Il cinema italiano ha un’ambigua visione del proprio passato. Da un lato, se ne sente schiacciato, e d’altronde all’estero si pensa che da una quarantina d’anni il nostro Paese non abbia prodotto granché in questo campo. In parte se ne sente, con timore o con orgoglio, erede. Cristina Comencini (che di un grande del cinema italiano è figlia) mette questo complesso al centro del suo nuovo film, e poteva essere un’occasione per fare i conti con una visione dell’Italia che riguarda non solo il cinema, ma la società: l’idea di un paese mancato e schiavo del passato.
Il “latin lover” di cui si parla è infatti Saverio Crispo (Francesco Scianna), superdivo del nostro cinema, del quale nel paesino natale (Salento, what else?) si stanno organizzando le celebrazioni per il decennale della morte. Nel paese giungono così le donne che l’attore aveva sparso per il mondo: due ex mogli e due figlie, rispettivamente in Italia e in Spagna, un’altra figlia avuta in Francia da una costumista e una quarta proveniente dalla Svezia, mentre si attende un’ultima (forse) figlia americana.
Un gineceo che si trova a ricordare un irresistibile seduttore, scoprendo ben presto alcuni segreti della sua vita intima.
La cerimonia è il terreno su cui ricostruire ironicamente, attraverso un prisma di sguardi femminili, il maschio italiano, il padre, il suo glamour, la famiglia borghese, il rapporto tra sessi nel nostro cinema (e non solo). Il compianto divo è un insieme di Mastroianni, Tognazzi, De Sica, Gassman, Volonté e forse anche altro. Ma già nelle prime scene la carrellata di finti brani dei suoi film classici (dal musical al film d’autore, dal politico allo spaghetti western) risulta assai goffa, e dopo quaranta minuti di faticosa presentazione dei personaggi si va verso la pochade, con un ritmo da fiction tv, accompagnata da musichette insistenti.
I momenti migliori li regalano Valeria Bruni Tedeschi (divertente nel collaudato ruolo di nevrotica) e il versante spagnolo della famiglia, con Marisa Parades e Candela Peña che è l’energica figlia Segunda. Ma soprattutto, il film ci consegna l’ultima interpretazione dell’indimenticata Virna Lisi.