Da oggi, sul nostro sito, i consigli dei grandi scrittori (e non solo) per le vostre letture in vacanza. Inizia l'autore di 'Gomorra' che ha scelto una graphic novel: "Il fotografo". La storia di una guerra che le racchiude tutte

Tutto inizia negli anni Ottanta. Il fotografo Didier Lefèvre raggiunge una missione di Médecins sans frontières nell'Afghanistan invaso dai sovietici. Il racconto di quel viaggio cambierà per sempre la sua esistenza. Le centinaia di foto scattate in quei mesi, permettono al fumettista francese Emmanuel Guibert di realizzare un'opera straordinaria, che unisce disegno, letteratura e fotografia. "Il fotografo" (questo il titolo del libro) è la storia di una guerra e come ogni storia di una guerra diviene storia di tutte le guerre da Cartagine all'Iraq.

Con fotografie e disegni racconta ciò che accadeva in Afghanistan a metà degli anni Ottanta, che è poi ciò che è accaduto in qualunque altre luogo ci sia stata una guerra, prima e dopo quel momento. È in Afghanistan, ma sarebbe potuto essere in Iraq o in Cecenia. Didier Lefèvre, trent'anni non ancora compiuti, è "Il fotografo".

Quello che vediamo è attraverso il suo sguardo, fissato nei suoi scatti. Pochi mesi prima, a Parigi, Médecins sans frontières gli ha chiesto di unirsi alla missione in Afghanistan perché curare può anche significare raccontare. Le atrocità della guerra. Il racconto come terapia di guarigione, forse un vaccino, una pratica medica di Medici senza frontiere.

L'ospedale da campo è una topaia indistinguibile dalle altre. L'infermeria è ricavata in una lavanderia, il portico serve da ambulatorio e sala operatoria. I pazienti arrivano di giorno e di notte, da tutta la regione. Molti, come sempre nei Paesi in guerra, sono bambini.

Poi, in un villaggio vicino c'è un bombardamento, e l'intera équipe medica si sposta lì per soccorrere i feriti raccolti nel panificio, l'unico punto del villaggio risparmiato dalle bombe. Didier chiede e ottiene il permesso di fotografare. In un angolo, una madre velata di bianco è china sui due figli: un adolescente e un bambino insanguinati, distesi sui sacchi di farina. Il più piccolo si muove appena, emette un solo lieve lamento. I medici seguono in un'altra casa il padre di una bambina, che dopo il bombardamento ha smesso di camminare.

Sulla ragazzina non c'è sangue e non piange quando il medico la tocca. Prova a farla stare in piedi ma lei cade. Ci riprova, ricade. Allora le scosta i vestiti e le esamina la schiena. Tutto quello che trova è un puntino impercettibile. Una scheggia infilatasi dentro le ha tranciato il midollo. Non si rialzerà più. La guerra è anche questo. una minuscola scheggia, all'apparenza innocua che ti cambia la vita per sempre. Fuori, un corteo esce dal panificio.

La donna velata di bianco porta in braccio il bambino che avevamo fissato negli occhi poco prima in una fotografia. Didier smette di fotografare e, silenziosamente, piange. Non è professionale non è da professionista. Ma non ce la fa. In quell'abisso di verità e morte perde il senso di ciò che sta facendo. Ma la donna velata di bianco gli dice: "Filma, così un giorno la gente saprà cosa è successo". "Il fotografo" è un libro necessario perché guarda l'orrore, lo guarda con occhi umani rendendolo umano. E ti trascina lì chiedendo al lettore di poter diventare anche lui raccontatore, poter cercare anche lui di far parte della cura.

Emmanuel Guibert, Didier Lefèvre, Frédéric Lemercier:
"Il Fotografo".
Prefazione di Adriano Sofri
(Coconino Press/Fandango, pp. 97, E 22,50)
2011 © Roberto Saviano / Agenzia Santachiara

L'edicola

Voglia di nucleare - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso

Il settimanale, da venerdì 28 marzo, è disponibile in edicola e in app