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Attualità
novembre, 2020

Ospedale di Brescia, oggi come a marzo. E l'ala da 7 milioni di euro è ancora in alto mare

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L'ospedale Civile, uno dei più efficienti d'Italia, è di nuovo in balia degli eventi. E il contestato progetto di riconversione per ricavare posti Covid al suo interno va a rilento. «Ma l’esperimento perché Gallera non lo fa a casa sua?»

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Pazienti Covid disseminati in più reparti. Percorsi sporchi e puliti solo sulla carta. Pochi tamponi per i sanitari. E il contestato progetto di un Covid hospital di cui si discute da mesi, avviato in fretta e furia a fine ottobre, con i ricoveri che già aumentavano a vista d’occhio. Nella seconda provincia più colpita della Lombardia dopo Bergamo, con oltre 3 mila morti per Covid tra marzo e aprile, l’ospedale Civile di Brescia è ancora «quello di marzo», racconta all’Espresso un operatore del pronto soccorso. «Abbiamo un unico ingresso e un unico triage senza reali separazioni, i pazienti sospetti positivi e quelli ordinari percorrono tutti uno stesso corridoio in fondo al quale ci sono un ambulatorio Covid e una sala d’attesa per i positivi. Non c’è isolamento, non ci sono nemmeno le porte a separare la sala Covid con i malati attaccati al ventilatore dagli altri ambienti, se non delle tende a pacchetto rigide. E i pazienti puliti per andare a fare la Tac devono passare davanti all’area Covid».

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Il Civile di Brescia, uno dei più grandi ed efficienti ospedali italiani che nel pieno dell’epidemia di marzo si è trovato a ricoverare contemporaneamente 950 pazienti Covid, e fino a settembre è stato l’hub di riferimento per 2,8 milioni di lombardi, oggi sembra ancora in balìa degli eventi. L’idea di realizzare un nuovo Covid hospital secondo le indicazioni dell’Oms, cioè vicino ma separato dall’ospedale generale, è rimasta disattesa. Alla fine la direzione ospedaliera con il placet della Regione ha deciso di riconvertire un’ala interna piantata nel cuore dell’ospedale, la “scala 4”, ricavando 170 posti letto Covid. Costo dell’operazione, contestata duramente da medici e sindacati: 7 milioni di euro, ma la Regione non spenderà nulla perché sarà tutta pagata con le donazioni dei privati. L’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera l’ha già benedetta con la sua presenza il 4 aprile scorso. La realizzerà la cooperativa cattolica «Per Brescia». I primi 64 posti letto però non saranno pronti prima della fine di novembre e nel frattempo si naviga a vista.

Il Dg del Civile, Massimo Lombardo, venuto da Lodi a giugno al posto di Marco Trivelli intanto diventato capo della sanità lombarda, è soddisfatto: «Potremo isolare un intero blocco di cinque piani comunicante direttamente con l’attuale rianimazione Covid e con un blocco operatorio. Ogni camera avrà il suo impianto con i flussi negativi, i filtri assoluti e sei ricambi d’aria all’ora, l’impianto per l’ossigeno ad alti flussi, i monitor con i parametri consultabili da remoto». Per ora però i pazienti Covid affollano le medicine, la pneumologia, le malattie infettive e le rianimazioni dedicate, tutte in luoghi diversi dell’ospedale.

Un progetto alternativo prevedeva di realizzare agli Infettivi, palazzina separata ed isolata dal resto dell’ospedale, il nuovo Covid hospital. Certo avrebbe comportato investimenti maggiori. Per Lucio Mastromatteo, direttore del Civile nel decennio d’oro dal 1998 al 2008, in quota alla rinata Dc, è «un errore» realizzare il centro Covid alla scala 4. «Lo fanno lì solo per ragioni di economia. Si vede che non abbiamo ancora imparato bene la lezione. Nel 1600 si resero conto che bisognava fare i lazzaretti, ospedali ad hoc: perché rischiare nel 2020? L’ospedale deve essere immune dal contagio. Non ci sono certezze che l’isolamento funzioni. Ma l’esperimento perché Gallera non lo fa a casa sua?».

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