«Patty, te lo ricordi lui? Chi è?», «Leggi: è Claudio Abbado. Giovanissimo»; «Sai pensavo a quelle donne afgane»; «Lo vedi? Una parete intera! Una parete intera di copertine dedicate a lui!»; «E questo che anno era?». Immagini, inchieste, spiegazioni. È sera e si inaugura la mostra per i 60 anni de l'Espresso. Arrivata a Milano, a Palazzo Reale, dopo il successo di Roma. Resterà aperta fino a settembre, gratuita. Gli invitati e primi visitatori attraversano le stanze tematiche in cui sono raccolte le storie di mezzo secolo d'Italia.
Ci sono sale in cui si alzano le chiacchiere, i sorrisi, i ti ricordi: «guarda Eco!», «bellissima in questa foto lei, che diva»; c'è la fretta di verificare le date di quei momenti, di mettere in fila gli eventi: «ma ci pensi, 1965 .... e già questi problemi ...», «"Tempesta nera", capisci? Nel 1967...», «guarda, la Cina di Mao»; quelle dove si commenta il coraggio: «Scrivere queste cose, negli anni '50», osservando le inchieste sul potere, dice un uomo, «ti rendi conto? una copertina così?», commentano due donne di fronte all'originale delle crocifissa per l'aborto.
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È un vernissage, e ci sono i bicchieri e le fragole, ma resta intatto il silenzio in altre sale. In quella dedicata al terrorismo internazionale: silenzio. In quella sui muri: silenzio. Parlano troppo le foto per alzare la voce in "ciao" e "come stai?" di rito. Sono troppo dure, le storie. «È bella, la mostra», dice un ragazzo passando di fronte alla parete in cui si ricorda la linea lunga che parte dalle torture di Abu Grahib - poi si gira, incrocia lo sguardo di una signora: «Sì bella forse è superficiale. È molto interessante, ecco».
All'inaugurazione si celebrano anche, con una sezione speciale, Milano e il Nord del cambiamento. Ci sono il Vigorelli, le radio libere, le campagne elettorali, gli spettacoli. In sala, passano a guardare il presente attraverso le pagine de "l'Espresso" editori come Mauri, grandi protagonisti come Gherardo Colombo, molti giornalisti, da il direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano ad Albertina Marzotto, e poi fotografi, imprenditori e ovviamente tutto il gruppo della redazione.