Gli inglesi non si danno pace. Gli italiani sono in crisi e indebitati, spendono meno della maggior parte dei Paesi europei per la sanità e fumano un po' di più: eppure vivono più a lungo di tutti e anche in migliori condizioni di salute. Quando i giornalisti della Bbc hanno letto e riletto le tabelle del rapporto 2010 sul Global Burden of Disease (Il peso globale delle malattie) pubblicato da "Lancet" e le hanno paragonate a quelle del primo rapporto di venti anni fa, non credevano ai loro occhi. Eppure, mentre i dati Uk mostrano un arretramento britannico rispetto alla media europea, quelli dell'Italia ci collocano ai primi posti quasi per ogni indicatore di salute, facendoci risalire diverse posizioni rispetto al 1990.
Secondo Stefania Salmaso, direttrice del Centro nazionale di epidemiologia e promozione della salute dell'Istituto superiore di sanità, i buoni dati italiani hanno radici negli anni del boom, soprattutto per quanto riguarda una alimentazione sana ricca di verdure fresche, pesce e olio d'oliva, e in qualche buon colpo di salute pubblica, come il divieto di fumo nei locali, messo a segno recentemente prima di altri paesi. Quanto al servizio sanitario italiano, che costa meno di quello britannico su cui è modellato, tanto malvagio non deve essere, visti i risultati.
È vero comunque che i medici e le medicine più di tanto non contano per la salute.
Gli studi di Michael Marmot (britannico) dimostrano che pesa molto di più il cosiddetto "capitale sociale", il grado di coesione della collettività. Su questo campiamo ancora di rendita, finché non verrà eroso dai morsi della crisi. Come è avvenuto alla Grecia, che è crollata ormai anche negli indicatori di salute, nonostante la dieta sicuramente più mediterranea della nostra.