IN BALLO C’È WASHINGTON. Il prescelto ?è Armando Varricchio, consigliere diplomatico ?del premier. A quanto pare, Matteo Renzi ?gli avrebbe finalmente detto sì.
DA MESI CIRCOLA l’indiscrezione sulla nomina del prossimo ambasciatore nella capitale americana, scelta nevralgica per la centralità del luogo, cruciale nell’equilibrio geostrategico globale, e riferimento principe della politica estera del governo italiano. Senza dimenticare che il 2016 ?è l’anno delle presidenziali Usa. Più terra terra, l’investitura rappresenterebbe il vero inizio del grande risiko diplomatico sotto il segno di Renzi.
CHE CI VADA VARRICCHIO appare scontato. Dopo la strage dei pimpanti sessantacinquenni costretti alla pensione con la morte nel cuore, ?lui, 54 anni, è in prima linea. Ha già lavorato a Washington. Ex vice segretario generale Farnesina, è stato consigliere di Prodi, Letta e ora di Renzi: passaggio quasi luciferino, visti i sereni rapporti ?tra premier ed ex. Non s’è fatto mancare nemmeno un assaggio di Quirinale, con Giorgio Napolitano. ?Al di là del valore da diplomatico, l’uomo sa bene come sopravvivere e rimanere in sella.
TUTTO A POSTO, ALLORA, si preparino i bengala. Ma c’è un problema: la tempistica. L’attuale ambasciatore Claudio Bisogniero, assai stimato da Renzi, solo a febbraio compie i quattro anni canonici, in genere tetto di permanenza in una sede. In più, nello stesso periodo è prevista ?la visita negli Usa di Sergio Mattarella. ?Fonti non autorizzate sostengono che, nonostante il via libera avuto da Renzi, Varricchio ambirebbe ?al metodo Netanyahu: ufficializzare il nome ?del successore mentre l’ambasciatore ?in carica è ancora al suo posto (in Israele il nome di Fiamma Nirenstein è trapelato un anno prima della scadenza in Italia di Naor Gilon). Difficile dare torto a Varricchio. Conosce l’imponderabilità ?della politica e la volubilità del principe.dolorporiat.