«Quest'anno pensavamo di non farcela: abbiamo messo in piedi questa rassegna per spirito combattivo, che poi è lo stesso motivo per cui la nostra comunità ha raccolto i risultati che ha raccolto», sospira Andrea Ferrari, co-direttore artistico insieme a Debora Guma e Paolo Armelli del Festival Mix Milano di Cinema Gaylesbico e Queer Culture. Anche col Covid – racconta – sono riusciti a organizzare quello che è il più importante festival di cinema italiano a tema LGBTQ+, ora alla trentaquattresima edizione. Cambia solo la formula, che diventa “ibrida”: dal 17 al 20 settembre al Piccolo Teatro Strehler di Milano, ma anche – per la prima volta – in streaming su MYmovies.
Basta tesserarsi all'associazione MIX Milano APS, sul sito dell'evento al costo di minimo di 15 euro, per avere accesso a tutte le proiezioni. Che saranno oltre cinquanta, con 48 titoli in gara da tutto il mondo. Le categorie: lungometraggi, cortometraggi, documentari. E il filo rosso che lega le pellicole, dice all'Espresso il co-direttore dell’appuntamento, oltre al racconto della realtà LGBTQ+ e l'impegno civile, è «la resilienza, perché anche in un momento come questo non vogliamo piegare la testa». Del resto, a livello economico non è stato facile organizzare l'appuntamento, sopratutto per la latitanza – causa pandemia – di alcuni sponsor. «Poi però è arrivata la donazione, decisiva, di un imprenditore della moda di Milano, appartenente alla nostra comunità», racconta Ferrari. Ecco: «Ci ha detto di averlo fatto come segno di gratitudine per un festival che, quando era giovane, l'ha aiutato a far chiarezza su molte cose. E noi siamo contenti che ora è un uomo di successo: il Mix esiste per dare risposte, magari al ragazzino di vent'anni che non sa come gestire il proprio privato».
Lo slogan dell’edizione è Love togheter, perché per quanto «non dobbiamo smettere di combattere per ciò che ci spetta, alla base deve esserci sempre un sentimento d'amore che vada oltre la nostra comunità, e si espanda in tutto il mondo», spiega ancora il co-direttore. Per questo, il premio More love – un riconoscimento per le figure dello spettacolo, della cultura e della società civile che si sono distinte per inclusione – andrà al fondatore di Emergency Gino Strada, che da sempre «tende la mano verso chi ha bisogno», mentre quello di Queen of comedy a Paola Cortellesi per i suoi monologhi. Queen of music, infine, sarà M¥SS KETA, che con il brano Le ragazze di Porta Venezia – The Manifesto ha celebrato, appunto, Porta Venezia, «il quartiere LGBTQ+ e più multiculturale di Milano, che poi è la capitale gay d'Italia».
Fra i film in programma: l’italiano Queering the Script di Gabrielle Zilkha, che mostra come il panorama delle serie tv stia cambiando con l’apporto di creatori e sceneggiatori queer; Saint-Narcisse del regista cult Bruce LaBruce (fresco di Venezia 77); e il documentario Welcome to Chechnya di David France, sulle persecuzioni della comunità in Cecenia. Oltre ad And then we danced, una sorta di romanzo di formazione e consapevolezza – firmato dallo svedese Levan Akin – con sullo sfondo un Paese conservatore come la Georgia, dove tra l’altro la sua uscita nei cinema ha generato scalpore. In tutta risposta, prima della proiezione «un militante ci manderà i suoi saluti da Tbilisi».
Ma trentaquattro anni di Festival significano, alla fine, anche e soprattutto un contesto sociale che cambia. O no? «Sì, nel senso che abbiamo iniziato con proiezioni che si davano negli scantinati e siamo finiti col lanciare al pubblico italiano registi come Xavier Dolan o lo stesso LaBruce», conclude Ferrari. «Nel frattempo, gli LGBTQ+ hanno ricevuto più attenzione a livello istituzionale, e c'è maggiore sensibilità su contenuti di questo tipo: siamo sovvenzionati dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, a prova di come ciò che facciamo non sia solo rivendicazione di diritti, ma cultura vera e propria. Perché poniamo attenzione su temi che interessano tutti: se parli della nostra comunità, parli anche di immigrazione ed emarginati, per esempio». Non a caso, sarà possibile partecipare alla rassegna anche gratuitamente attraverso la “tessera sospesa”, che – come il caffè sospeso – i partecipanti possono acquistare e lasciare a disposizione di chi non potrebbe permettersela. «Anche per questo, il Mix è un festival politico».
Cultura
16 settembre, 2020Torna lo storico appuntamento con il Mix, dal 17 al 20 settembre. Film e documentari in sala e in streaming. Con ingresso gratuito per chi non può permetterselo. Il co-direttore: «Questa è una rassegna politica»
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