Lunedì 26 gennaio al Parco della Musica una serata straordinaria con la partecipazione di Ute Lemper e altre star della musica. In programma l'esecuzione di musiche scritte da compositori internati nei lager nazisti. Gli spartiti son stati recuperati e catalogati grazie a uno studioso italiano

C'è “qualcosa” che non è morta nei campi di sterminio nazisti, malgrado la furia omicida delle SS, le camere a gas, le persecuzioni, le atrocità che portarono allo sterminio di circa 6 milioni di ebrei innocenti. E' la musica – classica, sinfonica, lirica, jazz, leggera – composta quasi tutta clandestinamente da un manipolo di irriducibili musicisti internati che, prima di scomparire nei lager tra atroci sofferenze, ebbero la forza di dare vita a spartiti, arie, opere, componimenti classici e leggeri che a ragione “ fanno parte del patrimonio musicale del Novecento”, afferma il professor Francesco Lotoro, pianista, docente del Conservatorio “U.Giordano di Foggia”, esponente della Comunità Ebraica di Trani, una vita dedicata al recupero delle musiche nei lager nazisti.

[[ge:rep-locali:espresso:285142726]]Per la prima volta una parte (piccola ma significativa) delle note che videro la luce nel buio dei campi di concentramento nazisti – a partire da Auschwitz, ma anche di tanti altri analoghi luoghi di internamento sparsi in Europa e nei vari teatri di guerra nel corso della seconda guerra mondiale -, sarà eseguita lunedì prossimo 26 gennaio. L'occasione, il settantesimo anniversario della liberazione del campo di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche.

L'appuntamento è a Roma, al Parco della Musica, al concerto a ingresso libero (inizio ore 21) “Tutto ciò che mi resta – Il miracolo della musica composta nei lager” – con la partecipazione straordinaria di Ute Lemper – curato dal professor Lotoro. La serata – che si svolge sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana – è organizzata da Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese e dalla Fondazione Musica per Roma in coproduzione con l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. I testi e le musiche – scelte tra le opere catalogate e salvate dai lager dal professor Lotoro e inserite nella monumentale enciclopedia Tesaurus Musicae Concentrationariae – saranno interpretati da un cast di artisti internazionali. Marco Baliani leggerà la genesi degli spartiti composti nei campi da autori ebrei che, “tra le atrocità del posto, erano costretti dai loro aguzzini ad esibirsi, tra l'altro, per intrattenere i gerarchi nazisti, a comporre musiche originali, molte delle quali furono tenute nascoste. Un patrimonio artistico-musicale che solo dopo lunghe ricerche svolte nel dopoguerra, ora possono vedere la luce”, racconta Lotoro.

Al Concerto della Memoria di lunedì prossimo sarà, quindi, eseguita solo una piccolissima parte dell'enorme patrimonio lirico-sinfonico-jezzistico composto nei lager. Dalle ricerche del professore (“Ma c'è ancora tanto da lavorare e da scoprire”, è solito ripetere) risulta che i musicisti internati nei lager nazisti furono oltre 1600 e che le partiture composte furono oltre 4 mila, “solo il 10 per cento delle quali totalmente recuperate, circa 500 composizioni”. Vale a dire una comunità internazionale di musicisti, in gran parte ebrei, ma anche di altre nazionalità, che in alcuni periodi furono in grado di dare vita a decine di formazioni musicali, sia maschili che femminili, come a Birchenau, come ad Auschwitz dove si esibivano ben sei gruppi, tra cui anche un complesso jazz.

Il gruppo più noto è forse quello che appare nella storica gigantografia all'ingresso di Auschwitz, “dove i musicisti su ordine degli aguzzini nazisti erano costretti a suonare tutti i giorni per dar vita ad un finto clima di serena accoglienza per l'arrivo degli internati”, quegli stessi musicisti che, insieme a tanti altri sfortunati colleghi – conclude Lotoro - “composero musiche struggenti che l'atrocità nazista non riuscì a distruggere e che oggi contribuiscono a ricordarci, con la forza della musica, uno dei momenti più bui della nostra storia”.

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