Deutsche Bank, anche la Germania ha la sua Mps da salvare
L'istituto di Francoforte bocciato su più fronti: dall'European Banking Authority al Dipartimento di Giustizia americano, dall'agenzia di vigilanza dei mercati tedesca al Fmi. Ora il colosso bancario è alla ricerca di azionisti esteri. Un'operazione che, secondo il mensile Manager Magazin, è stata affidata all'italiano Michele Faissola
Di guai il sistema bancario italiano ne ha parecchi. ?Le buone notizie, dalla fusione tra Bpm e Banco Popolare alla solidità certificata in Europa per banche come Intesa SanPaolo, non servono di consolazione ai problemi irrisolti per Monte Paschi, Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Carige, per la necessità di nuove dotazioni ?al fondo Atlante, il complesso piano Unicredit, il riassetto ?del credito nazionale dopo ?il pasticcio di Banca Etruria ?e dintorni.
Ma nella ricca, rigorosa e sedicente stabile Germania hanno poco da ridere. Prendiamo il caso Deutsche Bank, cuore del sistema industriale e finanziario. Come centro di potere assomiglia un po’ a quello che Mediobanca fu in Italia fino al Duemila. Con ?la differenza che l’istituto ?di Francoforte conta migliaia ?di sportelli e dipendenti, gode di forte presenza all’estero, insiste su una spiccata propensione speculativa. Un filo sottile unisce i suoi destini a quelli del Mps: sono state entrambe bocciate dagli stress-test dell’Eba, l’autorità europea che vigila sulle banche, ora valutano drastici piani di ridimensionamento ?e danno la caccia a nuovi azionisti esteri, in Borsa i titoli si sono recentemente ripresi molto dopo crolli storici, soprattutto i senesi. E in comune hanno un personaggio come Michele Faissola, 48 anni, partner della piattaforma di investimenti Fab con sede a Jersey, rinviato a giudizio dalla Procura di Milano come ex potente manager Deutsche per l’operazione Santorini con Mps (si dichiara innocente). Oggi, secondo il periodico Manager Magazin, è lui a manovrare per far acquistare quote del colosso tedesco dai fondi statali del Qatar e di Abu Dhabi e da investitori cinesi.
La parola “salvataggio” ricorre spesso anche a Francoforte, malgrado l’ottimismo del numero uno John Cryan. ?Il giornale Boersen-Zeitung ?ha stimato in 42 mila miliardi di euro il volume nominale ?di derivati a rischio. Dura è la trattativa con il Dipartimento di Giustizia Usa per patteggiare sulla maximulta di 14 miliardi di dollari per le accuse sulla vendita fraudolenta di mutui subprime prima del 2008. ?La Bafin, l’Authority tedesca ?di vigilanza dei mercati, accusa il vertice di aver contabilizzato in modo scorretto 103 operazioni per un totale ?di 10,5 miliardi. Poche ma sentite parole ha detto la direttrice del Fondo monetario, Christine Lagarde: la Deutsche Bank riveda il modello di business per rendere di nuovo solidi i conti. E Danièle Nouy, presidente del Consiglio di vigilanza bancaria della Bce, intervenuta lunedì 24 a una conferenza della Bocconi, ha dovuto smentire che negli ultimi stress-test europei sia stato riservato ?alla banca un trattamento privilegiato, basato su un’operazione conteggiata ?ma mai conclusa.
Hanno tutti paura. Perché se saltasse la Deutsche Bank...