Israele: “Attaccati oltre 300 obiettivi di Hamas in 24 ore”
Israele annuncia operazioni delle Idf, effettuate nelle ultime 24 ore, contro centinaia di obiettivi militari di Hamas, che controlla la Striscia di Gaza, e l'uccisione di "terroristi". Secondo le notizie diffuse dalle Idf e riportate dal Jerusalem Post, sono finiti nel mirino circa 300 obiettivi, anche postazioni per il lancio di missili anticarro e razzi, tunnel e siti militari del gruppo che il 7 ottobre ha sferrato il terribile attacco in Israele. Sarebbero almeno 50 le persone morte nei raid notturni di Israele sulla Striscia di Gaza, secondo fonti palestinesi. Israele "non cesserà il fuoco" contro il movimento islamista palestinese Hamas. Lo ha detto il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, nel corso di una conferenza stampa. «C'è un tempo per la pace e un altro per la guerra: questo è il tempo della guerra - ha affermato Netanyahu -Non abbiamo voluto noi questa guerra ma la porteremo al termine fino alla vittoria», ha poi aggiunto il premier israeliano, sottolineando che «ogni Paese civile dovrebbe stare dalla parte di Israele e richiedere ad Hamas il rilascio degli ostaggi senza condizioni». In precedenza, Netanyahu aveva spiegato in apertura del consiglio dei ministri che la guerra è entrata nella sua terza fase. «La prima fase era stata quella del contenimento, la seconda quella del martellamento dal cielo, che continua ancora, e adesso, invece, l'estensione della penetrazione via terra nella Striscia di Gaza», aveva affermato il premier israeliano.
Meloni chiude sulla manovra. Adesso l’intesa alla prova delle Camere
Le risorse sono poche, tanto che i ministeri dovranno tirare la cinghia per 2,5 miliardi in tre anni. E tempo da perdere ce n'è ancora meno. Con questo imperativo Giorgia Meloni chiude l'intesa con gli alleati sulla manovra che arriva in Parlamento, con pochi ritocchi rispetto alle intenzioni inziali ma qualche sorpresa come l'Iva sui pannolini che non andrà più al 22% come in tutte le bozze circolate nelle due settimane trascorse dal varo della legge di Bilancio. Ma al 10% come la tampon tax e gli altri prodotti per l'infanzia. Limature, piccole modifiche che però placano, almeno per il momento, Lega e Forza Italia che possono rivendicare il mantenimento di quota 103, sorvolando sulle forti penalizzazioni, e le precisazioni sulla cedolare per gli affitti brevi. Che comunque aumenta al 26% dalla seconda casa in poi ma sarà accompagnata da un codice anti-sommerso che consentirebbe, nei primi calcoli, di portare fino a un miliardo in più al taglio delle tasse. Le dichiarazioni bellicose della vigilia, al vertice a Palazzo Chigi cedono alla realpolitik: il debito italiano è sotto la lente delle agenzie di rating, i venti di guerra, su due fronti, non lasciano troppo spazio all'ottimismo. Bisogna rimanere coi piedi per terra, pensare che l'orizzonte è quello della legislatura ed evitare sbavature che minino quella immagine di "compattezza e determinazione" indispensabili in una fase così delicata. Il vertice dura un'ora. Quasi più di quanto è servito al Cdm per approvare la manovra. Ma Meloni vuole essere sicura che non ci saranno altri distinguo prima di inviare in nottata - dopo la bollinatura della Ragioneria e l'autorizzazione di Sergio Mattarella - il testo al Senato, dove la manovra inizierà il suo iter parlamentare. Confermate le principali misure, dal taglio del cuneo (non sulla tredicesima) alla decontribuzioni per le mamme lavoratrici con due o tre figli, ai fondi per il Ponte sullo Stretto. Non cambia di molto la stretta sulle pensioni, così come gli interventi sulla casa. Concede poco, la premier, e ottiene in cambio la rassicurazione che la maggioranza non presenterà emendamenti (e non alimenterà altre polemiche). Un unicum, negli anni più recenti. Fatta eccezione per l'ultima manovra del governo Berlusconi, nel 2011.
Venerdì il premierato al Consiglio dei Ministri
L'elezione diretta del premier dopo 10 mesi arriva alla penultima casella. Venerdì la riforma costituzionale sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri, dopo il via libera dei leader di maggioranza riuniti a Palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni. A quel punto per il disegno di legge costituzionale si aprirà la strada del Parlamento, con i suoi quattro passaggi tra Camera e Senato. Per la sua madrina, la ministra delle Riforme Elisabetta Casellati, è «un grande passo avanti» che consentirà alla «riforma delle riforme» di dare stabilità al Paese e «restituire centralità al voto dei cittadini». Il vertice a palazzo Chigi ha 'sdoganato' un testo che ha trovato d'accordo i quattro partiti che sostengono l'esecutivo, rappresentati al tavolo da Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi. Superate dunque le tensioni che negli ultimi mesi hanno messo in contrapposizione il premierato - considerata una legge bandiera di Fratelli d'Italia - con la riforma dell'autonomia spinta dalla Lega e che potrebbe avere il primo ok del Senato entro la fine dell'anno. A parte l'elezione diretta del premier, tra le principali novità della riforma spicca l'addio ai senatori a vita nominati per «alti meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario». Così quella di Liliana Segre rischierebbe di essere l'ultima nomina a senatrice a vita da parte del Quirinale. E il capo dello Stato perderebbe una sua prerogativa, a volte criticata per il peso che i senatori a vita hanno nelle dinamiche parlamentari.
Landini: “Così il governo soffoca i lavoratori”
Il gioco si fa duro. «Durissimo», conferma in una intervista alla Stampa il segretario della Cgil, Maurizio Landini. Ce l'ha con la manovra del governo Meloni "senza respiro sociale". Per questo corre verso la piazza, perché «quando la democrazia viene messa in discussione la risposta si ottiene praticando la democrazia». La protesta è inevitabile e protesta sarà, assicura il capo del primo sindacato del Paese. «Con la Uil abbiamo proclamato uno sciopero nazionale di otto ore e manifestazioni articolate in tutta Italia. Si inizia il 17 novembre e si finisce il primo dicembre. Non se ne può più, è chiaro. La misura è colma. Non c'è scelta». Per il governo la manovra ha ampia valenza sociale. «Non è vero. Sono balle! La manovra toglie il respiro al mondo del lavoro, ai pensionati, ai cittadini in difficoltà. Per prima cosa, non affronta la questione salariale. Il governo, invece che intervenire là dove è partita l'inflazione, cioè dai profitti, taglia sul fronte di lavoro e salari. Senza contare che colpisce la sanità, le pensioni e aumenta le tasse". Meloni e Salvini giurano di aver ridotto l'imposizione: «Non è così. La legge delega non allarga la base imponibile, mette in discussione il principio della progressività, non combatte l'evasione fiscale, non interviene con decisione sulle rendite finanziarie e immobiliari. Non si liberano le risorse necessarie per investire nella sanità pubblica e la scuola, per far ripartire il Paese». E' sceso il cuneo fiscale: «Quello c'era già ed è un provvedimento temporaneo. Lo avevamo ottenuto con gli scioperi già al tempo del governo Draghi».
Putin accusa Kiev: ispira pogrom in Russia
Lo spettro di una guerra religiosa sul territorio russo, con la relativa minaccia di una frantumazione del Paese, torna ad affacciarsi a Mosca 30 anni dopo l'inizio del conflitto ceceno. Un giorno dopo l'attacco di centinaia di persone ad un aeroporto nella repubblica caucasica a maggioranza musulmana del Daghestan, per l'arrivo di un aereo da Israele, il presidente Vladimir Putin ha riunito il governo e i vertici degli apparati di sicurezza per far fronte all'emergenza. Ed ha lanciato un attacco durissimo al suo principale nemico ed ai suoi alleati: l'Ucraina, guidata dai suoi "benefattori occidentali" sta cercando di "ispirare pogrom" in Russia. Accusa respinta al mittente da Kiev. «Gli eventi di Makhachkala sono stati ispirati, anche attraverso i social network, dalle mani degli agenti dei servizi speciali occidentali, non da ultimo dal territorio dell'Ucraina", ha tuonato lo zar, rinnovando le accuse agli occidentali di voler "destabilizzare e dividere» la società russa. Immediata la replica di Kiev. Quello delle autorità russe è soltanto un tentativo di "deviare le responsabilità», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Oleg Nikolenko. Secondo cui gli eventi in Daghestan "riflettono un radicato antisemitismo nelle élite e nella società russe".