Il caso
Monopolio sullo Stretto, l’Antitrust multa Caronte & Tourist per il caro biglietti
L’Autorità per la concorrenza del mercato ha deliberato una sanzione da 3,7 milioni di euro: «In posizione di assoluta dominanza nel traghettamento passeggeri con auto al seguito ha sfruttato il suo potere di mercato per applicare prezzi ingiustificatamente gravosi»
Un monopolio che pesa ed è pesato sui consumatori che hanno pagato e pagano tariffe elevate rispetto ad altre realtà. L’Autorità Garante della concorrenza e del mercato ha irrogato una sanzione di oltre 3,7 milioni di euro alla società Caronte & Tourist.
L’Autorità ha accertato che C&T, «in posizione di assoluta dominanza nel traghettamento passeggeri con auto al seguito sullo Stretto di Messina, ha sfruttato il suo potere di mercato per applicare prezzi ingiustificatamente gravosi per i consumatori». L’analisi di eccessiva onerosità è stata fatta applicando un test in due fasi: l’istruttoria ha accertato che le tariffe applicate da C&T ai passeggeri con autoveicolo risultano «sproporzionate rispetto ai costi sostenuti (eccessività) e tale sproporzione è irragionevole rispetto al valore economico del servizio reso (iniquità)». Per la valutazione di eccessività sono stati utilizzati vari test e tutti hanno fornito risultati univoci: «Esiste una significativa sproporzione tra i ricavi e i costi di C&T nell’offerta di servizi di traghettamento di passeggeri con auto al seguito. I prezzi sono risultati anche iniqui, ossia irragionevolmente sproporzionati rispetto al confronto con benchmark internazionali».
Infatti, C&T applica tariffe molto più elevate rispetto agli operatori attivi su rotte comparabili, che peraltro «offrono servizi decisamente più evoluti». Il differenziale di prezzo rispetto al benchmark non è dunque giustificato dal livello qualitativo del servizio offerto: la flotta di C&T è caratterizzata da un’età media molto elevata (27 anni) e il servizio di traghettamento viene giudicato scarso dalla maggioranza degli utenti.
Oggi la Caronte-Tourist spa è una holding che nell’anno pre-pandemia, il 2019, ha fatturato 200 milioni di euro con un utile a quota 15,7. L’anno precedente, il 2018, l’utile è stato di 27 milioni di euro. Un impero assoluto, che vede insieme diverse famiglie che contano da entrambe le sponde. La capogruppo è di proprietà di tre soci, in sostanza: la Tourist Ferry Boat della famiglia Franza, con una quota anche della famiglia di Francantonio Genovese, ex Pd, ex Forza Italia che guarda adesso all’Udc, già condannato in secondo grado per truffa per l’affaire formazione professionale in Sicilia; la Caronte della famiglia calabrese dei Matacena; e, dallo scorso anno, attraverso la controllata Ulisse, il fondo inglese Basalt Infrastructure, che ha in portafoglio investimenti per 2 miliardi di euro. Il gruppo, tra finanziamenti statali per il trasporto nello Stretto e finanziamenti della Regione Siciliana per i collegamenti con le Isole minori, riceve ogni anno circa 50 milioni. E non ha concorrenti, perché nel tempo ha anche acquisito il ramo Siremar e poi quelli di altre piccole compagnie locali. Solo lo Stretto pesa 100 milioni di fatturato, i collegamenti con le isole minori 80 milioni di euro. La Caronte-Tourist si spartisce il mercato in Sicilia con una sola altra società, quella della famiglia trapanese dei Morace, che ha invece il monopolio degli aliscafi.
Secondo l’Autorità Antitrust, «l’illecito concorrenziale è grave anche considerando l’area geografica interessata, ossia lo Stretto di Messina; il potere economico di C&T; la tipologia di servizio erogato, che risulta indispensabile per i circa 10 milioni di persone che ogni anno – abitualmente o solo nel periodo estivo - devono attraversare lo Stretto di Messina con il proprio autoveicolo».