Fondi
Pnrr, il "trucco" di Raffaele Fitto: per finanziare gli asili nido toglie risorse all'edilizia scolastica
Nel Dl Caivano c'è una norma che spiega la provenienza dei 900 milioni di fondi extra. Provengono da altri capitoli di spesa assegnati alle scuole. Che ne hanno un gran bisogno e sono spesso in condizioni fatiscenti
Circa un mese fa il ministro Raffaele Fitto, che ha la delega al Pnrr, il Piano di Ripresa e Resilienza, aveva annunciato di aver “trovato” altri 900 milioni di euro per realizzare i nuovi asili nido. Si tratta, spiegava il ministro, di fondi aggiuntivi per favorire una misura che punta a offrire almeno a un terzo dei bambini di ciascun comune italiano un posto in un asilo nido. Fitto non aveva però specificato con esattezza da dove provenisse quel denaro, se non facendo riferimento a una generica riorganizzazione di altri capitoli di spesa per favorire la misura 4 del Pnrr, ovvero la creazione di nuovi asili. Ora, invece, è chiara la provenienza di quel capitolo di spesa: provengono da fondi destinati alla (dissestata) edilizia scolastica.
Nella bozza del Dl Caivano che è attualmente in discussione, l'articolo 12 è dedicato al “Potenziamento del Piano Asili Nido di fascia 0-2 anni” e c'è scritto che, al fine di assicurare il rispetto del target della missione 4, ovvero il piano per gli asili nido contenuto nel Pnrr, «è autorizzato un ulteriore piano per asili nido per l'incremento dei posti per la prima infanzia». Insomma, un piano nel piano, per far crescere il numero di posti letto perché al ministero, come aveva raccontato l'Espresso, a inizio estate si erano accorti che la cifra promessa di 264.480 posti era campata per aria. Più realisticamente, il numero si avvicinava ai 220mila posti, ovvero con un taglio di circa 44mila posti. Per capirlo è stato necessario rifarsi ai dati dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio sul costo medio di realizzazione di nuove strutture e di riqualifica di quelle esistenti.
Servivano dunque nuove risorse per finanziare i posti mancanti. Da dove attingere? Dice il comma 2 dell'articolo 12 del Dl Caivano che i soldi sono quelli destinati all'edilizia scolastica, ma anche al trasporto pubblico scolastico, alle misure antisismiche, alle misure antincendio e ad altre funzioni sempre dedicate alla scuola. Si tratta di fondi e finanziamenti che sono stati stanziati tra il 2015 e il 2020 e che non sono stati spesi in precedenza e che, in teoria, dovrebbero essere riassegnati e destinati al miglioramento della scuola pubblica. In pratica andranno a confluire nel Pnrr.
Dunque, la prima novità è che non si tratta di finanziamenti aggiuntivi a favore della missione 4 del Pnrr, ovvero per la realizzazione di nuovi asili, ma di capitoli di spesa già assegnati alla scuola che, come racconta l'Espresso nel numero in edicola da domenica 10 settembre, avrebbe un grande bisogno di nuove risorse, anche considerato che solo il 38 per cento delle scuole pubbliche italiane ha un certificato di agibilità.
La seconda novità è che, paradossalmente, il Pnrr dovrebbe apportare alla scuola nuove risorse, in particolare per i piccoli nella fascia 0-2 anni, grazie ai finanziamenti dell'Unione Europea. Invece, in questo caso, si è deciso di sottrarre dei fondi all'edilizia per la scuola pubblica e destinarli alla realizzazione di nuovi asili nido. Per carità, nulla di illecito, però qualcosa da ridire potrebbero averlo i sindaci dei comuni, specialmente quelli colpiti da calamità naturali, come alluvioni e terremoti, che si ritrovano con scuole inagibili da mesi o da anni e che magari avrebbero potuto sfruttare quei soldi per riqualificare i luoghi dell'istruzione e dell'educazione scolastica.