Il tradizionale gioco dell’oca degli opinionisti va in scena pressoché ogni sera. Ne prendi uno a caso, lo fai avanzare di tre canali, poi alla prima boutade lo rispedisci indietro su Rai Due, domani su Rai Tre, ne imbrocca una e vola fino a Rete 4, fa un giro verso La7 e in men che non si dica è pronto per arretrare alla bisogna sino a “Porta a Porta”. In sintesi, paioli di parole al vento, dette e ripetute come pedine sul tabellone e rese possibili solo dal nome nel sottopancia tanto l’importante è presenziare, qui o lì per me pari sono.
Poi c’è un programmino, nel preserale di Rai Tre, che ormai da mesi con ostinata intelligenza ha ribaltato completamente l’idea stessa dell’ospite commentatore, mettendo in atto una piccola rivoluzione: chi parla, fosse anche un emerito sconosciuto, deve avere qualcosa da dire. Incredibile. Nello studio di “Che succ3de” accade esattamente questo.
Diretti da una irresistibile Geppi Cucciari, capace di sfornare battute senza neanche muovere una piega dei suoi deliziosi abiti anni ‘50, donne e uomini collegati da ogni regione d’Italia commentano il fatto del giorno, che sia la crisi politica o il bluemonday, raccontano le loro storie privatissime che possono aprire un varco nel senso comune e in pochi minuti mettono in scena quello che dovrebbe essere l’ordinaria normalità: ovvero il piacere del buon senso condiviso. Per i cento anni del Pci interviene la signora Maria, nata proprio il 21 gennaio del ‘21. Femminista, militante, non ha alcuna ricetta per la sinistra ma quando si parla di leader la dice in modo semplice: «Oggi un leader non c’è, perché nessuno cura i rapporti con la base. L’ultimo? Enrico Berlinguer». Secca. Semplice. Da abbracciare.
Sui vaccini alle regioni con il Pil più alto invece, interviene Alessia Perrotti, medico di Emergency che lavora a Polistena, in Calabria, la regione più povera d’Italia. E smonta l’ideona della signora Moratti col dono della sintesi: «Se passasse questo lodo qui i vaccini arriverebbero nel 2038».
E così via, di opinione in opinione, da Tamara della Lombardia che si è sentita dire in sala parto che la bambina era longilinea, tutta il papà, a Silvia, dalla Sardegna che ha ottenuto il titolo di architetta declinato al femminile. E poi bullizzati, cassieri del supermercato, uomini traditi, donne che trovano gatti e altre delizie trasportate con leggerezza sui temi dell’attualità. Non ci sono virologi ma infermieri chiusi in corsia da mesi, non ci sono ministri ma insegnanti che piangono per i loro studenti. Per dimostrare una cosa semplice. A volte persino la tanto nominata pancia del Paese è capace di pensare: basta chiederglielo.