I centri urbani che soppiantano gli Stati nazione come orizzonte culturale privilegiato. Il teatro come forma espressiva emblematica, specchio di conflitti e pratica di crescita collettiva. A Bologna, Cesena e Modena un convegno internazionale lungo tre giorni con giornalisti, direttori di teatri e festival, architetti, urbanisti da ogni parte del mondo. Tra gli ospiti Sassen, Sennett, Graelis

Città come organismi in perenne mutamento. Orizzonte culturale privilegiato che soppianta gli Stati nazione e diventa paradigma di un nuovo ordine economico. Città come snodo fondamentale delle contraddizioni della nostra società, dove gli effetti della crisi finanziaria riverberano sulle disuguaglianze, in costante aumento. Al tempo stesso, città come palcoscenico, in cui il teatro - come pratica e interazione tra attori, autori e pubblico - svolge un ruolo fondamentale per la crescita dei cittadini. 

Ruoterà intorno a questi temi l'intervento di Saskia Sassen, sociologa della Columbia University, venerdì 16 febbraio (ore 12,30) alla Fondazione Mast a Bologna. Uno dei piatti forti delle tre giornate di studio e riflessione  "Teatri abitatori di città", ideate da Emilia Romagna Teatro Fondazione in avvio del nuovo triennio artistico (2018-2020), in tre delle cinque città sede dei teatri ERT (ovvero Modena, Bologna e Cesena). Architetti, direttori di importanti teatri e festival, giornalisti, urbanisti, sociologi provenienti da ogni parte del mondo si incontreranno per discutere del rapporto tra teatro e città (tutti gli incontri sono a ingresso libero).

Da tempo Sassen, autrice di libri celebri (tra gli altri "Le città globali", "Espulsioni", editi in Italia dal Mulino), tiene sotto osservazione le trasformazioni della scena urbana incrociandoli con le riflessioni sulla crisi finanziaria e sugli effetti che questa produce in termini di aumento delle disuguaglianze. Che proprio nelle città si manifestano in maniera più drastica: si sottrae spazio pubblico, si espellono e sostituiscono ceti sociali, si impongono tipologie architettoniche identiche a Parigi, a Londra e a Shanghai.

La sociologa statunitense, nella stessa giornata (16 febbraio) cederà la parola a Richard Sennett (London School of Economics), sociologo e critico letterario statunitense che sempre si è occupato di socialità e lavoro,   il quale a sua volta a Franco Ruffini (Università degli Studi Roma Tre), e Marco De Marinis (Università di Bologna). 

Come si pone il teatro di fronte alla città in cui si trova? Fin dall'antichità la dimensione urbana rappresenta l’orizzonte irrinunciabile del teatro. Come può quest'ultimo cogliere i tratti più forti del nostro tempo e raccontarli?
Proveranno a dare risposte, tra gli altri, un drammaturgo abituato a muoversi tra Italia, Germania, Spagna e Sud America come Davide Carnevali, un architetto e studioso con alle spalle numerose esperienze internazionali quale Marco De Michelis e uno specialista negli studi sul rapporto tra i teatri e i tessuti urbani delle metropoli europee, Antoni Ramon Graells

«In tre giorni non si formula una risposta ultima e il convegno non cerca di risolvere tutte le domande che pone. D’altronde ragionare intorno a questioni complesse è un esercizio che non si fa per arrivare a risposte sicure. Si tratta di dipanare dei nodi, certo, ma sapendo che non si potrà scioglierli», dice Claudio Longhi, direttore di Ert: «Può dunque essere qualcosa di più prezioso: l’occasione per scambiarsi sguardi, impressioni radicate e visioni ampie sul nostro tempo, un tempo "glocale", e provare a raccontare ancora il mondo d’oggi, come voleva Brecht, per mezzo del teatro».

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