L'obesità è diventata una malattia. L'hanno deciso i rappresentanti dell'American Medical Association, contro il parere di una commissione di esperti della loro stessa associazione, che aveva raccomandato di continuare a considerare l'eccesso di peso come una condizione che aumenta il rischio di molte malattie, ma che non è patologica in sé.
C'è da chiedersi se i medici sappiano ancora che cosa siano le malattie, giacché devono continuamente ridefinirle e faticano a mettersi d'accordo. In particolare si ostinano a etichettare come "malati" eserciti sempre più numerosi di persone in buona salute, solo per il fatto di avere una qualche misura sopra una soglia arbitraria, come la pressione, il colesterolo, la glicemia e ora appunto l'indice di massa corporea (Bmi).
L'obesità, di paradosso in paradosso, potrebbe essere la prima "malattia" che in realtà allunga la vita, almeno fino a un certo punto. Proprio all'inizio di quest'anno "Jama" (rivista della stessa associazione dei medici americani) aveva pubblicato un'analisi sulla sorte di quasi 3 milioni di persone da cui risulta che un eccesso fino a 35 di indice di massa corporea è innocuo, se non protettivo.
D'altra parte dire che i chili di troppo sono un malattia significa dichiarare che non è qualcosa di cui ci possiamo occupare noi, cambiando magari qualche abitudine malsana, ma che tocca ai medici curarla. Magari con qualcuno dei nuovi farmaci che stanno per essere lanciati sul mercato o con l'intervento del bisturi. E allora forse i conti dell'accanimento tornano.