Si intitola “Girls & Gods” il viaggio dell'ucraina Inna Shevchenko tra religioni e femminismo. In concorso in un festival che racconta il mondo attraverso le storie di chi ci vive

Il Biografilm di Bologna rende omaggio alla leader delle Femen e a un bel gruppo di eretiche

Le donne. Gli dei. L’Europa. Racconta una pagina poco nota della società odierna “Girls & Gods” di Arash T. Riahi e Verena Soltiz. Il documentario, che sarà in concorso al Biografilm festival di Bologna, segue Inna Shevchenko, femminista ucraina leader del gruppo Femen, nel suo viaggio tra Austria e Francia, Parigi e Londra, alla ricerca di donne che combattono contro la religione, donne che la difendono, donne che cercano di riformarla malgrado l’opposizione dei correligionari. «Non posso chiedere il permesso prima di costruire un mondo migliore», spiega una donna-vescovo del movimento austriaco per il sacerdozio femminile mentre stira la tunica con con cui un’altra donna verrà ordinata sacerdote. E a Shevchenko che chiede cosa pensi degli uomini che guidano il Vaticano, risponde: «Preghiamo per loro: un bel giorno si sveglieranno e lo Spirito Santo li illuminerà».

 

Ci vuole coraggio per affrontare una scomunica, ma ce ne vuole ancora di più per rischiare una condanna a morte: cambiare religione o diventare atei in alcuni Paesi islamici sono reati capitali. Shevchenko incontra a Londra un gruppo di donne che si definiscono “ex musulmane”. A spingerle ad abbandonare la religione non è stata una crisi di fede ma lo scontro con gli obblighi quotidiani imposti dalla famiglia o dalla società, in alcuni casi da Stati guidati dalla sharia: mettere il velo integrale dal giorno delle prime mestruazioni, o non avere il diritto di divorziare, o anche solo di esprimere dubbi sulle tradizioni di famiglia o del clan: «Non dirlo ad alta voce», è la risposta a ogni obiezione. Si esce da questo viaggio attraverso un “patriarcato per procura” («Se Dio è uomo, ogni uomo è Dio», spiega Shevchenko) con la certezza che le donne, quando ci si mettono, sono così forti che neanche un potere soprannaturale può sottometterle agli uomini o privarle dei loro diritti.

 

Il film austriaco è solo uno tra i tanti titoli interessanti in arrivo a Bologna, dove dal 6 al 16 giugno torna il festival che da ventuno anni racconta società, arte e cronaca attraverso le vite di personaggi famosi o sconosciuti. Nel programma di questa edizione, diretta da Massimo Benvegnù e Chiara Liberti, la guerra in Ucraina e la lotta contro l’immigrazione in Polonia (“Mr. nobody against Putin” e “The guest”), l’”apartheid di genere” dei talebani e gli omicidi di ambientalisti in America Latina (“The last ambassador” e “Green is the new red”). E un focus su un dramma che i bolognesi hanno visto da vicino: “Fango”, serie dedicata alla devastante alluvione dell’Emilia-Romagna nel 2023.

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