Per avere futuro c’è bisogno di Europa e pace
Il quarto di secolo inizia e finisce nel segno di guerre che non sono affatto focolai localizzati
Il 2025 chiude il primo quarto di questo ventunesimo secolo. Tempo di bilanci, tempo di progetti e (buoni) propositi. Un quarto di secolo che inizia e finisce nel segno della guerra. Dall’attentato alle Torri Gemelle che, assieme allo skyline di New York, ha cambiato per sempre le certezze del mondo occidentale, ai bombardamenti devastanti che stanno sconvolgendo Ucraina e Medio Oriente, passando per la guerra in Iraq e la stagione degli attentati dell’Isis che tra il 2015 e il 2016 hanno colpito e ferito l’intera Europa, in particolare la Francia. Tre nomi per tutti, Charlie Hebdo, Bataclan, Promenade des Anglais.
E allora, tra gli auspici e i buoni propositi, partiamo da quello che vengano accolti gli innumerevoli accorati appelli di papa Francesco per la pace. Da parte nostra l’impegno a proseguire documentando sempre gli orrori della guerra e le sue vittime innocenti. Il XXI secolo si è aperto nel segno (e nel sogno) di un’Europa unita. Il 1° gennaio 2002 viene introdotta la moneta unica nei paesi dell’Unione Europea, oggi adottata in 20 Stati. Ma la speranza di un’Unione che possa affermarsi come polo economico e politico in grado di contrastare l’ascesa di Cina e Russia e l’indebolimento degli Stati Uniti fatica ad affermarsi e rischia di infrangersi contro il ritorno dei nazionalismi e dei fenomeni populisti e sovranisti sempre più diffusi. Come il presidente Mattarella ha più volte ricordato, la storia europea vive forse la fase più critica dall’avvio del processo di integrazione, sottolineando come sia illusorio credere che i conflitti in corso in Paesi mai così vicini possano essere riduttivamente considerati «focolai localizzati» e richiamandoci all’importanza di un impegno comune per il futuro dell’Europa in un contesto di convivenza pacifica, di crescita economica, di sviluppo sociale e garanzia di libertà.
La crisi sistemica generata dal fallimento della banca Lehman Brothers o ancor più le conseguenze economiche della pandemia Covid-19, ci insegnano che viviamo in un mondo dove la metafora di Edward Lorenz, il cosiddetto “effetto farfalla”, è più che mai attuale: «Il battito d’ali di una farfalla a Pechino può causare un uragano a New York». Il mondo si trova di fronte a crisi senza precedenti che possono essere affrontate solo con il contributo di tutti. Prima fra tutte l’emergenza climatica che ha raggiunto il picco con il 2024 dichiarato anno più caldo del secolo. Le azioni intraprese oggi per ridurre le emissioni di carbonio e promuovere fonti energetiche rinnovabili saranno decisive per garantire un futuro sostenibile alle prossime generazioni.
Il primo quarto di secolo ha visto anche l’avvento dei social media, dalla nascita di Facebook, oggi già considerato uno strumento per boomer, all’avvento degli smartphone fino all’esplosione dell’Intelligenza artificiale. Ci auguriamo che quest’anno ci traghetti verso un’epoca in cui gli uomini diventeranno sempre più signori e padroni dell’Ia e non viceversa, riuscendo a sfruttarne al meglio le potenzialità senza perderne il controllo. Ma soprattutto ci auguriamo di assistere, come accadde dopo l’anno Mille, a una rinascita dell’umanesimo, a un superamento delle crisi demografiche ed economiche, a un rifiorire della civiltà. Trasformare il 2025 in un anno di pace, giustizia e progresso è una missione che possiamo intraprendere insieme. Infine auspichiamo che venga ascoltata la voce dei giovani, perché è necessario coinvolgerli nella costruzione di un mondo migliore, che sarà il loro mondo.