Ci sono 9.5 milioni di minori in Italia: 1,3 vivono in povertà assoluta, 2,3 in povertà relativa. «Se consideriamo anche gli ultimi dati emersi dalle prove Invalsi ci rendiamo conto che oltre il 25 percento dei minori ha livelli di apprendimento molto bassi. E la maggior parte di questi sono tra coloro che vivono in povertà», spiega Marco Rossi Doria, presidente dell’impresa sociale Con i Bambini che da anni struttura progetti sul campo per contrastare la povertà educativa. E che insieme a Ludovico Albert, Franco Lorenzoni, Andrea Morniroli, Vanessa Pallucchi, Don Marco Pagniello e Chiara Saraceno, fa parte degli esperti chiamati dal ministero dell’Istruzione per fare in modo che i finanziamenti previsti dal Pnrr per la scuola si trasformino in una reale opportunità di crescita per il Paese. Ma le indicazioni elaborate dal gruppo, dopo mesi di lavoro, «gratuito, fatto per il bene comune», al momento dell’erogazione della prima tranche dei fondi, sono state ignorate.
Sono stati stanziati, con il decreto 170 dello scorso 24 giugno, un terzo dei soldi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per contrastare la dispersione scolastica: 500 milioni assegnati a circa 3 mila scuole. L'eccessiva semplificazione dei criteri per la definizione degli istituti, però, ha reso gli standard utilizzati per la selezione non sempre rappresentativi delle realtà. «Ad esempio, se non considero il tasso di disoccupazione, e non do il giusto peso ai risultati delle prove Invalsi, o non tengo in debito conto i fattori che causano la povertà nei territori - continua Rossi Doria- può succedere che l’automatismo attraverso cui vengono scelte le scuole per l’erogazione delle risorse escluda quelle che ne avrebbero necessità perché hanno pochi iscritti. Come è successo a Napoli». L’assessore all’istruzione della Regione Campania Lucia Fortini, infatti, ha criticato i criteri utilizzati per la distribuzione dei fondi. Perché arriveranno alle scuole dei quartieri-bene come Posillipo e il Vomero mentre altri istituti di quartieri più difficili, Ponticelli e Forcella ad esempio, sono stati esclusi.
Come spiega il primo maestro di strada d’Italia, così nominato nel 1997 dall’allora ministro Luigi Berlinguer per l’impegno che Rossi Doria ha messo nella lotta all’evasione scolastica nei Quartieri Spagnoli di Napoli, «dagli anni della crisi, intorno al 2006, la scuola ha iniziato a essere depauperizzata con tagli lineari di 7.5 miliardi l’anno da cui non ci siamo più ripresi. Così il disinvestimento educativo si è aggiunto a quello sulla povertà facendo ricadere le conseguenze sulle spalle dei bambini. 14 anni fa i minori in povertà assoluta erano un terzo di quelli di oggi». Secondo l’articolo 3 della Costituzione, «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Ma non succede per il diritto allo studio che sulla carta è garantito ma nella pratica è limitato da molteplici fattori. Primi fra tutti il contesto familiare e sociale di nascita.
«Proprio per questo l’opportunità del Pnrr non dovrebbe essere sprecata - insiste Rossi Doria. Dovrebbe essere il primo passo per strutturare buone politiche pubbliche che permettano a più professionalità di lavorare insieme per costruire comunità educanti efficaci. In cui scuola e terzo settore collaborano, perché da anni di lavoro sul campo abbiamo capito che così si ottengono i migliori risultati per contrastare la povertà minorile e quindi anche la dispersione scolastica».
Il decreto 170, invece, non definisce neppure le linee guida che gli istituti scolatici dovrebbero seguire per l’utilizzo dei fondi. E non costruisce una rete di coordinamento territoriale e regionale «che garantisca la manutenzione ordinaria durante lo svolgimento dei lavori. Si fa per cantieri dove si trattano le pietre, non è chiaro perché verso cose molto più complesse, come costruire un potenziamento educativo funzionale, non venga posta un’attenzione speciale», conclude Rossi Doria. Siamo ancora in tempo: dei finanziamenti che il Pnrr prevede per la scuola è stata erogata solo una parte e le linee guida per l’utilizzo dei fondi possono ancora essere elaborate. Ecco perché gli esperti del gruppo di lavoro hanno scritto una lettera al Ministero dell’Istruzione. Speriamo non vengano di nuovo ignorati.