A 88 anni, la Chiesa perde il suo 266esimo Pontefice

Non è facile immaginare un mondo senza Francesco, l’uomo diventato Papa, che per oltre un decennio ha inciso in profondità sull’esistenza di persone e Nazioni. Un protagonista della Storia, un potente senza eserciti che tantissimi, cattolici e non, percepivano come una presenza vicina e amica. Alle 7:35 del lunedì di Pasquetta - 21 aprile - è morto Papa Francesco. Il 266esimo Pontefice della Chiesa aveva compiuto 88 anni lo scorso 17 dicembre. Il 14 febbraio, Jorge Mario Bergoglio era stato ricoverato al decimo piano del policlinico Agostino Gemelli. La degenza è durata a lungo per delle complicanze derivate da un'infezione polimicrobica delle vie respiratorie.

 

Il suo pontificato, straordinario secondo tanti punti di vista, ha seguito il programma che il cardinale argentino Bergoglio aveva illustrato ai suoi confratelli cardinali già nelle riservatissime riunioni del Preconclave. Fu quello a convincerli che, nonostante l’età già avanzata, era proprio lui, il cardinale di Buenos Aires, l’uomo adatto a guidare la chiesa nel nuovo frangente storico: il testo letto da Bergoglio parlava di riforme e di cambiamenti, era un appello a un nuovo corso nella chiesa che nell’attenzione agli ultimi e a chi era fuori dallo steccato cattolico poneva il suo fulcro. E così il 13 marzo 2013, dopo un conclave velocissimo seguito alle dimissioni a sorpresa di Benedetto XVI, al balcone centrale della Basilica vaticana si affacciò proprio lui, Bergoglio, primo gesuita e primo latinoamericano della storia a salire sul soglio di Pietro.

La scelta del nome

Già nella scelta del nome, Francesco, che nessuno dei suoi predecessori aveva mai osato scegliere per timore del confronto con il santo di Assisi, era indicata la sua estrema attenzione per i poveri, il desiderio di pace tra popoli, culture e religioni, e il rispetto per la natura. “Essere a favore dei poveri non è marxismo, ma cristianesimo”, spiegherà di fronte ad accuse ricorrenti. E quando dopo l’elezione i due Papi vestiti di bianco, quello in carica e quello emerito, si incontrarono per la prima volta, preludio di una convivenza amichevole e rispettosa, grande fu l’emozione trasmessa da immagini che non si erano mai viste nella bimillenaria storia della chiesa cattolica.

I migranti

Da subito Francesco stupì: decise che i suoi viaggi pastorali dovevano essere fatti principalmente nei luoghi d’ombra, le periferie del mondo. Il primo viaggio lo fece a Lampedusa, lambita da un mare, il Mediterraneo, che definì una tomba d’acqua. Da allora il problema dell’immigrazione divenne un tema scottante del suo pontificato, che gli ha attirato critici e nemici, odi e rancori, anche nel mondo cattolico. E lo ha gettato inevitabilmente nell’agone politico. Per Bergoglio, figlio di migranti italiani partiti in nave per l’argentina, l’emigrazione non è un problema da risolvere, ma una prospettiva di mescolanze inevitabile, e che va gestito con abilità e intelligenza.

I temi contemporanei

Ha dedicato due encicliche all’ecologia, si è scagliato contro la grande finanza quando è spietata, contro un capitalismo che troppo spesso affama invece di creare sviluppo, e il lavoro, la disoccupazione, lo sfruttamento sono stati al centro delle sue preoccupazioni. “Senza lavoro non c’è dignità” ha ripetuto spesso. “Il lavoro è un diritto”. Pur mantenendo costante l’insegnamento che il matrimonio è solo tra uomo e donna, ha avuto estrema attenzione per il mondo gay, ricordando che ogni persona è amata da Dio, e la chiesa deve essere aperta a tutti.

Le opposizioni interne

Come è successo in ogni pontificato moderno, anche nella Chiesa ha avuto molte opposizioni. Il suo ampio programma di riforme ha inciso su interessi e privilegi, alcune sue scelte hanno suscitato perplessità, il suo decisionismo ha creato tensioni, certe posizioni, ritenute non coerenti con la fede cattolica e la sua tradizione, hanno provocato aperta ribellione, anche in alcuni cardinali. Ma una riforma che nessuno ha mai contestato è stata la stretta sulla pedofilia. Un orrore penetrato in tanti luoghi della chiesa, spesso con numeri e coperture insospettabili. Un dramma contro cui Bergoglio, seguendo la strada aperta da Ratzinger, si è impegnato con decisione, facendo dimettere anche vescovi e cardinali che avevano compiuto atti pedofili o non avevano agito con energia contro gli abusi.

Il cristianesimo come avvenimento

C’è chi ha semplificato il pontificato di Francesco riducendolo a slogan, e ogni atto di Bergoglio è stato letto come fosse una rottura con la tradizione. E per questo qualcuno lo esaltava, altri lo criticavano. Ma il cristianesimo, ha sempre ricordato Francesco, ed è l’insegnamento a cui forse era più legato, non è un insieme di precetti morali e di dottrine, ma un avvenimento: Dio che si fa carne e si rende incontrabile. Se lo si riduce a morale, il cristianesimo diventa asfittico e muore, come una ideologia, e non affascina più nessuno, non può cambiare la vita. Invece la vita di questo argentino diventato prete, vescovo, cardinale e infine Papa, dall’incontro con Cristo è stata profondamente cambiata, il cristianesimo lo ha profondamente affascinato. Per questo è stato esempio per tanti, e da tanti, tantissimi, in tutto il pianeta, viene ora, con dolore, rimpianto.

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