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La triste fine del calciomercato: l'asta dei sogni è diventata la stampella dei bilanci
L'ultima sessione di riparazione ha visto circolare nomi sconosciuti ai più e operazioni quantomeno bizzarre dal punto di vista economico. Forse sarebbe il caso di riformarlo
Fate conto, la stessa faccia di quando uno a Sanremo si vedeva spuntare Cionfoli, Giovanni Truppi o Jo Chiarello - o quest’anno Maninni, Il Tre o La Sai - e gli veniva spontaneo: “Oh, ma chi li ha mai sentiti questi?”. Ecco, l’effetto “mai coperti” è ormai lo stesso del calciomercato appena concluso, o comunque della maggioranza dei calciatori che si muovono in genere da una squadra all’altra, in estate e inverno. Un grande, fluido, invalutabile blob di Perfetti Sconosciuti.
Qualcuno conosce Suslov, Pasalidis o Ankeye? Capita sempre più spesso ormai che nemmeno gli allenatori li conoscano e si vedano scaricati sul campo giocatori facenti parte dei soliti giri di procuratori e mediatori - nel 2023 la Fifa ha registrato un record di sole mediazioni ufficiali e sui soli trasferimenti internazionali da una federazione nazionale a un’altra, di 814 milioni - che sono di fatto gli unici a tirare le fila del mercato. Anzi ormai il potere opaco che ha preso il football in ostaggio.
Sotto qualche raro nome noto, una massa di ignoti ai più che danno la sensazione di un calcio italiano che arranca, con un mercato di “riparazione” - si chiamava così una volta la sessione invernale del calciomercato - dalle suola sfondate e continuamente risuolato dal calzolaio, superindebitato e con le pezze al sedere, che si arrabatta con i conti e spesso li trucca pure. Senza entrare troppo nel tecnico, sapete qual è il nome di maggior spicco che probabilmente avrete già sentito, giocatore del giro della nazionale, della sessione appena chiusa? Il Gallo Andrea Belotti finito in prestito dalla Roma alla Fiorentina per 750.000 euro: 3 gol segnati quest’anno, e 0 (zero) l’intero campionato scorso. Quando era al Torino, Cairo disse che valeva 100 milioni, ed effettivamente gli impose una “clausola rescissoria” di tale ammontare, ma non ci fece un euro. Mai diventato una superstar e ora in evidente declino. Nel giro di pochi anni sono svaniti i gol e pure i milioni. Pazienza, si ricicla e si va avanti.
È un calcio da Banco dei Pegni, la maggioranza dei giocatori sono in prestito, che è come dire in affitto. Poi alla fine dell’affitto, di solito, il calciatore lo puoi riscattare come un appartamento a una cifra fissata, e quello che hai già pagato di si sconta. La Fifa ha stretto molto i cordoni del regolamento causa un eccesso di prestiti - non è proprio regolare giocare una partita contro tre o quattro giocatori di tua “proprietà” ma tesserati per il tuo avversario, perché il giocatore potrebbe esserne condizionato - eppure su 153 trasferimenti di questo calciomercato 89 sono ancora prestiti. La maggioranza. A questo giro inoltre sono incredibilmente spariti i ricchissimi e inquietanti fondi dell’Arabia Saudita. Dopo l’estate delle follie, e dei milioni a gogo, il silenzio assoluto e il timore che la bolla si stia già sgonfiando. Meno sceicchi, meno soldi. La maggioranza degli affari tra club italiani o in entrata e in uscita dall’Italia sono da pochi milioni, quasi tutti giovani, soprattutto stranieri (92). E pensare che lo stop al Decreto Crescita nel calcio, e quindi l’abolizione dello sconto fiscale sullo stipendio dei calciatori provenienti dall’estero, ha persino ridotto e scoraggiato le trattative con gli stranieri. Ma generalmente l’essere giovane e straniero è la condizione migliore per farci una plusvalenza sopra. Quando le plusvalenze non sono artefatte, non sono certo lo sterco del demonio, anzi la certificazione che si è lavorato bene, che un giocatore è cresciuto e che il suo valore è aumentato. Fino a quando un tribunale o una Corte Europea non smantellerà il calciomercato così come lo conosciamo dai tempi del Gallia a Milano negli anni 50 a oggi, con una nuova sentenza Bosman, ci saranno calciatori sotto contratto comprati e venduti col loro consenso e qualcuno che ci lucrerà sopra come in Borsa.
Non è più certo il “mercato delle vacche” come denunciò l’avvocato sindacalista dei calciatori Sergio Campana, che spedì i carabinieri all’Hotel Leonardo da Vinci a Milano (4 luglio 1978), ma insomma oggi il mercato è più una partita di giro nei bilanci, che un fatto di gol e di dribbling. È capitato negli anni 2000 che al calciomercato invernale cambiassero maglia o arrivassero in Italia anche grandi nomi come Stankovic, Ronaldo il Fenomeno, Thiago Silva, Beckham, Luca Toni, Pandev, Cassano, Barzagli, Balotelli, Nainggolan, Salah, Ibrahimovic, Vlahovic. Oggi i nomi più importanti casomai escono e vanno all’estero, e qui girano scartine e belle speranze. In Serie A il bilancio parla di circa 25 milioni entrati dal football estero a gennaio.
Il problema del calciomercato è che di fondo sta perdendo il suo ruolo tecnico, come se avesse tradito il suo scopo primario, e cioè quello di rinforzare una squadra, soprattutto quelle che puntano ai grandi traguardi. C’è un lato sempre più importante decisamente ed esclusivamente finanziario, senza contare tutto quello che non non si capisce. La Juventus, impegnata nella corsa scudetto, ha fatto pochissime operazioni, tra queste l’ingaggio in prestito del giovanissimo Carlos Alcaraz, argentino, prelevato dal Southampton. È un centrocampista, dicono, di grande talento. Transfermarkt, il più autorevole sito internazionale di statistiche e quotazioni di calciomercato, gli dà una valutazione attuale di circa 15 milioni. Ebbene per il prestito fino a maggio la Juve paga 3,9 milioni (prestito, bonus vari e ingaggio) per soli 4 mesi. E se poi volesse riscattarlo, dovrebbe pagare, 49,5 milioni di euro. Cifra che la Juventus non pagherà mai. Se una ragione tecnica può esserci - la Juve ha effettivamente bisogno di un centrocampista - le cifre così come stanno sono inspiegabili.
Il mercato ha un lato oscuro ed è la pompa di sentina attraverso cui passa tutto lo spurgo del sistema. Il Verona in crisi finanziaria, travolto dall’inchiesta giudiziaria che riguarda il presidente Maurizio Setti, indagato per bancarotta fraudolenta, e con l’intero pacchetto azionario sotto sequestro, ha venduto a gennaio gran parte della squadra, precisamente 14 giocatori: Mboula, Amione, Saponara, Braaf, Djuric, Gunter, Doig, Ngonge, Faraoni, Hongla, Kallon, Terraciano, Hien, Baldo. Il Verona e l’allenatore Baroni per adesso resistono, ma è una situazione insostenibile, paradossale, quasi da mettere in dubbio la regolarità stessa del campionato.
Il calciomercato ha sempre un grande richiamo mediatico, ma sta mutando e diventando altro. La più famosa trasmissione tv del settore - “Calciomercato, l’originale” su Sky Sport, condotta dal bravo Alessandro Bonan e con Gianluca Di Marzio come straordinario dispensatore di news ma anche terribilmente a corto di personaggi e campioni che che si muovano - per fare lo slalom tra ignoti ha ormai riempito la sua ora notturna di pianoforte in diretta, collegamenti da località invernali, libri, cultura, battute, grande atmosfera, caminetti, ospiti e grandi dialoghi sui massimi sistemi. Calciomercato vero ormai pochissimo.
Altro che macchina dei sogni per i tifosi. Lo schiaffo più brutto questo calciomercato lo ha preso addirittura dalla Formula 1. Nel giorno di chiusura delle trattative la Ferrari ha annunciato l’ingaggio di Lewis Hamilton, il più grande pilota in circolazione, l’asso degli assi. È come se in Serie A fosse piombato all’improvviso Mbappé o Haaland. Figurati…
A Roma sono tutti impazziti per Angeliño, terzino che viene dal Galatasaray, ma fino a quando non ha messo piede a Fiumicino, nessuno lo conosceva e poteva essere benissimo il nome di un personaggio da “Allenatore del Pallone” con Aristoteles e Oronzo Canà. Quelli forse ancora si possono comprare.