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Economia
agosto, 2012

Idea: l'agenzia delle uscite

Accanto a quella delle entrate, che ci fa pagare le tasse, ne servirebbe un'altra per monitorare gli sprechi di denaro pubblico e sanzionare i politici spreconi: dalle auto blu alla burocrazia

C hi potrebbe dubitare che i poteri del Fisco si siano fatti più penetranti in Italia? Dopo le riorganizzazioni del decennio scorso, l'Agenzia delle Entrate e il suo braccio operativo, Equitalia, hanno a disposizione strumenti sia di indagine che di riscossione tali da aver creato uno squilibrio tra cittadino e Stato riducendo il primo al rango di suddito. L'enorme evasione che piaga l'Italia è stata prima tollerata e addirittura incoraggiata attraverso i condoni e poi, quando il Paese si è trovato senza risorse, la si è perseguita con metodi spicci.

TUTTAVIA, guardando sia ai conti pubblici che al senso di equità (inteso non come ridistribuzione forzata dei redditi, ma come punizione dei furbi disonesti che campano alle spalle dei fessi onesti ) non bisogna commettere l'errore di porsi solo dalla prospettiva delle entrate, bensì anche da quella delle uscite. Vi sono due profili da tener presenti: il primo è quello della bieca corruzione, che secondo la Corte dei Conti costa al paese 60 miliardi di euro l'anno ed in più comporta anche gli svantaggi invisibili di frenare gli investimenti interni e spaventare quelli esteri. Il secondo riguarda gli sprechi, su cui dovrebbe agire la spending review e che necessitano di una profonda revisione dei meccanismi della spesa e di una sorveglianza più efficace. E' evidente che se il rapporto di dipendenti ASL ogni mille abitanti è di quasi 4 a 1 tra le virtuose e quelle di facili costumi, si sta violando ogni principio di diligenza amministrativa e si distrugge il benessere della collettività.

Purtroppo le risorse per combattere le due malattie sono sproporzionate. Lo Stato investe 2.865 milioni nella lotta all'evasione (ed è una cifra largamente per difetto perché non comprende la Guardia di Finanza e la magistratura) e appena 300 milioni per contrastare sprechi e corruzione. Nel 2010 la Corte dei Conti ha recuperato solo 293 milioni di danni erariali, mentre l'Agenzia delle Entrate porta a casa 10-12 miliardi (anche se le cifre sono un po' ottimistiche perché includono i semplici errori nelle dichiarazioni).

Ecco quindi che un quartetto di parlamentari (Rossi, Fistarol, Musso e Leddi) ha presentato un disegno di legge delega affinché il governo istituisca un' Agenzia delle Uscite, senza oneri aggiuntivi per lo Stato, ma semplicemente ridistribuendo mezzi e persone già altrimenti impiegati.

LA NUOVA AGENZIA avrebbe il potere di richiedere alle amministrazioni la comunicazione di tutti i dati utili per il monitoraggio della spesa pubblica, istituendo un'anagrafe delle uscite analoga a quella tributaria. In più essa dovrebbe avere il potere di comminare sanzioni in caso di omissioni, presentazioni incomplete o false nonché nei confronti dei dissipatori di risorse pubbliche. Il provvedimento di condanna nei loro confronti sarebbe parificato a quello dell'Agenzia delle Entrate e quindi sarebbe immediatamente esecutivo relativamente al pagamento di almeno il 30 per cento dell'entità della sanzione pecuniaria irrogata, salvo la possibilità di ricorso alla Corte dei Conti.

L'INTENTO È LODEVOLE e mira a superare le strettoie in cui opera la Corte dei Conti. Peraltro, qui non si tratta solo di avere procedure più efficienti, adottando magari quegli strumenti come il solve et repete (prima paga e poi protesta) che ripugnano ad uno Stato di diritto. Il problema è invece avere delle linee guida sufficientemente chiare per poter stabilire quando un pubblico amministratore abbia buttato al vento il denaro pubblico (escludendo i casi di reati veri e propri che vanno perseguiti con la buona vecchia galera). In alcuni casi siamo di fronte a scelte politiche disdicevoli (i soldi elargiti per improbabili sagre che celebrano miti padani, per dire), in altri no. Quando il costo per paziente è triplo da un posto all'altro, le attrezzature costano il doppio a seconda delle latitudini e i dipendenti sono il quadruplo per la stessa funzione, allora siamo davanti ad una gestione deplorevole della quale i responsabili ne devono rispondere. Deplorevole quanto l'annacquamento e la possibile scomparsa perpetrati dalla classe politica del principio dei costi standard (che forniva un parametro medio attraverso il quale misurare vizi e virtù) che tanto avrebbe contribuito a tenere occupata la futura Agenzia delle uscite.

adenicola@adamsmith.it

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