Angelo Guglielmi con la sua Rai Tre inventò la tv della realtà

Il dirigente diede vita a una stagione irripetibile del servizio pubblico: Blob, La Tv Delle ragazze, Chiambretti, Santoro, Luttazzi, Chi l'ha visto

La Rai Tre di Angelo Guglielmi era tutta una parola. Perché il critico letterario de L'Espresso e saggista, giornalista e poi, solo poi, dirigente televisivo, aveva plasmato inventato, creato dal nulla programmi, idee, personaggi, dato vita a nuovi generi e dettato una linea della buona televisione al punto da essere ancora oggi, giorno della sua scomparsa, citato come esempio irripetibile.

 

La stagione d'oro cominciò nel 1987 e si concluse nel ‘94. In mezzo nacque Blob, per dire un programma tra mille. Ovvero quell'idea fatta di niente se non di puro pensiero inventivo di ritagliare, masticare e provare a far digerire al pubblico il pasto delle sere precedenti, tra plastici di Cogne, urla sguaiate, i ring improvvisati, pause, papere e altri orrori ricuciti e rimontati pronti per un pubblico stupefatto.

 

Ed è stato Angelo Guglielmi che con Bruno Voglino ha voluto la Tv delle ragazze, Serena Dandini, Linda Brunetta e Valentina Amurri, lui dirigente maschio in una televisione di soli uomini, capì che non doveva raccontare le donne in un modo diverso, ma dare alle donne uno spazio diverso. Così come è stato Angelo Gugliemi a investire nelle nuove generazioni, per rinnovare la televisione pubblica, aria nuova, finestre aperte. E a intuire che quel modo di entrare nelle case in giacca e cravatta, quel muro ancora catodico che separava lo spettatore dal chi in quella scatola parlava, andava abbattuto una volta per tutte.

 

Così mentre Chiambretti vestito da postino, inseguiva politici e cardinali per Roma, Michele Santoro, scopriva che il Paese aveva una pancia a cui si poteva dar voce nella pubblica piazza, Donatella Raffai creava un legame con il dolore a Chi l'ha visto, l'Italia dei misteri si aggirava intorno a un Telefono Giallo, la tutela del consumatore si affidava ad Antonio Lubrano e così via, in un gioco al rialzo da palinsesto in cui a pensarci bene, è rimasto praticamente tutto. La chiamarono tv verità, ma a Gugliemi è sempre piaciuta la definizione di tv della realtà, guardiamoci intorno, vediamo cosa succede e proviamo a raccontarlo.

 

Perché come disse lui stesso «La verità è un giudizio. La realtà invece comprende anche la bugia». Che bella televisione, che stagione irripetibile.

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