Atmosfere post-sovietiche, un estremo nord gelido e struggente per il film Gran Premio dalla Giuria a Cannes

È vero, è la storia più vecchia del cinema, “boy meets girl”, anzi “girl meets boy” perché qui è lei a condurre il gioco. E poi certo, i due non potrebbero essere più diversi, sappiamo già che l’amore è impossibile, proprio qui sta il gioco, sai che novità. Però... Però gli attori sono magnifici e lo spaesamento ci avvolge e ci avvince fin dalle prime scene. Poi il film, seconda regia di un finlandese, ha vinto il Gran Premio della Giuria a Cannes, che viene subito dopo la palma, una ragione ci sarà. Così ci lasciamo andare e cerchiamo di capire dove siamo.

A giudicare da certi indizi dev’essere la Russia primi anni 90, gli anni della grande disgregazione, e mentre quel treno avanza lento verso Murmansk, oltre il Circolo Polare Artico, paesaggi geografici e umani si accordano come per magia. Saranno duemila chilometri ma ci vogliono giorni. La convivenza è obbligata, i sedili scomodi, la controllora sgradevole. Lui, cranio rasato e movenze postsovietiche, mangia salame con la vodka e fa battutacce tremende. Lei, archeologa finlandese, si aggrappa alla sua missione culturale, vedere i petroglifi di Murmansk, graffiti preistorici, forse per una delusione sentimentale. Intanto il treno procede, le distanze crescono ma ogni tanto svaniscono, lui le prova tutte e ogni tanto ne azzecca una. Il viaggio è lungo, la Russia immensa, si può anche scendere, si fanno strani incontri, le luci cambiano continuamente in una fantasmagoria nordica gelida e struggente.

C’è dietro un romanzo edito da Iperborea della finnica giramondo Rosa Liksom (pseudonimo, Liksom vuol dire “come se” in svedese), si capisce dai dialoghi affilati come i sentimenti che ora nascondono ora rivelano. Ma il regista sa cosa fa, accidenti se lo sa, e gli attori pure. Così il treno avanza, le maschere cadono, i binari si allontanano come rose non colte, le distanze diventano astronomiche ma l’amore va alla velocità della luce anche quando non è amore, non può esserlo, lui lo sa. Così, tra una miniera e una costa avvolta dai ghiacci, tutta quella tristezza e tutta quella speranza ci prendono alla gola, diventano nostre, Murmansk diventa Marienbad, la Monument Valley, la tolda del Titanic. Il confine tra due epoche e due mondi che si incarnano in quel viaggio. Come accade quando qualcuno, sia benedetto il cinema, ritrova il ritmo, il tono, i gesti, la luce.

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