Per questo ?merita un plauso il terrificante “Temptation Island”, che nonostante copioni, montaggi e prove minuziose ?non è riuscito neanche per un attimo ?a mostrarsi migliore di quello che è. ?Il succo di tutto è noto quanto basico: ?un manipolo di coppie pescate da un minimondo in cui dominano la gelosia, i tatuaggi e la rigorosa assenza di congiuntivo, viene sottoposto a corteggiamenti bilaterali per tre settimane, durante le quali i fidanzati cercano di resistere, per amor di fedeltà, a qualsivoglia cedimento.
Quello che viene fuori è un Bignami del sentimento di grado zero, dove l’uomo è cacciatore, la donna stira, però è sua e lui, che chi si crede di essere, guai se me la tocca ma io, che sono circondato, devo cedere alla tentazione, che lei è gelosa ma chissà perché. Un bestiario troppo accurato per essere finto, e come direbbe il poeta Meneguzzi, «Vero che sei la sola, vero che ti ho ingannata, falso se non mi credi, giuro».
In sintesi, davanti al falò si scoperchia una scatola completamente vuota, con protagonisti irritanti e avvolta da una glassa di consistente ignoranza. Praticamente, come la maggior parte di quel che passa la tv, ma senza far finta di essere altro. E parafrasando il paradosso del mentitore, viene da chiedersi: tutti i programmi sono bugiardi; se io vi dico che sto mentendo, sapendo che sono un programma, vi dico la verità?
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SEMAFORO VERDE
Se gli abbiamo voluto un bene pazzo nella prima stagione, in questa seconda siamo senza difese: le lottatrici ?di wrestling di “Glow” (Netflix) vincono, sul ring, e nei nostri cuori bisognosi di un racconto capace ?di mescolare l’intelligenza con le cotonature anni Ottanta. Gli manca solo la pioggia di Emmy.

SEMAFORO ROSSO
Per la rubrica strano ma vero, è stato sonoramente bocciato il lancio dei vini ispirati ?a The Handmaid’s Tale. Al creativo ?era sembrata una buona intuizione stappare una bottiglia di Cabernet Sauvignon con l’etichetta ideata sulle ancelle stuprate e ridotte in schiavitù. Ma, a sorpresa, l’idea non è piaciuta. Chissà perché.
