Se dovessi scegliere una sola ragione per andare a Bologna per il Festival Francescano che festeggia gli 800 anni dall’approvazione della Regola dell’ordine di San Francesco (dal 21 al 24 settembre), questa ragione avrebbe due nomi e un cognome: Eric-Emmanuel Schmitt. Autore prolifico, con il dono di una leggerezza che rende di facile lettura romanzi intessuti da temi complessi e scottanti, Schmitt è arrivato al successo con “Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano” (tradotto in italiano da Alberto Bracci Testasecca per le edizioni e/o, come gli altri suoi libri).
Ma è anche l’autore di un libretto come “Il bambino di Noè”, apologo del dialogo tra le religioni affidato alla storia di un prete che salva dallo sterminio nazista un bambino ebreo e si sforza di non convertirlo, e di un librone come “La giostra del piacere”, luminosa carrellata di storie di sesso e passione intorno a una piazza di Bruxelles, un omaggio a “La vita istruzioni per l’uso” di Georges Perec in chiave davvero boccaccesca (cioè allegra, lontana dai sensi di colpa).
Dopo decenni di agnosticismo, diffidenza e scetticismo, a ventotto anni Schmitt nella fede ci è cascato mani e piedi in una notte di visioni nel cuore del deserto algerino: e anche questo lo ha raccontato, ma solo molti anni dopo, ai suoi lettori in un libro (il suo primo autobiografico, se non sbaglio), intitolato “La notte di fuoco”.
Schmitt è tornato da poco in libreria con “La sfida di Gerusalemme. Un viaggio in Terra Santa” (pubblicato da e/o con Libreria Editrice Vaticana), il diario di una missione affidatagli da Papa Francesco, un viaggio d’autore tra Nazareth, il Santo Sepolcro, il lago di Tiberiade e i graffiti di Banksy sul muro di Betlemme. Un libro che mescola la commozione del pellegrino, la curiosità del turista, il disorientamento del cronista davanti a una terra “santa” per tre religioni e martoriata per altrettanti popoli. Una terra in cui si scontrano «due concezioni del bene inconciliabili, due verità che si escludono a vicenda». Schmitt ne parlerà a Bologna con il cardinale Matteo Zuppi, in un incontro guidato da Annachiara Sacchi, sabato 23 settembre alle 10.30 in Piazza Maggiore.
Il programma del Festival Francescano, consultabile sul sito www.festivalfrancescano.it, è incentrato sul tema “Sogno, regole, vita” ed è fitto di incontri e personaggi interessanti. Cecilia Sala, fresca autrice di “L’incendio. Reportage su una generazione tra Iran, Ucraina e Afghanistan” (Mondadori), parlerà con Zuppi dell’intreccio tra guerre, migrazioni e cambiamenti climatici (modera il portavoce Unicef Italia Andrea Iacomini).
L’introduzione è dedicata a una tavola rotonda di storici, frati e clarisse con Jacques Dalarun, massimo conoscitore e divulgatore dell’opera di San Francesco. Tra gli altri ospiti Romano Prodi, Gherardo Colombo, Livia Turco ma anche Vittorino Andreoli e Luigino Bruni. E poi Stefano Andreoli, fondatore del sito satirico Spinoza.it, e Guido Stratta dell’Accademia della Gentilezza.
Il filosofo francese Frédéric Gros parlerà della disobbedienza, lo psichiatra Paolo Crepet di sogni, la filosofa Michela Marzano di adolescenti, la neodirettrice del Salone di Torino Annalena Benini di libri. Incontri saranno dedicati al sogno di città vivibili (con l’urbanista Elena Granata e l’attivista di Friday for Future Giovanni Mori), di una società inclusiva (con lo psichiatra Vittorio Lingiardi e il presidente dell’Opera di San Francesco, frate Marcello Longhi).
In arrivo anche spettacoli e musica con Ghemon e con la Cantautrice Ginevra Di Marco, protagonista di uno spettacolo di versi e musica con Franco Arminio. E non poteva mancare il Piccolo Coro dell’Antoniano, con un’antologia dei successi dello Zecchino d’Oro che farà cantare l’intera platea.
Foto: © Amireh Afif - Libreria Editrice Vaticana