I telegiornali si inchinano a Matteo Renzi In Rai persino Berlusconi aveva meno spazio

Nei primi otto mesi di governo il tempo dedicato al fiorentino dai tg del servizio pubblico è stato del 50 per cento superiore a quello riservato all'ex Cavaliere ai tempi del suo ultimo esecutivo. E spopola anche su La7

C'era una volta Berlusconi. Per l'informazione televisiva e il giornalismo è stato un periodo complicato, anche a causa del conflitto d'interesse. Adesso che l'ex Cavaliere ha perso rilevanza sulla scena politica, le cose in tv dovrebbero essere cambiate: più pluralismo, meno coperture bulgare del premier. Eppure, secondo i dati raccolti da Agcom, non è così – almeno nel servizio pubblico dei Tg Rai.

Nei primi otto mesi di governo lo spazio dedicato a Matteo Renzi è stato del 50 per cento superiore a quello riservato a Berlusconi ai tempi del suo ultimo governo. Da giugno 2008 a gennaio 2009, l'ex premier aveva goduto di un tempo di parola dell'11,8 per cento. La media di Renzi, da marzo a ottobre 2014, è stata invece del 18 per cento.

Per essere chiari: i rapporti Agcom parlano di “tempo di parola” per indicare lo spazio in cui un soggetto politico o istituzionale parla direttamente in video, a viva voce. L'autorità registra le presenze fino all'ultimo secondo e le raccoglie in documenti periodici. Un tempo di parola maggiore significa che le testate giornalistiche lasciano più spazio a un soggetto per esprimere le proprie idee.

A conti fatti, vuol dire che nei Tg Rai del 2008 di ogni ora dedicata ai politici che parlavano in video, Silvio Berlusconi occupava sette minuti. Oggi, nello stesso arco temporale di otto mesi, Matteo Renzi ne occupa undici. Se poi consideriamo che da fine marzo a fine maggio c'è stata la campagna elettorale per le elezioni europee – con la legge per la par condicio che impone di “spalmare” l'attenzione anche sui partiti più piccoli – la differenza appare ancora più marcata.


Ovviamente le informazioni Agcom non si limitano alla sola Rai. Se consideriamo anche i TG Mediaset e La7 troviamo grandi innamoramenti e cocenti delusioni. Per esempio – sorprenderà pochi – nel 2008 Berlusconi godeva sul biscione di esposizione bulgare, con un tempo di parola medio del 33 per cento. Se uno spettatore avesse acceso la tv in un momento a caso, mentre era in onda un politico, avrebbe incrociato l'ex premier una volta su tre.

Sei anni più tardi, con Renzi a Palazzo Chigi, l'attenzione nei confronti del premier diminuisce, ma resta a un più che rispettabile 25 per cento. Un dato comunque superiore a quello Rai, e per giunta in un network che fa capo all'ex cavaliere e che certo non ha mai nascosto il proprio orientamento politico. A meno che non si voglia leggere in questi dati una ulteriore conferma dello sfondamento a destra di Matteo Renzi.

Su Mediaset il premier ha potuto contare su una copertura superiore anche allo spazio dedicato a Pdl e Forza Italia – contati insieme da Agcom – che nel 2014 hanno ottenuto un tempo di parola del 23,3 per cento. Ma il vero grande estimatore del nuovo premier in tv sembra essere il TG La7, che è passato dal 15,5 per cento del 2008 a poco meno del 26 di quest'anno.

In Rai parte della crescita di Renzi sembra essere avvenuta a scapito del suo stesso partito. Rispetto a sei anni fa il tempo di parola del Pd è diminuito di tre punti percentuale, scendendo a 18,3 dal 21,5 per cento precedente. Anche in questo caso, a Mediaset il nuovo Pd renziano non sembra dispiacere troppo, visto che l'esposizione aumenta e non di poco: la crescita è del 50 per cento, dal 10,2 al 15,5.

Altra sorpresa arriva dal Movimento 5 Stelle, che sia in Rai che su Mediaset resta intorno a un tempo di parola dell'8 per cento. Poco per essere il primo partito uscito dalle elezioni del 2013, superato in Rai persino dal Pdl che di voti ne ha ricevuti un milione e mezzo in meno.

Al di là dei voti, la Lega mostra una sorprendente capacità di comparire in video. Considerato il calo elettorale dall'8 al 4 per cento rispetto al 2008, sarebbe ovvio aspettarsi un declino del tempo di parola. Ma non è così. Al contrario, la presenza aumenta sia in Rai che – soprattutto – su Mediaset, stabilizzandosi nel 2014 intorno a una media del 3 per cento su entrambi.


Nei due grandi network il sistema televisivo è fortemente concentrato sui principali partiti e movimenti politici. Anche durante le elezioni europee – e sotto par condicio – lo spazio dedicato ai partiti più piccoli è aumentato, ma di pochissimo, per poi tornare a livelli molto bassi.

I Tg Rai restano comunque fortemente governativi, con uno spazio molto elevato dedicato anche al sottobosco di ministri e sottosegretari. La tv pubblica dedica più spazio anche a figure istituzionali come il Presidente della Repubblica, quelli della Camera o del Senato.

Grande assente è invece l'Europa, con i suoi rappresentanti, che viene raccontata sempre in modo indiretto e quasi mai facendone parlare le cariche direttamente in video. Ancora un possibile indicatore della distanza fra istituzioni comunitarie e cittadini.


Nota: le analisi di questo articolo fanno riferimento ai Tg nei periodi giugno 2008-gennaio 2009 per il governo Berlusconi, marzo-ottobre 2014 per il governo Renzi. Si tratta dei primi otto mesi completi per ciascuno. L'indicatore usato è stato il tempo di parola, del quale è stata calcolata la media ponderata al numero dei giorni oggetto dei dati Agcom. L'autore ringrazia Gianluca de Martino e Claudio Tancredi Palma per l'aiuto durante il lavoro di ricerca. I dati usati sono disponibili qui.

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