Mi sveglio intorno alle 13 e prima di ogni altra cosa esco all’aperto, in cerca di sole. Ho una casa a Ibiza e mi piace fare colazione al sole, di solito con succo fresco di verdura, porridge, uova, frutta e tè. Immagino di non incarnare affatto il prototipo del francese… Non mi piace l’aglio e non bevo mai caffè.
Dopo colazione, per circa un’ora mi dedico alle mail, poi scendo nella palestra al piano inferiore e mi alleno per 30 minuti con esercizi cardio e per 30 con i pesi. La mia vita a casa è l’esatto contrario del cliché del dj: tutto quello che faccio è super-salutare. Niente alcol, niente droga, niente sigarette. Adopero addirittura una crema per la pelle del viso... Non uso invece acqua di colonia o profumo, perché non mi interessa che odore ho, ma soltanto stare in salute.
A casa, di giorno, indosso i jeans, una maglietta bianca e sneaker, ma se devo lavorare preferisco indossare Saint Laurent. A dire il vero sono un fan di Hedi Slimane, il loro stilista: quando era da Dior, compravo Dior. L’ho seguito perché è geniale e ora compro Saint Laurent.
In casa non ascolto mai musica, e neppure in automobile, perché la musica per me è lavoro. In genere trascorro due o tre ore nel mio studio, poi di sera passo musica per altre quattro ore in un nightclub. Cerco di proteggere le orecchie: quando lavoravo con will.i.am a Los Angeles, lui teneva sempre il volume al massimo. Sempre! Alla fine gli ho detto: «Ti prego, abbassala. Così mi uccidi!».
Purtroppo, da poco ho divorziato. I miei figli (Tim, 11 anni e Angie, 7) verranno a stare con me a Ibiza per l’estate. Pranzeremo sempre insieme – con pollo, riso e verdure – e parleremo della nostra giornata. Stanno arrivando a un’età in cui sono in grado di capire di che cosa mi occupo, ma ancora non se ne interessano. Per loro io sono papà e basta, quello che aggiusta la tv se si rompe.
Sono stato sposato 22 anni, ed è già buono. Immagino sia difficile avere un rapporto quando uno è quasi sempre via, ma potrei anche affermare il contrario, e dire per esempio che il mio matrimonio è durato 22 anni per questa stessa ragione. Quando sei via, moglie e famiglia ti mancano. Per me è sempre stato meraviglioso stare a casa con loro.
Anche i miei genitori divorziarono quando ero piccolo. Sono cresciuto a Parigi, ed ero una persona diversa da quella che sono oggi. Ero un ragazzo problematico, bevevo troppo. I miei genitori erano due intellettuali di estrema sinistra, mio padre era professore di sociologia. Così ho ricevuto un’istruzione pesante. Ho fatto tutte le cose stupide che fanno gli adolescenti, e la mia vita avrebbe potuto prendere una brutta piega. Se sono stato mai arrestato? Scusa, adesso non ricordo, sono confuso… (ride).
Anche quando ho iniziato a fare il dj, bevevo sempre troppo. Ero nervoso e bevendo pensavo di rilassarmi. In realtà, se bevi appena un po’ di più, all’improvviso ti ritrovi sbronzo perso tutto il giorno. Ti credi il DJ migliore al mondo mentre non lo sei… sei soltanto un ubriacone. Così a 18 anni ho deciso che questa non era la vita che faceva per me.
Quando mi cacciavo nei guai mio padre mi puniva, ma è stato anche molto intelligente perché non mi ha mai tolto la musica: si era reso conto che stavo iniziando a investire le mie energie per diventare un dj, e ben presto non ho più voluto uscire per andare a feste o correre dietro alle ragazze perché mi esercitavo di continuo. La musica mi ha salvato.
Se incontrerò un’altra donna? Non lo so. Ogni volta che una ragazza mi parla, mi chiedo: «Si sta interessando a me perché sono famoso?». Non riesco a fare a meno di pensarlo. Non riesco a essere qualcun altro. Io sono David Guetta. Lo stesso accade alle ragazze provocanti: i maschi sono attratti da loro perché sono eccitanti. È offensivo? La gente resta colpita dalla bellezza, dal successo, e per quanto mi riguarda non mi offende questo genere di cose.
La mia giornata lavorativa vera e propria inizia alla sera. Di solito ceno fuori – ancora pollo e verdure, ma niente carboidrati dopo il tramonto. Se sono all’estero, in posti come il Messico o la Colombia, vado al locale con le guardie del corpo, ma non mi piace vivere così. Non ci si può preoccupare sempre, di continuo, per quello che ti può accadere. Cerco di condurre una vita normale, ma il mio lavoro non è normale. Spesso arrivo in un locale come un agente segreto, mi intrufolo dalla porta sul retro, la scorta mi accompagna sul palco, ventimila persone impazziscono, la scorta mi riaccompagna fuori, me ne vado. Tutto qui. E questo equivale a dire che si soffre la solitudine: a me la gente piace e mi manca molto non averla attorno.
Dopo quattro ore alla consolle, sono pieno di adrenalina. Una delle cose che non sono mai riuscito a fare è tenerla a freno. Alle quattro del mattino il mio agente mi dice: “Vattene a casa a dormire”. Ma per me è impossibile. Prima devo calmarmi, altrimenti non riesco a prendere sonno. Rientro a casa verso le 6 o le 7 del mattino, prendo una tazza di tè, mi lavo i denti e dico sempre: «Grazie per questa vita meravigliosa».
Se a 18 anni fossi stato famoso, sarei diventato pazzo. Mi sarei creduto Dio e per me ora sarebbe finita. Per fortuna, invece, il successo è arrivato dopo. Oggi ho 47 anni, e continuerò a fare questo lavoro anche quando ne avrò 60 o 80… Lo farò per sempre.
Copyright:
L'Espresso-Danny Scott/
The Sunday Times/
The Interview People
traduzione Anna Bissanti
Cultura
10 giugno, 2015Il disc jockey più famoso del mondo si racconta e spiega quali sono i valori che lo ispirano. Non solo musica, ma soprattutto salute e famiglia. Il suo grande problema? La solitudine
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