L'Eredità è pesante e il concorrente non si tocca. La colpa incancellabile di Flavio Insinna

Da conduttore amatissimo dopo l'audio di Striscia è diventato uno dei volti televisivi più sotto attacco. Perché ha svelato quello che il telespettatore non avrebbe mai voluto sapere

C’era una volta Flavio Insinna, conduttore amabile e divertente, colto e di buoni modi, che conversava con i suoi concorrenti tra un pacco e l’altro dispensando gradevolezza e record di ascolti come uno sgrassatore ad ampio raggio. Ma all’improvviso si mise in moto la schiacciasassi del signor Ricci e tutto precipitò alla velocità della luce. Vennero diffusi degli audio in cui il conduttore di “Affari tuoi” sbraitava in maniera colorita contro concorrenti diversamente alti, inadeguati, a suo dire a reggere il livello della prima serata. Ovviamente la bufera scompigliò carte e capelli, ci furono le scuse, i pugni sul petto, i retroscena.

E mentre “Striscia” continuava a sparare, confermando puntualmente il suo opinabile stile dal sentore fangoso, Flavio Insinna diventava il bersaglio mobile di una quantità di odio tale che se si fosse potuto misurare, incartare e spedire a uno che del male lo aveva fatto sul serio si sarebbero risparmiate alla comunità fastidiose lungaggini processuali. Questo risentimento viscerale e insensato lo accompagna ancora oggi che, dopo un lungo periodo di espiazione, è tornato per stringere nelle mani tremule le redini dell’Eredità, gioco principe di Rai Uno.

Un affronto aver preso il posto del compianto Fabrizio Frizzi. Uno scandalo il suo compenso. Insostenibile la sua presenza. E così via, dispregiativo più dispregiativo meno. Uno tsunami di aggressività contro l’uomo che ha dimostrato quello che nessun telespettatore avrebbe mai e poi mai voluto sapere: no, la tv non ama i suoi concorrenti a prescindere. Che scandalo, o cielo.

Quello che dovrebbe essere ovvio in realtà ha scoperchiato una debolezza nascosta, il desiderio, l’intima speranza di chi partecipa ?di essere apprezzato e compreso nonostante tutto. Anche se pensa che a Berlino c’è il muro del pianto, in Sardegna il Monte bianco e a Perugia il mare. Che l’erba del vicino è sempre più buona, Hitler è diventato Cancelliere nel ’79 e la Cappella Sistina è stata affrescata da Machiavelli. Tanto, si sa, la tv gli vuole bene, lo giustifica e lo vezzeggia. È una piccola certezza da piccolo schermo. ?Che non va incrinata. E chi lo fa si macchia per sempre in maniera indelebile, smentendo il detto del buon Franco Cerri e il suo uomo in ammollo: sì, esiste lo sporco impossibile.

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SEMAFORO VERDE
Prendi i luoghi comuni più stantii, tirali come un elastico, colorali con l’evidenziatore fluorescente, recupera vecchie glorie ?di carne e di pezza, condisci il tutto ?con un pizzico di Baz Luhrmann sotto sostanze psicotrope e il risultato sarà una serie di un’intelligenza sfrontata. Romolo+Giuly (Fox), da ridere e non perdere.

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SEMAFORO ROSSO 
«Non ho paura di fare domande, per questo do fastidio», ha detto il giornalista dalla schiena dritta Giletti (tutto una parola) durante L’Intervista di Maurizio Costanzo. E precisa: «Senza morbosità, perché non vengo meno al mio Dna che è la dignità». Fa tutto un po’ rima, e almeno questo a dire il vero, un po’ di fastidio lo provoca.
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