Questa testimonianza di un'italiano all'estero è stata raccolta grazie alla collaborazione di Giovani Italiani nel mondo. Qui il loro profilo Instagram
L'esplosione dei contagi da Coronavirus, qui in Francia, sta avvenendo proprio in questi giorni, non perché prima non ci fossero persone affette da Covid-19, ma per via di una politica opposta a quella messa in campo dall'Italia: infatti i francesi hanno dapprima cercato di ridurre al minimo i test. Solo i casi gravi, o estremamente sospetti, venivano testati. Anche oggi la situazione non é molto cambiata, si fanno pochi tamponi e, nonostante ciò, siamo quasi a 30mila casi accertati. Chissà quanti ce ne sono per davvero.
La buona notizia è che, per la prima volta nella Storia, i francesi vedono l´Italia come un esempio. La cattiva è che accettano di malavoglia il concetto di quarantena. Macron, in un grande discorso, ha infatti parlato di "guerra" e mai di "quarantena" in modo diretto. Forse perché nel paese della rivoluzione francese, nel paese della liberté è difficile pronunciare la parola quarantena, che è l'esatto opposto della Libertà.
Di tutto quello che sta succedendo, mi sorprendono due cose:
1. L'(apparente) impreparazione. A quanto pare manca del materiale, come in altri Paesi. Non te lo aspetteresti dal un Paese in cui l'epidemia è arrivata in ritardo rispetto agli altri vicini. T'immagini che un paese, avvertito per tempo, si faccia trovare pronto. Invece no. La Francia non è pronta e vedo che anche la Spagna, dove la situazione é decisamente peggiore che qui, non è per niente pronta.
2. La difficoltà, almeno iniziale, ad accettare la situazione. Qui, fino al discorso di Macron, le persone se ne sono fregate, definendo il Covid-19 una «piccola influenza» e parlando di ragioni economiche per non fermare il Paese. Persino le aziende non hanno favorito lo smartworking, sperando in una evoluzione diversa delle cose e, di fatto, mettendo a rischio i propri dipendenti in quanto i dispositivi di protezione individuale non erano disponibili
Ora, in stile italiano, siamo in quarantena da una decina di giorni.
Speriamo le persone siano rispettose delle regole e che la cosa si risolva presto, anche se si parla di almeno un mese. Quello che posso constatare è che, pur con un certo ritardo, le misure prese sono state corrette e coerenti, a differenza dell'Italia.
In Italia si è subito partiti col concetto di quarantena, purtroppo lo si è diluito: prima le città, poi le regioni e poi il paese. Il tutto mantenendo i trasporti attivi per tutti. L'effetto sono stati gli spostamenti di persone da Nord a Sud e di quelle “fughe” ne paghiamo amaramente le conseguenze. Speriamo che al Sud, dove i numeri cominciano ad aumentare considerevolmente, si riesca a contenere la propagazione per evitare ulteriori vittime. Speriamo anche ci sia convergenza di visioni scientifiche tra gli "esperti". L'impressione è che alcuni pensino più alle pubblicazioni scientifiche che alla salute delle persone. Tutto il mondo é paese; in Francia sta succedendo la stessa cosa tra i medici marsigliesi e quelli parigini.
Fabrizio Errico, 27 anni, napoletano, vive a Lione da tre anni ed è ingegnere nel settore nucleare.