La manifestazione

«Ci meritiamo di stare bene»: studenti in piazza per la salute mentale

di Chiara Sgreccia   14 marzo 2023

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Nella giornata per la prevenzione dei disturbi alimentari, i ragazzi si danno appuntamento a Roma. Per chiedere che il benessere psicologico smetta di essere solo orpello per la politica: «Non conosco più nessuno che non soffra»

«Praticamente non conosco più nessuno che dice di stare bene», spiega Tullia Nargiso, della Rete degli studenti medi del Lazio, tra le organizzatrici della manifestazione del 15 marzo di fronte al ministero della Sanità in occasione della giornata del Fiocchetto Lilla, per la prevenzione dei disturbi alimentari.

 

«Come sindacato degli studenti siamo molto preoccupati. Sentiamo l’angoscia di dover affrontare il tema della salute mentale perché stiamo male. Il malessere psicologico tra i giovani è un problema diffusissimo. Lo diciamo da tempo ma restiamo inascoltati. Così abbiamo pensato di scendere in piazza per rivendicare un diritto che dovrebbe essere di tutti, quello alla salute. Non vogliamo promesse vuote o pacche sulla spalla ma che la politica ascolti le nostre voci e trasformi la rabbia in misure che migliorino la vita delle persone».

 

La Rete degli studenti medi si era già fatta promotrice dell’indagine “Chiedimi come sto” sul benessere durante la pandemia da cui era emersa una situazione disastrosa: il 26,4 per cento degli oltre 30 mila studenti intervistati ha pensato seriamente di lasciare gli studi. Il 14,5 percento ha dichiarato di aver avuto episodi di autolesionismo. «Ma dalla pandemia a oggi non è cambiato quasi nulla. Lo dimostrano i dati che dicono, ad esempio, che il bonus psicologo è riuscito a coprire solo il 10 percento delle richieste. E gli altri?», chiede Nargiso.

 

«Porteremo in piazza attraverso i nostri corpi la rabbia verso chi dopo così tanto non è riuscito a dare delle risposte concrete. Dimostreremo di essere capaci di proporle noi quelle risposte. Che ci si può prendere cura dell’altro, si può combattere la competitività sfrenata di questo sistema», scrivono gli studenti sui social.

 

Durante la manifestazione che è nata come iniziativa regionale ma ha acquisito carattere nazionale grazie al grande numero di adesioni da parte di associazioni, movimenti e collettivi, gli studenti aprono anche spazi per la condivisione: «Vogliamo momenti di dibattito in cui le persone possano spiegare come stanno, raccontare le loro esperienze, per confrontarci».

 

In Italia sono più di tre milioni le persone che soffrono di disturbi legati all’alimentazione. Di questi oltre il 30 percento ha meno di 14 anni. Anoressia, bulimia e binge eating sono malattie soprattutto dei più giovani, tra i 12 e i 25 anni. Di cui, come si legge sul sito del Ministero dell’istruzione, soffrono sempre più persone, soprattutto da quando c’è stata la pandemia: si abbassa l’età di esordio e si alza la soglia fino a cui è possibile ammalarsi.

 

«I disturbi dell’alimentazione e della nutrizione sono sempre più diffusi, colpiscono fasce sempre più giovani della popolazione e, se non diagnosticati e trattati precocemente, tendono a cronicizzare con effetti gravi su tutto l’organismo, a volte anche letali», ha detto Simona Pichini, responsabile facente funzione del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità.

 

«Vorremmo che il 15 marzo diventasse una giornata simbolo non solo per la lotta ai disturbi alimentari ma per la tutela del benessere psicologico nella totalità. Come come lo è il 25 novembre per il contrasto alla violenza sulle donne. Perché è il momento di riconoscere che la salute mentale è salute», conclude Nargiso.