Notti Europee è la versione azzurra di Tele Croda

Il dopo partita dei campionati di calcio avrebbero meritato qualcosa di meglio dello show di Rai Uno

Un mistero aleggia sugli Europei 2020: siamo nel 2021, il che significa che l’avvenimento sportivo non è propriamente arrivato come un fulmine a centrocampo. E quindi si presume che una tempesta di cervelli di Rai Sport si sia messa di impegno per affrontare televisivamente parlando i dopo partita nel migliore dei modi possibile. Ma pensa che ti ripensa, come Winnie the Pooh nel Bosco dei cento acri, tutto quello che è riuscita a partorire è stato “Notti Europee”. Praticamente una versione azzurra di Tele Croda.


A capo di uno studio lento persino nei cambi di scenografia c’è un pimpante Marco Lollobrigida, che canalizza i suoi momenti di maggior estro in una cravatta marrone. Il giornalista ci tiene a che tutti i suoi ospiti si sentano a proprio agio, per questo probabilmente annuisce con foga a ogni risposta, commento, battuta, innaffiando con generosità di risolini praticamente ogni conversazione. Anche perché altrimenti non riderebbe nessuno, né in studio, dove a volte si sentono i brividi del gelo, né tantomeno a casa dove purtroppo non si vedono le espressioni perplesse del pubblico.

 

Al suo fianco, per non sentirsi solo, una lanciatrice del peso, Danielle Madam, che si muove nella conduzione con l’agilità del peso che abitualmente è abituata a lanciare. Le sue domande sono scoppiettanti, come «Lei che ha fatto esplodere molti giovani, oltre alle doti tecniche che altre doti dovrebbe avere un giovane?». E Lollobrigida si passa una mano sui capelli perfetti e annuisce gravemente come i genitori orgogliosi che danno di gomito durante il saggio al cugino di terzo grado, della serie hai sentito sì con che disinvoltura recita mio figlio? Perché da buon padrone di casa ci tiene affinché tutto fili liscio, sarà per questo che chiama tutti per nome, Gianfranco, Gianni, Gino, Pino, Lino, nomi su nomi, tutti amici in una festa dove si beve cedrata senza ballare.

 

E poi tira dritto per la sua strada, con una certa fretta per timore di perdere un ritmo che in realtà è di là da venire: «Possiamo vedere la grafica che però vediamo dopo ma intanto ve la spiego, che mi porto avanti», oppure un suo classico: «Vi volevo chiedere questo però non mi rispondete che adesso c’è la pubblicità, poi mi dite cosa pensate di quello che vi ho chiesto», e ancora «Simona hai qualcosa dai social che ci vuoi dire? No però ce lo dici dopo». A volte però Simona o chi per lei continua a parlare e il buon Marco si agita, puntualmente punito da un impietoso cameraman che non perde l’occasione di inquadrare la sua insofferenza. E per fortuna che a casa non ci riprende nessuno.

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