La protesta in tenda

L’Italia sta sprecando i fondi del Pnrr che dovevano servire alle residenze per studenti

di Chiara Sgreccia   18 maggio 2023

  • linkedintwitterfacebook

Lo studio dell’Unione degli Universitari smonta il piano del governo: i 960 milioni di euro che dovrebbero permettere di arrivare a 105 mila posti letto entro il 2026 «per la maggior parte finiscono nelle mani dei privati. E con i costi attuali si creeranno solo 10 mila posti per i ragazzi»

«Diritto al profitto. Ecco come l’Italia sperpera i fondi del Pnrr». Non è solo il grido degli studenti che hanno piantato le tende davanti alle università, in 17 città, per contrastare il caro-affitti. Per attirare l’attenzione su un problema che esiste da anni, ma che dopo il Covid-19 è esploso rendendo impossibile trovare un posto letto a prezzi accessibili. Ma è anche il risultato di uno studio che l’Udu, l’unione degli universitari, ha condotto sui fondi che il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede vengano stanziati per la realizzazione di residenze universitarie.


960 milioni di euro per raggiungere 105 mila posti letto entro il 2026. Per crearne 60 mila in più rispetto ai 40 mila che ci sono già oggi. Con l’obiettivo di favorire l'accesso all’Università. I primi 300 milioni sono già stati erogati e, secondo quanto dichiarato dal ministero dell’Istruzione e della ricerca, sono stati utilizzati per realizzare 7.500 posti letto. «Ma non è vero», spiega Simone Agutoli, responsabile della questione abitativa per l’Udu. «I nuovi sono meno di 5 mila. Molti erano posti letto già esistenti che, semplicemente, sono stati censiti per la prima volta. A nostro parere, il Ministero non ha realmente raggiunto l’obiettivo preposto, ma ha realizzato una finzione sulle spalle degli studenti fuorisede. Ci chiediamo se la Commissione Europea sia consapevole di quanto successo».

Tratto dallo studio di Udu «Diritto al profitto». Il grafico mostra come i posti letto negli studentati siamo aumentati di poco dal 2011 a oggi. Secondo Cassa depositi e prestiti gli studenti fuorisede sono 830 mila. I posti letto nelle residenze pubblioche sono 40 mila.

Come chiarisce l’Udu, anche la destinazione d’uso delle residenze universitarie e le modalità attraverso cui vengono assegnate le risorse sono aspetti ambigui, «servono chiarimenti. Il 75 percento dei posti letto finanziati finora, circa seimila, sono stati realizzati dai privati. Che sono sostanzialmente liberi di destinarli o meno al diritto allo studio. Il ministero raccomanda “prioritariamente” di assegnare i posti sulla base delle graduatorie di merito e di diritto allo studio ma non ci sono vincoli giuridici. (La normativa precedente, contenuta dal Dm n.937 del 2016, prevedeva che almeno il 20% dei posti letto co-finanziati dallo Stato dovevano “obbligatoriamente” essere destinati a studenti in stato di necessità ndr). Non è esplicitato il prezzo a cui devono essere forniti gli alloggi. Non è proibito l’uso promiscuo, quindi il fatto che vengano affittati anche ai turisti, non è chiarito il tempo per cui devono fornire i posti letto alle università. Abbiamo anche stimato i costi: un posto letto pubblico destinato al diritto allo studio costa in media 40mila euro, mentre i privati vengono finanziati per 150mila euro. Il risultato? Se il Governo andrà avanti così, prevediamo che i 960 milioni di euro porteranno alla realizzazione di un numero di posti letto per il diritto allo studio che potrebbe essere inferiore ai 10mila».

 

Dallo studio «Diritto al profitto», si capisce, ad esempio, che il soggetto privato protagonista della prima tranche di finanziamenti del Pnrr è stato Camplus: «un soggetto che gestisce un patrimonio immobiliare di più di 700 milioni di euro». E che i costi che gli occupanti devono pagare per ogni stanza sono variabili e non basati su un canone calmierato comune: «Dai 230 euro de L’Aquila, agli 800 di Milano o Bologna, ai 900 di Venezia. I prezzi variano in base agli andamenti dei mercati locali e non sono accessibili per tutti. È vero che anche gli enti privati possono prevedere le agevolazioni o borse di studio. Ma i costi sono evidentemente molto più alti rispetto a quelli del pubblico».

 

La ministra dell’Università e Ricerca Anna Maria Bernini nel pomeriggio di giovedì 18 maggio incontrerà il Consiglio nazionale degli studenti universitari, il Cnsu, per un confronto. «Vorremmo che la nostra analisi venisse confermata. È scandaloso che i soldi siano andati ai privati pur di far risultare posti letto. Se è così, è necessario intervenire per bloccare i finanziamenti. Chiediamo che venga fatto un piano per la realizzazione di studentati pubblici. Abbiamo stimato che serviranno circa 3 miliardi di euro che negli anni successivi verranno restituiti. Pensare di finanziare le nuove residenze con soli 960 milioni in tre anni è irrealistico. E infine vorremmo che le partnership tra pubblico e privato fossero sane. Con il pubblico che detta le regole e il privato che segue. Non il contrario», conclude Agutoli mentre le proteste degli studenti non si bloccano: venerdì si aggiungeranno decine di nuove tende a quelle che già ci sono davanti all’Università di Verona, dove si terrà l’inaugurazione all’anno accademico con la partecipazione della ministra Bernini. «Valuteremo l’incontro sulla base delle risposte che ci fornirà la ministra. Non ci fermiamo perché proviamo a fare il possibile affinché il Pnrr non si riveli un’altra occasione sprecata».