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31 luglio, 2025Articoli correlati
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Il Pianeta è incandescente: c’è un’immagine della Terra avvolta dalle fiamme sulla copertina del nuovo numero de L’Espresso. “Ma che caldo fa”, è il titolo, che richiama un’indimenticabile canzone di Nada. L’articolo di Daniele Mastrogiacomo parte dalle contraddizioni che incombono sui preparativi per la Cop 30, tra allarmi in aumento per gli effetti del riscaldamento globale e governi che, a partire dal Brasile riguardo all’Amazzonia, fanno marcia indietro sugli impegni già presi.
Gli esseri umani si comportano come se fossero i padroni della Terra ma sono solo ospiti, ammonisce il filosofo Giacomo Marramao, mentre il direttore Emilio Carelli nel suo editoriale punta il dito contro il potere che nega l’evidenza del cambiamento climatico. E Beatrice Dondi racconta come il negazionismo climatico infesti anche le trasmissioni di meteorologia.
A spingere per la dissennata marcia indietro antiambientalista è Donald Trump, spiega a Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni l’ex direttrice dell’Ente per la protezione dell’ambiente Gina McCarthy: ma gli effetti del cambiamento del clima si fanno sentire nell’aumento dei melanomi (lo racconta il dermatologo Mirko Frasca a Marco Roberti). E mentre De Marzo invita gli aspiranti ecoattivisti a iscriversi al festival in programma dal 5 settembre sul lago di Bracciano, Diletta Bellotti mette in evidenza come la personalizzazione della lotta sia un modo per sminuirne l’importanza: come se fosse solo una fissa di Greta Thunberg.
La pagina politica mescola interni ed esteri con una disanima della guerra commerciale sui dazi voluti dagli Usa contro l’Europa (di Giuliano Torlontano, con un commento di Sebastiano Messina) mentre un articolo di Vincenzo Giardina rispolvera gli accordi di Helsinki, che 50 anni fa aveva posto le basi per quegli Stati Uniti d’Europa a cui l’Espresso ha dedicato una copertina a metà luglio. E mentre i magistrati fanno i conti con la separazione delle carriere (Anna Dichiarante ne parla con Luca Milani dell’Anm di Milano) e Carlo Cottarelli mette in guardia la sinistra contro i rischi di un referendum, il pianeta carceri continua a fare acqua, tra cure negate ai detenuti (ne scrive Serenella Bettini) e giustizialismo all’americana sognato da Nordio (di Franco Corleone). E su tutto questo incombe lo spreco di denaro per i centri di detenzione in Albania tanto voluti da Re Giorgia (ne scrive Enrico Bellavia).
Le inchieste partono dai costi vergognosi per la Pedemontana (di Gianfrancesco Turano), passano per il trattamento di favore del governo verso l’Anas (Sergio Rizzo) e per il dramma delle famiglie sgomberate dalle Vele di Scampia ma rimaste senza casa (Lorenzo Sorrentino). Mentre la criminalità organizzata cerca di mettere le mani sui nostri dati sanitari (lo denuncia Mariapia Ebreo), i cittadini esasperati dai borseggiatori si affidano a una app che è al limite dell’odio etnico e della gogna mediatica (Marica Fantauzzi) e l’industria del lusso continua a costruire ricchi profitti sul lavoro di persone senza tutele (Barbara Battaglia). Intanto si avvicina il 45esimo anniversario della Strage di Bologna, ed è sempre più evidente che i servizi segreti, se solo avessero voluto, avrebbero potuto impedire l’attentato (ne scrive Paolo Biondani).
Geopolitica e tecnologia si uniscono nell’inchiesta di Glauco Benigni su come le aziende della Silicon Valley aiutano Israele nella guerra di sterminio a Gaza. E mentre Matilde Moro rivela una nuova rete di estorsioni ai danni dei migranti, Massimiliano Panarari punta il dito contro la cortina di fumo alzata dalla Casa Bianca per difendere Trump dal caso Epstein. Eugenio Occorsio analizza pregi e difetti di Horizon, il fondo della Ue che finanzia le imprese più innovative, Marco Montemagno spiega come funziona la nuova legge europea sull’Intelligenza artificiale che entra il vigore il 2 agosto. E Maurizio Di Fazio firma un elenco di consigli pratici per i giovani expat che scelgono di tornare in Italia.
E L’Espresso chiude con una lunga chiacchierata con Oliver Stone (di Claudia Catalli) e un album fotografico firmato da Tiziana Faraoni che rievoca lo sbarco sulla Luna. Nicola Zanella fa il punto sull’arte sacra 2.0, il famoso illustratore Gipi racconta a Tiziana Ferrazzoli come è nato il suo primo romanzo senza immagini e Melania Mazzucco spiega a Marisa Ranieri Panetta perché ama tanto gli affreschi del Tintoretto nella Scuola di San Rocco a Venezia.
Spunti di conversazione o di meditazione: la solitudine oltre i social media (ne scrive Roberto Barzanti), la musica che denuncia gli orrori della guerra (Bruno Ployer parte dalla Settima Sinfonia di Šostakovič), le conseguenze dei tagli alla cultura (ne scrive Loredana Lipperini, ma è un tema che torna quasi ogni settimana nelle recensioni di teatro di Francesca De Sanctis).
Quanto all’inarrestabile genocidio perpetrato da Israele, lo sgomento dilagante («Come si può essere felici sapendo che a Gaza i bambini vengono falcidiati mentre in fila aspettano di prendere un po’ d’acqua o un pezzo di pane?», si chiede un lettore 85enne nella pagina delle lettere curata da Stefania Rossini) trova un argine nella letteratura grazie a Paolo di Paolo: che accosta “I sommersi e i salvati” di Primo Levi agli “Atti umani” della Premio Nobel coreana Han Kang.
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