Qualche giorno fa un indomito gruppuscolo di rappresentanti del Movimento Pro Vita ha manifestato il suo dissenso davanti alla sede Rai di Viale Mazzini contro lo spettro del gender. Detta così sembra essere una protesta vana contro un’entità fantasiosa. In realtà trattasi dell’espressione di un risentimento obiettivo che nei modi e nelle menti dei 22 partecipanti al flashmob davanti al cavallo assume le precise sembianze del lonfo di Fosco Maraini. Che come è noto, «non vaterca né gluisce e molto raramente barigatta».
Quindi i nostri prodi difensori della famiglia tradizionale se la sono presa, con comodo visto che trattasi di avvenimenti bui risalenti a tempi addietro, non solo con Fiorello reo di aver indossato una corona di spine al Festival di Sanremo ma soprattutto con Serena Bortone, che nel suo programma “Oggi è un altro giorno” aveva ospitato addirittura Emma Dante. La regista, nota non tanto per le sue opere internazionali quanto per essere schiava delle lobby gay, si era macchiata di un’indelebile colpa presentando il suo libro “E tutte vissero felici e contente“, in cui rielaborava in chiave moderna alcune celebri fiabe, dove niente meno che la Bella Addormentata veniva svegliata dal bacio di un’altra principessa.
Quindi, visto che, come scrisse quel gigante di Enrico Vaime, «non ci sono più i cretini di una volta», chissà che razza di bailamme scateneranno per proteggere gli spettatori da questi «obbrobri in salsa lesbo» quando si renderanno conto che su laF (canale 135 di Sky) va in onda “Gentleman Jack”, serie tv di mirabile fattura in cui si narrano le gesta del tutto eroiche di una donna che ama le donne. Coprodotta da BBC One e HBO, racconta la vita e la personalità straordinarie di Anne Lister, proprietaria terriera, imprenditrice, viaggiatrice, alpinista, considerata “la prima lesbica moderna”.
Una signora che infischiandosene bellamente di pizzi e trine fini a se stesse ha fronteggiato nell’Ottocento banchieri e minatori per curare personalmente il suo patrimonio, ha sbeffeggiato le ipocrisie del tempo per proteggere la sua libertà e ha sgomitato, sotto un cappello a cilindro, per coltivare l’amore per la sua fidanzata. Riuscendo persino a sposarla.
Una storia (vera) raffinata e avvincente, interpretata da una scatenata Suranne Jones, che lanciando le sue occhiate alla camera alla “Fleabag” percorre a passo di marcia il Regno Unito, per conquistare a testa alta il diritto ad amare chi accidenti le pare. Anche una compagna slavata e costantemente umidiccia di lacrime. Perché, come dice Anne: «Se dovessi giacere con uomo sarebbe contro natura, Dio non sarebbe contento». E bisognerebbe proprio ricordarlo in giro. Altro che lonfo.