione segna insomma un traguardo importante, dal punto di vista politico, ma nel nostro paese il suo impatto concreto resterà del tutto marginale, per ora. La prospettiva, spiega la Commissione, è quella di usare questo primo intervento come un "test" per capire se e come rendere costante il principio, ed applicarlo quindi per tutte le centinaia di migliaia di persone che stanno cercando di raggiungere l'Europa in questi mesi, dal Nord Africa o dalle rotte dell'Est.

Anche qui però emergono le titubanze di un accordo per altri versi coraggioso. I tempi di questa possibile estensione del programma, con il passaggio da prova "a campione" a modalità operativa allargata, sono incerti. «L'Unione Europea ha bisogno di un sistema permanente di condivisione delle responsabilità sui rifugiati politici fra gli stati membri», spiegano dalla Commissione: «Per questo presenteremo una proposta legislativa entro la fine del 2015 per rendere obbligatorio e automatico il meccanismo di redistribuzione nelle emergenze. Lo schema prenderà in considerazione gli sforzi ora iniziati su base volontaria».

Arrivando "entro la fine dell'anno" la proposta, la discussione sulla fase 2 del decreto porterà quindi molto probabilmente oltre il prossimo inverno. Ma l'estate si avvicina adesso, non fra 20 mesi, e con il mare calmo e il sole cocente gli sbarchi aumenteranno. È statistica: i mesi di massimo afflusso sono stati in tutti gli ultimi anni quelli di giugno, luglio, agosto e settembre

Bisognerà aspettare il 2016 anche per un altro cardine della discussione: il regolamento di Dublino, la norma che obbliga i migranti a presentare domanda d'asilo nel primo paese d'approdo, facendosi registrare dalle forze dell'ordine. Molti profughi però cercano di arrivare subito nella città di destinazione, perché sanno che per ricevere una risposta da Roma bisogna attendere più di anno. È "grazie" a questa fuga volontaria che l'anno scorso su 170mila persone sbarcate in Italia ne abbiamo accolte solo 70mila: le altre sono scappate prima di dare le impronte.

Il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha dichiarato che «la proposta di equa ripartizione dei migranti su base obbligatoria presentata dall'Unione di fatto conduce al superamento del sistema di Dublino, ormai insostenibile». Ma la prospettiva adombrata dalla Commissione è molto più fredda. Pur riconoscendo i disequilibri che la legge ha creato - oggi il 72 per cento delle domande d'asilo è gestito da soli cinque governi europei - rimanda il dibattito: «Quando inizierà il programma di valutazione del sistema di Dublino nel 2016», scrive, «avremo modo di analizzare anche l'esperienza del meccanismo di redistribuzione. Questo permetterà di determinare se una riforma del parametri legali sarà necessaria».

La posticipazione del problema ne solleva un altro, su cui il testo dell'accordo non lascia dubbi: nei prossimi mesi la foto-segnalazione e la registrazione dei migranti al momento del primo soccorso sarà obbligatoria. E cogente. Tanto obbligatoria e cogente che per farla applicare sono previsti dei fondi aggiuntivi e uno sforzo congiunto di Frontex, Europol, e delle polizie nazionali perché nessuno si sottragga alla schedatura dopo lo sbarco.

Anche questo avrà una conseguenza diretta sulle strutture d'accoglienza in Italia: se non saranno più tollerate quelle "fughe" che l'Espresso ha raccontato in un'inchiesta pochi mesi fa l'aumento dei posti necessari per garantire a tutti i richiedenti asilo un tetto fino alla risposta delle commissioni territoriali sarà esponenziale. E per tempi che restano critici: l'ingolfamento ha portato le domande a restare nel limbo anche per più di 13 mesi. Il problema è chiaro alla Commissione, che promette genericamente delle «squadre di supporto che aiuteranno a valutare i casi il più in fretta possibile».

L'obbligo della registrazione, di migranti che vogliono arrivare il prima possibile nel paese dove possono contare su familiari o amici e per questo spesso cercano di sottrarsi alla segnalazione, solleva altri dubbi: Gianfranco Schiavone, dell'Associazione per gli studi giuridici sull'Immigrazione parla di «uno scenario inquietante» per i diritti in merito alle procedure forzate per portare a termine le schedature. Solo ieri è stato presentata a Bruxelles un'interrogazione parlamentare da parte dell'eurodeputata Barbara Spinelli sul racconto di alcuni bambini: sarebbero stati costretti con la violenza a dare le loro impronte digitali.

Resta poi aperto l'ultimo fronte, che ha riflessi decisivi sull'intero accordo europeo: il contrasto ai trafficanti e all'immigrazione irregolare. Frontex promette procedure più dure per l'espulsione degli almeno 200mila "clandestini" arrivati in Europa nell'ultimo anno. Ma l'applicazione delle promesse potrebbe risultare più complicata del previsto, sia per la mancanza di accordi con i paesi di partenza, che per il rispetto dei diritti delle singole persone . E sul contrasto alle cupole dei trafficanti, la questione è ancora più complesso: sarà guerra?

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