
L’Italia non ha una legge elettorale e un sistema partitico che garantiscano la governabilità. Tra i possibili scenari vi sono uno stallo completo; una vittoria del centro-destra con una affermazione della Lega su posizioni no-euro; una vittoria del M5S, che oscilla tra uscita dall’euro e dall’Ue, e tra Nigel Farage e i liberali. In questi casi sono probabili attacchi speculativi sul debito italiano e una nuova crisi dell’euro. Il dibattito italiano ignora tutto ciò, aumentando la preoccupazione europea.
Uscire dall’Euro o dall’Ue è una decisione storica con conseguenze devastanti e di lungo periodo - e il mondo dell’industria italiana critica continuamente le posizioni no-euro. Sul tema più importante il centro-destra è diviso, il M5S cambia idea continuamente, mentre il centro-sinistra si dilania con incredibile irresponsabilità. La Costituzione vieta i referendum sui trattati internazionali: basterebbe una maggioranza occasionale in Parlamento tra M5S, Lega e FdI per portare l’Italia fuori dall’euro o dall’Ue senza nemmeno un dibattito pubblico adeguato.
L’Unione monetaria va completata finché l’Italia ha un governo credibile, per evitare contraccolpi dopo le elezioni. La Germania vuole un ministro europeo delle Finanze con potere di veto sui bilanci nazionali, così che tutti rispettino le regole. La Francia e l’Italia vogliono invece dotarlo di un robusto bilancio per assicurare investimenti, crescita e lavoro, sostenere le riforme e affrontare gli shock asimmetrici, cioè avere una funzione di stabilizzazione macro-economica.
Dovrà avere entrambi: la Germania condividerà più risorse solo con garanzie sul rispetto delle regole, che gli altri forniranno solo a fronte di strumenti per solidarietà e investimenti. Il Ministro dovrà essere a capo di un Tesoro europeo, creato ampliando le finalità e modificando la governance del Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes).
Ora il Mes fornisce prestiti a Stati in crisi o ricapitalizza i loro sistemi bancari, e il sistema decisionale dà un potere di veto sia alla Francia che alla Germania. Le quote di capitale del Mes sono analoghe a quelle della Banca Centrale Europea: anche la governance dovrebbe esserlo, con il Ministro delle Finanze al posto del Governatore e nessun Paese con un potere di veto. Il Tesoro europeo dovrebbe servire per completare l’Unione bancaria, affrontare le crisi e rafforzare ulteriormente il Piano Juncker di investimenti - fungendo da garanzia per ulteriori emissioni della Banca Europea degli Investimenti, una sorta di eurobond mascherati accettabili dai tedeschi. Un bilancio aggiuntivo dell’Eurozona e la trasformazione del Mes in un Tesoro europeo gestiti da un ministro delle Finanze o del Tesoro - che sia vicepresidente della Commissione, presidente dell’Eurogruppo e responsabile di fronte al Parlamento europeo - potrebbero rilanciare investimenti, economia e occupazione, rendendo sostenibili pareggio di bilancio e risanamento dei debiti nazionali. Scelte impopolari in Germania, ma necessarie all’Europa. Al suo ultimo mandato può essere il lascito storico di Merkel.
Le gravissime sfide geopolitiche impongono di avviare la Cooperazione Strutturata Permanente sulla Difesa, un accordo tra alcuni Stati in direzione di un esercito comune, obiettivo di Macron. Il Governo Gentiloni ha fatto proposte utili insieme a Francia, Germania e Spagna, e chiesto che l’Italia divenga membro effettivo - ora è associato - dell’Eurocorpo, l’embrione di un esercito comune. Siamo i più esposti verso Africa e Medio Oriente, e far parte della difesa europea è vitale sia dal punto di vista geopolitico sia per l’industria e la ricerca. L’Italia dovrebbe spingere per realizzare anche un Fbi, un’intelligence e una procura anti-terrorismo europea.
Va poi rafforzata l’azione europea sui migranti, la redistribuzione dei rifugiati, il controllo delle frontiere e la stabilizzazione dell’Africa e del Medio Oriente. È la risposta migliore ai nazional-populisti che cavalcano le comprensibili paure senza offrire soluzioni. La Commissione Juncker aiuta l’Italia più che può. Le resistenze vengono da alcuni Stati membri. La revisione del Regolamento di Dublino sarebbe un passo decisivo. François Hollande si era sempre opposto, con Macron la situazione sta cambiando.
Le decisioni su questi dossier sono urgenti, soprattutto sul completamento dell’Unione monetaria - e infatti su questi si è soffermato Macron. Forse non si potrà decidere tutto prima delle elezioni italiane, ma vanno approvati gli obiettivi e il percorso, da concludersi al Consiglio Europeo straordinario proposto da Juncker all’indomani dell’uscita britannica il 30 marzo 2019, a due mesi dalle elezioni europee. Momento giusto per consegnare ai cittadini europei un’Unione riformata con una prospettiva chiara e forte. Macron preme. Vedremo presto la risposta tedesca. La Commissione e l’Italia devono spingere per un rapido accordo che rafforzi le istituzioni comunitarie, il più accettabile per tutti e in grado di evitare un’egemonia franco-tedesca.