Quasi duemila a Padova, persino di più a Trento e in Abruzzo. «Ma è impossibile fare una panoramica nazionale perché mancano i dati. E anche i fondi per coprire i sussidi all’istruzione previsti dal Pnrr», denuncia l’Udu. Che attende risposta dal Mur

Avrebbero dovuto ricevere più soldi. E sarebbe dovuta essere più ampia la platea degli studenti che può beneficiare del sostegno economico che Mur e Regioni erogano per garantire a tutti l’accesso all’istruzione universitaria. Anche per rispettare gli obiettivi del Pnrr. Invece migliaia di universitari restano senza borsa di studio. 

 

«È impossibile fare una panoramica completa a livello nazionale perché non ci sono i dati», spiega Alessia Polisini, dell’Unione degli universitari, la più grande associazione di studenti e studentesse dell'università in Italia, «ma tra ritardi e mancate erogazioni sono tanti gli studenti a cui non è garantito il diritto allo studio».

 

Secondo il decreto del ministero dell’Università e della Ricerca n. 1320 del dicembre 2021, già da quest’anno per gli studenti fuorisede l’importo della borsa di studio è cresciuto di 900 euro. Per i pendolari di 700. Per gli universitari in sede l’aumento è stato di 500 euro. Sono stati ampliati anche i limiti di reddito, Isee e Ispe, visti anche i fondi per garantire la parità d’accesso all’istruzione previsti dal Pnrr. Finanziamenti, però, che per l’Udu sarebbero insufficienti «non solo per garantire la copertura totale di tutti gli idonei (gli studenti che rispettano i requisiti per ottenere la borsa di studio ndr), che attualmente si attesta appena all’85 percento, ma anche la garanzia dell'applicazione dei Livelli essenziali delle prestazioni da parte delle Regioni».

 

E infatti: se da un lato aumentano gli importi e la quantità degli universitari che potrebbero ottenere le borse di studio, dall’altro crescono anche i ritardi nella loro erogazione e soprattutto sale il numero di studenti idonei ma non beneficiari. Cioè di quelli che non avranno i soldi che dovrebbero servirgli per sostentarsi mentre completano il percorso di studi, anche se ne avrebbero diritto. 

 

Solo all’Università di Padova, quest’anno le matricole rimaste senza borsa di studio sono 1.955. Su 3.871 studenti idonei, più della metà è rimasto fuori nonostante avesse i requisiti necessari per ricevere sostegno economico. «Fino a qualche giorno fa erano 2.500. Dopo gli ultimi ripescaggi la situazione è questa. E credo che resterà così. Alcuni studenti hanno trovato lavoro e quindi riescono a mantenersi, altri se ne sono dovuti andare», spiega Samuele Dalla Libera, rappresentante degli studenti nel Cda dell’università di Padova.

 

«Dal 2016 l’Unipd era riuscita a debellare la figura dell’idoneo non beneficiario anticipando i fondi per le borse di studio che poi la Regione Veneto restituiva in ritardo. Ma quest’anno non è stato possibile perché si parla di troppi soldi: visto l’aumento degli importi, delle soglie di reddito e che dopo il Covid-19 sono cresciute le richieste per il supporto economico, neanche l'Università è riuscita a tappare il buco. Così in tanti sono rimasti senza borsa». Tra questi c’è Paola, studentessa 19enne iscritta a Scienze politiche: «Nonostante sia risultata idonea non ho mai ricevuto la borsa di studio. Per quest’anno ormai non l’avrò. Ho trovato lavoro in un bar, grazie a questo posso pagarmi l’affitto nell’appartamento che condivido con altri due ragazzi qui a Padova. Così continuo a studiare. Ma tanti miei conoscenti hanno rinunciato».

 

Le borse di studio, però, non mancano solo in Veneto. Anche a Trento ci sono circa 2.500 studenti che non hanno ancora ricevuto la seconda rata del sostegno che gli spetterebbe. Come spiega Lorenzo Emer, rappresentante della lista Unitin nel Cda di Opera, l'ente per il diritto allo studio della Provincia autonoma di Trento: «Quest’anno Opera ha aumentato gli importi delle borse di studio grazie alle risorse previste dal Pnrr. Ma siamo ad aprile 2023 e i fondi non sono ancora arrivati. E non ci sono informazioni chiare su quando e come arriveranno. Così mentre gli studenti che abitano nelle residenze universitarie hanno avuto la proroga per l’affitto, i fuorisede che hanno contratti con privati non sanno come pagare. Ci arrivano in continuazione segnalazioni e richieste di supporto. Credo che questo sia un problema gravissimo che mette in discussione l’universalità del diritto allo studio. Se la situazione non cambia in molti saranno costretti ad andarsene, Trento è una città costosa».

 

I ritardi e la confusione per l’assegnazione delle borse di studio caratterizzano anche l’Abruzzo dove, come spiega la consigliera regionale Barbara Stella ci sono circa 600 studenti dell’Università di Chieti-Pescara che devono ancora ricevere l’importo previsto per lo scorso anno accademico, il 2021-2022. «È una situazione che va avanti da anni: la Regione non riesce a garantire l’erogazione di tutte le borse di studio nei tempi congrui perché il governo regionale non programma in tempo le risorse necessarie. Così ci sono studenti idonei che aspettano anche un anno prima di ricevere il sostegno, con il rischio che rinuncino agli studi. O che si spostino in altre Regioni in cui il loro diritto all’istruzione viene garantito. Ad oggi ci sono 2.343 studenti idonei che non hanno ricevuto un euro. Le somme che la Regione ha stanziato non sono sufficienti a coprire tutte le borse di studio».

 

All’Università de L’Aquila sono 650 gli studenti rimasti senza i soldi necessari per proseguire il percorso di formazione. «È paradossale, ci sono universitari senza borsa nonostante la Regione abbia già utilizzando una parte dei fondi Pnrr che invece doveva servire per il prossimo anno», denuncia Giacomo Piccolo dell’Udu L’Aquila, che aggiunge «a questo si sommano i ritardi nell’erogazione dei sostegni anche per chi è risultato beneficiario, a causa della mancanza di una programmazione chiara da parte della Regione». L’avvocato Paola Di Salvatore, direttrice appena insediata dell’Adsu, l’azienda per il diritto agli studi universitari del L’Aquila, però, sottolinea: «Dopo aver parlato con gli studenti e con il Rettore ho dato disposizioni di scorrimento della graduatoria per immediata erogazione delle borse di studio».

 

Come spiega Polisini, non sono chiare le ragioni della confusione, dei ritardi e delle mancanze. «Da un lato avevamo capito che i fondi erano stati erogati ma dall’altra parte ci sono enti che dichiarano di non averli ricevuti. Non si riesce ad avere una panoramica chiara su come procede l’erogazione delle borse di studio sul territorio nazionale. Per questo abbiamo anche fatto un’interrogazione alla ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini. Per sapere lo stato attuale dell’erogazione delle borse di studio: quale sia il numero degli aventi diritto, quanti seppur sono risultati idonei sono non beneficiari, quali altre misure verranno adottate per raggiungere l’obiettivo fissato dal Pnrr di 300 mila studenti beneficiari entro la fine del 2023. Quali ulteriori fondi verranno messi in campo per garantire la copertura totale delle borse e anche gli aumenti degli importi previsti per il prossimo anno, visto l’adeguamento all’inflazione che dovrà esserci».

 

Per ora dal Ministero nessuna risposta, mentre per migliaia di persone il diritto all’istruzione non è più una garanzia. E così anche l’uguaglianza di tutti i cittadini sancita dalla Costituzione.