"Ho appena compiuto 14 anni. Lui ne deve avere una quarantina. È stato uno dei miei professori alle medie. Ma continuo a incontrarlo al ginnasio, visto che sono sempre nella stessa scuola. Non so bene il motivo per cui si interessi a me. O forse lo indovino. Ma preferisco non sapere. Perché le sue attenzioni mi fanno sentire importante. E quando mi sento importante tutto va bene. Vuol dire che esisto. Che non sono trasparente. Sono passati tre anni dalla prima volta che mi ha sfiorata.
Frequentavo la prima media e mi sentivo un po' smarrita in quella scuola nuova, senza le suore, senza la maestra. Arrivavo in classe trafelata. L'ultimo taralluccio masticato in macchina, sul sedile posteriore, passato di nascosto da mio fratello che, la mattina, non ne voleva proprio sapere di finire la sua razione di biscotti. Il cuore in gola perché, per le scale, mi ero scapicollata per non arrivare in ritardo.
Dopo aver supplicato tutti i semafori di viale Medaglie d'Oro di diventare verdi per recuperare il tempo perso a cancellare le urla di mio padre... Quel giorno il professore mi chiama alla cattedra. Mi chiede di leggere ad alta voce un capitolo del manuale. Ogni tanto mi interrompe per spiegare alla classe qualche passaggio più complicato. Poi io ricomincio a leggere. A parte la paura di impappinarmi, tutto fila liscio. Fino a che non sento la sua mano sprofondare nella tasca dei pantaloni. Resto immobile. Non so che fare. Sprofondo insieme alla mano. Anche se nessuno si accorge di niente. E allora ricomincio a leggere. Perché lui è il professore, e sicuramente sono io a non capire il significato di quei gesti". È un piccolo assaggio di "Volevo essere una farfalla. Come l'anoressia mi ha insegnato a vivere", un coraggioso libro in cui la filosofa Michela Marzano racconta la sua vita da giovane e l'ossessione del "dovere" e della "inadeguatezza" e che esce in questi giorni con Mondadori.
Cultura
29 agosto, 2011La Marzano ha 41 anni, appena compiuti. Ed è una delle filosofe italiane più conosciute nel modo. Ora esce un suo romanzo autobiografico. Per raccontare una malattia che le ha "insegnato a vivere"
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