Garlasco Horror Show - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Un interesse morboso cavalcato da social e tv, un femminicidio reale trasformato in un film dell’orrore: l’inchiesta infinita sull’assassinio di Chiara Poggi monopolizza l’attenzione del pubblico. Ma dietro alla cronaca nera e alle dispute giudiziarie, rivela L’Espresso, c’è di più. “Garlasco Horror Show” è il titolo del prossimo numero del giornale: dove un’inchiesta di Lorenzo Stasi e Gloria Riva mette a fuoco un tossico intreccio di interessi, affari e intrallazzi di provincia. Un malaffare che coinvolge legali, politici, investigatori, consulenti. “I delitti irrisolti sono lo specchio di un Paese opaco”, commenta Enrico Bellavia, mentre Beatrice Dondi analizza la bulimia televisiva per la cronaca nera e il colonnello dei carabinieri Barbara Vitale spiega ad Anna Dichiarante le strategie che possono prevenire i femminicidi. E il direttore Emilio Carelli dedica il suo editoriale agli hater che sfogano sul web una morbosità malata e non si rendono conto che le parole sono pietre.

 

Domenica e lunedì si vota per i referendum, e dopo la copertina del numero scorso l’Espresso torna a sostenere le ragioni del voto a favore dei cinque quesiti con gli interventi di diversi editorialisti: Diletta Bellotti, Franco Corleone, Giuseppe De Marzo e Sebastiano Messina. Intanto in politica dopo gli insuccessi dei candidati di governo alle amministrative (ne scrive Susanna Turco), all’opposizione nasce la tentazione di elezioni anticipate (di Giuliano Torlontano) e mentre Elly Schlein guarda al congresso (di Marco Antonellis) si fanno nomi di possibili “pacificatori”, a partire dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi (di Goffredo De Marchis). Felice Florio torna sull’accanimento del governo contro la cannabis legale, Sergio Rizzo invece prende spunto da una cittadinanza onoraria a Mussolini per rivelare che tutte le onorificenze di questo genere rischiano di essere annullate perché incostituzionali.

 

Le inchieste dell’Espresso tornano a puntare i riflettori sul calcio: Gianfrancesco Turano e Carlo Tecce raccontano la rete di truffe fiscali che sta mettendo a rischio il prossimo campionato delle serie minori; Gloria Riva spiega perché Enasarco, la cassa degli agenti di commercio, che non potrebbe fare un investimento del genere, sta comprando una squadra di calcio. E dall’Argentina arriva un focus sullo scandalo che ha travolto una magistrata malata di protagonismo e ha portato all’annullamento del processo per la morte di Diego Armando Maradona (di Daniele Mastrogiacomo).

 

Le pagine di esteri danno la parola a un deputato israeliano dell’opposizione, Ayman Odeh intervistato da Jacopo Mocchi, per spiegare che l’occupazione non solo a Gaza ma anche in Cisgiordania mina ogni prospettiva di pace. Gli orrori della guerra li racconta a Lidia Ginestra Giuffrida la chirurga Tiziana Roggio, che è volontaria nell’Ospedale Nasser, uno dei pochi ancora funzionanti: «Nulla può prepararti a Gaza», dice la donna, che poche ore prima dell’intervista aveva amputato la gamba sinistra a una bambina di 7 anni che aveva già perso la destra.

 

Mentre il mondo si prepara al mese del Pride (che l’Espresso, ricorda Marta Di Donfrancesco, sostiene con interventi e dialoghi dei suoi giornalisti) negli Usa si vedono gli effetti della stretta ordinata da Trump contro la galassia Lgbt, tra divieti striscianti e sponsor in fuga (ne scrivono Daniela Cavalieri e Donatella Mulvoni). Massimiliano Panarari torna sulle chiassose dimissioni dell’ex “best buddy” Elon Musk, Carlo Cottarelli commenta gli effetti negativi che in tutto il mondo avrà la rimozione delle leggi anticorruzione, una delle ultime controverse decisioni di Trump anticipata sul numero scorso dell’Espresso. E intanto nel resto del mondo gli affaristi prosperano (nella Libia di Haftar raccontata da Matteo Giusti) e si rischia la guerra civile (nel Sudan di Antonella Napoli). Uno spiraglio di speranza arriva dalla Turchia, dove i curdi hanno gettato le armi in cambio della promessa del riconoscimento dei propri diritti (di Ylenia Gostoli).

 

Un’altra recente inchiesta di copertina dell’Espresso si arricchisce di un nuovo capitolo: le truffe telematiche, scrive Alessandro Longo, diventeranno più difficili grazie a nuovi filtri che bloccano le chiamate indesiderate. Particolarmente ricco questa settimana il focus su Intelligenza artificiale e  nuove tecnologie: che andrebbero insegnate a scuola (lo spiega Maurizio Di Fazio) perché gli algoritmi per compiacere gli utenti inventano bufale pericolose (lo rivela Gennaro Tortorelli). E mentre Musk e competitors puntano ai taxi a guida automatica (di Marco Montemagno) una svolta economica potrebbe arrivare dal grafene, che può ridurre i consumi dell’hardware (di Marco Roberti). Le piccole e medie imprese italiane intanto, scrive Claudia Bugno, puntano su investimenti che hanno ricadute gemelle su difesa e usi civili.

 

E l’Espresso chiude con un lungo focus sul cinema: Emanuele Coen dialoga con Alberto Barbera e Francesca Comencini, Claudia Catalli intervista Alice Rohrwacher. C’è un libro da leggere (“Goodbye Hotel” di Michael Bible, intervistato da Mattia Insolia), un museo da scoprire (l’Archeologico di Taranto, magnificato da Giancarlo De Cataldo a Marisa Ranieri Panetta), una mostra da vedere (trecento volti di donne firmati da grandi illustratori per una rassegna presentata da Fabrizia Ferrazzoli), un saggio da compulsare (“Senza riparo” di Guido Mazzoni, recensito da Roberto Barzanti). E due spunti di meditazione: l’importanza di parlare di pace in tempi di odio (ne discorre con un lettore Stefania Rossini) e di resistere a una destra che approfitta dell’ansia collettiva per inasprire le pene contro i giovani (lo sostiene Loredana Lipperini): come se a portare il mondo di oggi sulla soglia della distruzione fossero stati i ragazzini.

 

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